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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Reati gravi e condanne, ma alla stampa nessuna informazione: così si rischia il bavaglio"

Ennesimo appello dei giornalisti locali e del sindacato regionale della stampa: "Forze dell'ordine e procure della Repubblica facciano qualcosa, serve bilanciare i diritti o si rischia il blackout"

Un condannato in via definitiva per riduzione in schiavitù "e altri gravi reati" di cui "non sono state fornite le generalità". Una situazione paradossale, dove viene garantita "la presunzione d'innocenza di una persona condannata in via definitiva".

E ancora, un recente "grave episodio di violenza sessuale" di cui "non è stata fornita alcuna comunicazione", ma dove la notizia è stata fatta emergere solo grazie alla perseveranza dei cronisti "e nel pieno rispetto dell'anonimato della vittima e della presunzione d'innocenza dell'indagato".

Per non parlare degli incidenti stradali, anche mortali, dove "sempre più spesso gli operatori di polizia si rifiutano di fornire qualsiasi informazione" in ragione di "presunte disposizioni emanate dalla magistratura".

E' l'ennesimo grido di allerta che si solleva dalle redazioni della stampa locale, questa volta da parte dei quotidiani e tv reggiani come Resto del Carlino, la Gazzetta di Reggio, Teletricolore e TeleReggio. A questi si è accodato il sindacato di categoria regionale l'Aser che insieme ha firmato una nota-appello indirizzata alle istituzioni preposte -principalmente le procure della Repubblica- affinché qualcosa cambi nei rapporti con la stampa.

Nella nota si parla di "diritto di cronaca sempre più a rischio" e chiedono un intervento interpretativo a tutte le istituzioni "chiamate a far rispettare la norma (introdotta col decreto legislativo dell'8 novembre 2021 ed entrata in vigore il 14 dicembre 2021) per rafforzare la presunzione d'innocenza, "sappiano bilanciare adeguatamente il diritto alla presunzione d'innocenza con gli altri diritti costituzionalmente garantiti e altrettanto meritori di attenzione. Cosa che al momento non pare stia accadendo in modo puntuale, almeno a Reggio Emilia".

Quella norma ci ha messo poco a farsi ribattezzare come 'legge bavaglio', "come ampiamente denunciato da più parti in questi mesi, che comprime fortemente il diritto di cronaca dei giornalisti e quello dei cittadini ad essere informati", mandano a dire i cronisti reggiani. "L'applicazione della norma, che tra l'altro varia in modo sensibile tra provincia e provincia del territorio nazionale, creando una inaccettabile difformità, ha dato luogo a Reggio Emilia ad alcuni effetti difficilmente giustificabili con lo spirito e la lettera del provvedimento stesso", aggiungono facendo gli esempi sopracitati.

"A rischio la cronaca sulle attività della mafia in Emilia"

A Reggio Emilia, si legge nella missiva, epicentro dei più importanti processi di mafia in Emilia-Romagna (ma anche fulcro della vicenda Saman e di Bibbiano) il diritto di cronaca "è sempre più a rischio".

"Il bavaglio che sta calando sulla cronaca, a partire da quella ordinaria, è un campanello d'allarme che non va ignorato, anche perché palesa il rischio che determinati temi, come quello della mafia, tornino ad essere avvolti dal silenzio, che come noto avvantaggia soltanto gli interessi delle consorterie criminali".

Tutto questo succede a Reggio Emilia dove "è ozioso ricordare" che, "come dimostrato dal processo Aemilia", è l'"epicentro di una 'locale' di 'ndrangheta. Tutti gli osservatori più accreditati sono concordi nel sostenere che l'attività di tale associazione a delinquere non sia cessata con il processo e le sentenze. Le interdittive antimafia che continuano ad essere emanate dalla Prefettura ne sono un chiaro segnale".

Ma se non si può raccontare, avvisano i cronisti, si rischia di lasciare campo libero alla criminalità organizzata. E a tal proposito ricordano che il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, "magistrato simbolo della lotta alla 'ndrangheta, e tra i primi a sensibilizzare l'opinione pubblica della provincia di Reggio Emilia sulla presenza della mafia in questo territorio, a proposito della legge bavaglio ha parlato chiaramente di una 'involuzione democratica".

Giornalismo locale, il grido di allarme del sindacato: "Troppi bavagli con il nuovo decreto, diritto di informazione ai cittadini a rischio"

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