Punti nascita, ecco il progetto per la riapertura a Porretta Terme
La tempistica prevista, nell’ipotesi in cui il ministero deroghi, è fra i 18 e i 24 mesi
Un ambulatorio di presa in carico della gravidanza a termine, assistenza 24 ore su 24 al travaglio-parto, con un’ulteriore reperibilità ostetrico-ginecologica per 18 ore per le urgenze. Un’area parto e un'area di degenza di ostetricia.
È in sintesi il piano dell'Ausl di Bologna per la riapertura del punto nascita Alto Reno Terme, presentato questa mattina in Comune a Porretta Terme dal direttore generale dell’Azienda Usl di Bologna, Paolo Bordon, insieme con l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, alla presenza del sindaco Giuseppe Nanni e della direttrice del Distretto dell’Appennino Bolognese Sandra Mondini.
Lo studio per Alto Reno Terme, come ha spiegato Donini, è stato già consegnato lunedì al ministro Speranza nel corso della sua visita all’hub vaccinale di Silla di Gaggio Montano; ora verrà trasmesso alle strutture tecniche del ministero.
L’ipotesi di attività punto nascita Alto Reno Terme
La proposta è di orientare l’offerta all’assistenza al travaglio a basso rischio, ovvero a gravidanze fisiologiche con insorgenza spontanea di travaglio dalla 37esima settimana alla 41esima più quattro giorni.
In quest’ottica, l’attività del nuovo Punto nascita Alto Reno Terme, così come accade già per altri Punti nascita dell’Azienda Usl, prevederebbe un ambulatorio di presa in carico della gravidanza a termine; l’assistenza 24 ore su 24 al travaglio-parto, con l’attivazione di un’ulteriore reperibilità ostetrico-ginecologica per 18 ore (14-20/20-8), al fine di garantire le necessarie competenze per affrontare le urgenze ostetriche (taglio cesareo, emorragia post partum, lacerazioni complesse); l’assistenza al puerperio.
"L’attività di Alto Reno Terme – si legge – verrebbe così funzionalmente collegata al consultorio familiare per l’assistenza alla gravidanza e puerperio e all’Ospedale Maggiore, per la presa in carico delle pazienti con gravidanze a rischio e indicazione all’induzione del parto o al taglio cesareo elettivo".
"Il modello organizzativo ripropone dunque quello già in essere presso il medesimo ospedale nel febbraio 2014, in grado di garantire l’assistenza alla gravidanza e al parto a basso rischio, in rete con le altre strutture aziendali/metropolitane. Un assetto capace di assicurare continuità dell’assistenza in tutte le fasi: dalla presa in carico alla gravidanza e al puerperio, con una valutazione dinamica dei fattori di rischio prima e durante il parto. Per garantire il mantenimento delle competenze dei professionisti coinvolti si prevede, peraltro, l’adozione di un modello organizzativo tale da consentire la rotazione di tutto il personale tra Ospedale Maggiore (HUB) e Ospedale di Alto Reno Terme".
Interventi e costi: personale e struttura
Per quanto riguarda il fabbisogno complessivo di risorse professionali, si stima un investimento necessario di 2.417.000 euro per garantire la presenza complessiva di 46 professionisti sanitari, tra figure mediche e assistenziali.
A ciò si affianca la parte di intervento strutturale. Infatti, per riattivare il Punto nascita – presso il terzo piano dell’Ospedale di Alto Reno Terme – è necessario procedere alla riorganizzazione dell’intera ala C del presidio, in modo da ottenere gli spazi e gli ambienti previsti dalla normativa attuale in merito all’autorizzazione e all’accreditamento.
Il piano originariamente ospitava, per una porzione, un reparto di ostetricia dismesso alcuni anni fa ma con ancora i locali attrezzati con l’impiantistica originaria; attualmente il piano in questione è occupato da una serie di servizi (trasfusionale, presidio ambulatoriale di medicina fisica e riabilitazione, due locali annessi all’attività di diagnostica terapeutica) che andranno trasferiti.
Come sarà il nuovo Punto nascita
Il nuovo Punto nascita dovrà avere un’area parto (con du sale travaglio e parto, di cui una predisposta per il parto in acqua; una sala operatoria di emergenza con locale di preparazione; un'isola neonatale; più locali di supporto) e un’area di degenza di ostetricia (due camere di degenza; locali/spazi di supporto, per soggiorno, medicazione, lavoro medici/infermieri, allattamento).
Gli spazi del punto nascita saranno completati con le attrezzature sanitarie e gli arredi. Complessivamente l’area dedicata al punto nascita sarà di circa 600 metri quadrati lordi. Tra interventi di ristrutturazione (leggera, media e pesante), arredi e apparecchiature sanitarie, si prevede un costo di 2.082.000 euro.
La stima totale dei costi, dunque, tra personale e interventi, è di 4.499.000 euro. La tempistica prevista per la riapertura, nell’ipotesi in cui il ministero deroghi, è fra i 18 e i 24 mesi.
"Ringrazio l’Azienda Usl di Bologna, che ha presentato questo studio di fattibilità che ci consentirà di chiedere la deroga al ministero della Salute per la riapertura – ha commentato Donini –,nella massima sicurezza e adeguatezza strutturale e professionale. Punto nascita che garantirà un’assistenza alla gravidanza qualificata, operando in rete con le altre strutture dell’Azienda e della Città metropolitana. Lo stesso iter lo seguiremo anche per gli altri Punti nascita montani che vogliamo riaprire: Borgotaro, nel Parmense, Castelnovo ne’ Monti, nel Reggiano, e Pavullo, nel Modenese".
Parti e numeri
A Porretta, prima della chiusura, una media di circa 142 parti l’anno Per quanto riguarda i parti di donne residenti nel Distretto, dall’analisi effettuata dall’Azienda Usl, dal 2003 al 2020 si riscontra un calo fisiologico, in linea con l’andamento registrato a livello nazionale.
Rispetto al picco nell’anno 2007 (517), nell’anno 2020 si assiste a una riduzione del 50% degli stessi (256). Nel 2003 erano stati 452. Nel periodo preso successivamente in esame (2003-2013), solo un quarto (25%) della popolazione residente ha partorito presso il punto nascita attivo in quegli anni presso l’Ospedale A. Costa di Porretta Terme.
La maggior parte delle donne residenti nel Distretto (69%), invece, ha scelto sedi ospedaliere collocate nella città di Bologna: 47% all’Ospedale Maggiore e il 22% al Sant’Orsola- Malpighi. Dal momento della chiusura del punto nascita di Porretta, la percentuale di parti in quella sede (25%) è stata riassorbita prevalentemente dalla città di Bologna (+17%), in particolare dal Maggiore.
Per quanto riguarda, infine, il trend di parti eseguiti presso il punto nascita dell’Ospedale di Porretta negli ultimi 10 anni prima della chiusura, si rileva un valore medio annuo di 142 parti circa, con un picco massimo di 166 registrato nell’anno 2009 e minimo di 109 nell’anno 2013.