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Cronaca

Referendum scuola d'infanzia: il 26 maggio si vota a Bologna

Scuole d'infanzia paritarie: il 26 maggio il referendum a Bologna per decidere l'abrogazione del finanziamento alle scuole cattoliche

Il 26 maggio i cittadini bolognesi sono chiamati ad esprimersi su un quesito referendario legato alle scuole dell'infanzia: il referendum mette sotto accusa il milione di euro che ogni anno il Comune di Bologna gira agli istituti scolastici privati. Nel frattempo il comitato Articolo 33 ha reclutato dei testimonial d'eccezione per portare avanti la battaglia.

Si voterà su due opzioni: B, lasciare tutto com’è, oppure A, prendersi indietro quel milione e darlo solo alle scuole pubbliche. Non è, come si può immaginare, una semplice questione amministrativa: è già scontro tra massimi sistemi, “scuola di tutti” versus “sussidiarietà”. E neppure una questione locale.

IL COMITATO. Il comitato Articolo 33 (l’articolo della Costituzione che autorizza le scuole private ma «senza oneri per lo Stato») ha alzato al massimo la posta, ha reclutato un plotone di testimonial di gran nome, Andrea Camilleri, Salvatore Settis, Margherita Hack, Angelo Guglielmi, Sabina Guzzanti, Moni Ovadia, Isabella Ragonese, il collettivo di scrittori Wu Ming che sta conducendo un autentico battage su Internet, e soprattutto il “quirinabile” Stefano Rodotà, che appoggia convinto «un’iniziativa rispettosa dei valori della Repubblica».

E il partito di governo, che aveva preso sottogamba la sfida («È un sondaggio del cuore», minimizzava il segretario Pd Raffaele Donini) da qualche giorno è diventato molto, molto nervoso: «Marziani che non sanno nulla della situazione di Bologna», reagiscono al partito contro le intrusioni eccellenti, e rispondono con Massimo Cacciari e l’economista cattolico di punta Stefano Zamagni. La colazionehttps://admin.bolognatoday.strategy.it/item/edit/id/174334 è spaccata poichè Sel è grande sostenitore della consultazione, così il Pd sconta anche l’appoggio entusiasta e imbarazzante del centrodestra («Uniti al sindaco Merola nella lotta!»), e il fiato sul collo della Curia, perentoria e ultimativa: «Se dobbiamo morire moriremo, ma ai nostri 1700 bambini chi ci penserà?». Un suggerimento dai 5 Stelle: "La Curia usi i soldi dell'eredità Faac", ma anche quella storia si è complicata.

"Le Convenzioni con le scuole d'infanzia paritarie private, introdotte nel 1995 si fondano sui principi di integrazione e qualificazione di tutto il sistema scolastico - si legge sul sito che promuove il referendum - Il sistema cittadino integrato di scuola d'infanzia (statale, paritaria comunale e paritaria privata) ha lo scopo di generalizzare il servizio scolastico avendo cura di tutte le bambine e di tutti i bambini. Pur nella difficile situazione di crisi economica e sociale, bisogna cercare di guardare avanti senza che nessuno resti indietro. Il Comune di Bologna investe 127 milioni di euro in favore della scuola pubblica, pari ad 1/4 del suo bilancio. Di questi fondi, 1.055.500 di euro (pari al 0,8%) sono destinati alle scuole paritarie convenzionate che accolgono oggi 1736 bambini. Tali fondi servono a favorire la qualità dell'offerta educativa attraverso la formazione degli insegnanti, il coordinamento pedagogico, progetti di qualificazione e a garantire l'equità tariffaria, facilitando l'accesso alle famiglie a basso reddito. Una somma analoga a quella destinata alle scuole paritarie private viene investita dal Comune nella scuola d'infanzia statale per migliorare gli standard di qualità". Anche il comitato per il B ha ottenuto il suo numero di adesioni tra cittadini, politici, educatori e professionissti: 5.461 i firmatari tra i quali Walter Vitali, ex sindaco di Bologna, e Salvatore Vassallo, docente di scienze politiche all'Alma Mater.

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