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Cronaca

Colpi ai bancomat del nord-Italia: sgominata la banda della "marmotta"

Organizzazione paramilitare fatta di sopralluoghi, auto di grossa cilindrata e disponibilità di esplosivi. 8 arrestati, legati da vincoli di parentela, e amanti della bella vita. Per far saltare gli sportelli, la 'marmotta', parallelepipedo riempito di polvere esplodente

Sono otto, giovani e perlopiù legati da vincoli di parentela i componenti della banda di professionisti che ha messo a segno diversi colpi ai bancomat negli istituti di credito del nord-italia. Sono stati arrestati dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bologna, in collaborazione con la DDA.

Si tratta di G.M e S.D.M., entrambi 34enni residenti a Granarolo dell'Emilia, M.M., 35enne residente a Castel Maggiore, N.M., 30enne residente a Granarolo, G.M., 35enne residente a Castel S, Pietro, O.S., 42enne residente a Granarolo, M.B., 41enne residente a Sasso Maconi e S.C., 37enne residente a Bologna. Sono tutti accusati di associazione a delinquere, furto aggravato e detenzione di esplosivi e sono stati rinchiusi alla Dozza in attesa della convalida dell'arresto da parte del GIP.

Le indagini sono partite all'inizio del marzo scorso, in seguito a un conflitto a fuoco in provincia di Modena. In base al fermo disposto dalla Procura di Bologna, sono responsabili di due assalti l'8 novembre a Brescia e a Castelnuovo sul Garda (VR) che hanno fruttato rispettivamente 118mila e 15mila euro. Sono invece state sventate le rapine a Capriate San Gervasio (BG), sempre la notte dell'8 novembre, e, grazie alle intercettazioni, all'Unicredit di Rivoli (TO) il 15 novembre.

BASI OPERATIVE. Una banda che operava con un'organizzazione paramilitare, fatta di sopralluoghi e pianificazione con una Fiat Punto "pulita", e che agiva nei giorni di martedì e sabato. Una base operativa, in un garage di via Torreggiani 30 a Bologna e una seconda a Cesano Boscone (MI), dove i malviventi si abbigliavano con calzari, vestiti e guanti scuri. La banda si serviva anche di altri garage, uno a San Lazzaro, in via Jussi, e uno in via Allende in città. 

LA TECNICA. Due auto fungevano da palo davanti agli istituti di credito e ingaggiavano falsi inseguimenti con eventuali pattuglie delle forze dell'ordine giunte sul posto, mentre una terza era "operativa", come definita dagli stessi ladri. Disponevano anche di un'auto "di cortesia" in caso di guasto. La tecnica utilizzata è quella della marmotta, ovvero un parallelepipedo in ferro riempito di polvere pirica, delle esatte dimensioni delle aperture, che veniva inserito con l'aiuto di un palanco all'interno del bancomat per poi andare "sotto", frase in codice per indicare l'innesco e quindi la deflagrazione. Ordigni esplosivi improvvisati, ma molto ingegnosi: le bande del bancomat non utilizzano più l'acetilene, poco controllabile, ma una miscela, che i Carabinieri definiscono "micidiale" e che esplode in un tempo stabilito, se innescato con una semplice spina elettrica e batterie ricavate ad esempio dai trapani. Per comunicare, non venivano mai utilizzati telefoni cellulari, ma radio. (GUARDA IL VIDEO)

I colpi sono stati effettuati sempre all'interno di centri abitati, destando anche grande preoccupazione per la staticità degli stabilii, dato che le violente esplosioni sventravano letteralmente le banche. Indagini sono in corso per stabilire quali sono i canali di rifornimento del materiale esplodente che veniva trasportato nelle auto di grossa cilindrata, fino a 4mila, e a grande velocità, fino a 260 km orari sulla A1, con grandi rischi di incidenti.

FAMIGLIE E BELLA VITA. Tornaconto personale e "bella vita" alla base dei colpi. I componenti della banda, tutti legati da vincoli di parentela, sono riconducibili a A.O., morto a Pero nel 2011 a causa di un'esplosione, proprio durante un colpo al bancomat. Le famiglie degli "eredi" erano coinvolte, tanto che, per non destare sospetti, spesso i banditi arrivavano nei garage con le mogli. Grande investimento di denaro da parte della banda: impossibile risalire ai proprietari delle auto nuove, veloci e lussuose, con le quali si muovevano e che venivano acquistate all'estero per poi essere "ri-targate".

Colpi ai bancomati con la tecnica della 'marmotta': 8 arresti

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