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Cronaca

No alla riapertura dei punti nascita in Emilia-Romagna: "A rischio salute del bambino e della madre"

Le società scientifiche invitano la Regione "alla prudenza nelle decisioni di riapertura di quelle strutture che non presentano i requisiti minimi tecnico-organizzativi per garantire le condizioni di sicurezza"

"No" alla riapertura dei punti nascita in Emilia-Romagna. Prendere posizione le principali società scientifiche di area perinatologica, che esprimono "perplessità e preoccupazione" per la decisione del governatore Stefano Bonaccini. A dicembre scorso , infatti, un emendamento al Documento di economia e finanza regionale, per la riapertura dei punti nascita in montagna, nel più breve tempo possibile, era stato  approvato all’unanimità, un impegno che Bonaccini aveva rimarcato durante la campagna elettorale per la sua rielezione. 

Si tratta della Società italiana di neonatologia (Sin), la Società Italiana di pediatria (Sip), la Società Italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), l'Associazione ginecologi universitari italiani (Agui), l'Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri (Aogoi) e la Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), che ribadiscono "la propria posizione in merito, già espressa più volte in passato, con l'unico obiettivo di tutelare la diade madre-neonato".

I professionisti invitano la Regione "alla prudenza nelle decisioni di riapertura di quelle strutture che non presentano i requisiti minimi tecnico-organizzativi per garantire le condizioni di sicurezza alla nascita, in un Paese già così segnato dalla denatalità e in cui va messo in campo ogni sforzo per garantire la salute e talora la vita dei neonati e delle loro mamme, e non certo per metterle a rischio".

Punti nascita, Donini: "E' un obiettivo di mandato, li riapriremo"

Nel 2019 in Emilia-Romagna si sono verificati 31.123 parti, per 31.600 neonati. Il 66,3% di questi, sottolineano gli esperti, è avvenuto nei nove punti nascita, sui 23 attivi in regione, dotati di terapia intensiva neonatale. I punti nascita con meno di 500 parti all'anno sono invece cinque e hanno assistito il 5,4% delle nascite.

"L'attuale emergenza sanitaria ha aggravato e posto in grande evidenza la allarmante carenza di personale medico qualificato - sottolineano - già più volte denunciata negli ultimi anni, sia a livello nazionale che territoriale. Mancano attualmente in Emilia-Romagna i medici anestesisti-rianimatori, ginecologi, ostetrici, neonatologi e pediatri in grado di coprire adeguatamente i 23 punti nascita della regione".

"Non è accettabile né condivisibile accondiscendere alla volontà di partorire vicino casa, se questa scelta implica il mettere a rischio la salute e il benessere del bambino e della madre"

Quindi, avvertono i professionisti, "piuttosto che discutere su eventuali riaperture, sempre in attuazione dell'accordo Stato-Regioni del 2010 e come ribadito dalla comunità scientifica dell'area perinatologica, bisognerebbe chiudere quei punti nascita attivi con meno di 500 parti l'anno, che non rispettano i parametri e i requisiti indicati a livello nazionale come garanzia di sicurezza delle cure". Anche perchè, affermano, "non è accettabile né condivisibile accondiscendere alla volontà di partorire vicino casa, se questa scelta implica il mettere a rischio la salute e il benessere del bambino e della madre. Eventi sfavorevoli inattesi e imprevedibili, seppure non frequenti, possono comunque verificarsi durante il travaglio o nelle prime ore dopo il parto, e in questi casi e' vitale intervenire tempestivamente con risorse organizzative, umane e strumentali adeguate, per scongiurare conseguenze drammatiche altrimenti inevitabili. Come dimostrato da evidenze scientifiche, tale assistenza può essere garantita solo da strutture con un elevato numero di parti, cui corrisponde maggiore esperienza, organizzazione e disponibilita' di attrezzature".

Tra l'altro, la discussione in corso in Emilia-Romagna sulla riapertura dei punti nascita "sta divenendo molto attuale e si sta estendendo ad altri contesti e a numerose altre regioni italiane, rischiando di produrre ulteriore confusione e disinformazione". Quindi, anche in accordo "con quanto annunciato nei giorni scorsi dal ministro della Salute, Roberto Speranza, secondo cui le risorse che saranno disponibili con il Recovery Fund rappresentano una grande opportunità per il Sistema sanitario nazionale", le società scientifiche chiedono "la costituzione di un tavolo tecnico per rafforzare e ottimizzare l'attuale rete dei punti nascita, con una sola priorità: la sicurezza e la salute di mamma e neonato". (dire)

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