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Cronaca

Commercio occulto di rame: blitz della polfer, sigilli ad azienda di rottami

La Dda bolognese contesta a una società il traffico illecito di rifiuti, falsità ideologica e appropriazione indebita

La Dda bolognese insieme alla polizia ferroviaria hanno sequestrato una azienda dedita al commercio di rottami del ferrarese. Le ipotesi di reato sono quelle di concorso nel reato continuato del traffico illecito di rifiuti metallici non pericolosi, attività di gestione dei rifiuti, falsità ideologica commessa dal privato, appropriazione indebita e responsabilità amministrativa delle persone giuridiche nei reati ambientali

Le indagini hanno avuto inizio a seguito di una verifica di routine effettuata da personale della Polizia Ferroviaria di Ferrara nell'ambito degli ordinari servizi che vengono disposti periodicamente, presso una società della provincia ferrarese, in cui furono riscontrate alcune anomalie. Si è così potuto acclarare che la ditta oggetto di accertamenti commercializzava ingenti quantitativi di rifiuti, molti dei quali provenienti da trasporti cosiddetti “fantasma”.

Le triangolazioni con prestanome per 'ripulire' i carichi

In seguito a servizi di appostamento, sopralluoghi e ad altri approfondimenti investigativi si è accertato che l’azienda gestiva il traffico di rifiuti metallici ferrosi attraverso tre principali figure, tutte inserite all’interno della ditta e imparentate tra di loro. I trasporti venivano effettuati da soggetti privati utilizzando mezzi propri privi di autorizzazione al trasporto, che confluivano nell’azienda che faceva figurare il trasporto come regolare, raggirando, con consolidato “artifizio”, la normativa ambientale. L’ipotesi investigativa è stata confermata dalle numerose testimonianze rese dalle persone sentite a verbale, che hanno fatto emergere gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei titolari dell’azienda.

Questi ultimi, in concorso tra loro e tramite l’impresa secondo l'accusa, in un arco temporale compreso tra il 2016 ed i primi mesi del 2020, avevano ritirato rifiuti metallici non pericolosi da cittadini privi di qualsiasi autorizzazione in materia ambientale, in alcuni casi addirittura da persone decedute da diversi anni, oppure affette da gravissime patologie psicofisiche invalidanti, per poi reintrodurli in maniera apparentemente lecita nel circuito commerciale, attraverso la rivendita ad altre imprese. Si è pertanto stimato che nel periodo di riferimento, la ditta oggetto di indagine abbia ricevuto e quindi movimentato da parte di privati complessivamente oltre 4.700 tonnellate di materiale, per un importo complessivo di quasi euro 2.000.000.

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