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Giovedì, 18 Aprile 2024

In cucina con i rifugiati: tutto pieno per il 'Refugee food festival'\VIDEO

Dal 25 al 29 giugno cinque ristoranti di Bologna hanno aperto le proprie cucine a cinque chef rifugiati

Costa D'Avorio, Mali, Nigeria, Pakistan, Siria. Sono i Paesi di origine dei cinque cuochi dell'ultima edizione del Refugee food festival, il progetto itinerante durante il quale i ristoratori coinvolti affidano le loro cucine a chef rifugiati. 

Per la seconda volta a Bologna, quest'anno il festival si è svolto contemporaneamente in 15 città. Un ponte tra l'Europa e il resto del mondo: da Città da Capo a Londra, da Bruxelles a Lesbo. Cucinare, insieme, e mangiare, sempre insieme, per cambiare la visione dell'accoglienza e dello status di rifugiato e accelerare l'integrazione socio-professionale dei cuochi rifugiati. Si fa dal 2016, raccogliendo la società civile attorno al tavolo, luogo universale di pace e uguaglianza.

Venerdì 28 giugno siamo andati ad assaggiare la cucina maliana al Fuori Orsa, il ristorante sociale della cooperativa Arca di Noè, ex Al Bineri, che insieme a Bologna Cares e all'Asp è tra gli organizzatori della versione bolognese del festival.

Ai fornelli Keita Minamba, arrivato dal Mali nel 2015 dopo uno sbarco nel Mediterraneo e quasi un anno in Libia. "Quello che succede lì - dice - non è facile raccontarlo. È meglio che rimanga chiuso lì, non si può capire". 

Bologna adesso è la sua casa, qui ha imparato a cucinare e qui lavora come cuoco al ristorante La Svolta. "Il mio piatto italiano preferito?Gli gnocchi - sorride - però mangio anche molte lasagne bolognesi".

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