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Cronaca

Popolo dei riders, i ragazzi delle consegne: 'Ecco in che condizioni lavoriamo'

Sono circa 300 solo a Bologna: studenti lavoratori, 50enni vittime della crisi e anche tante ragazze. Tutti i retroscena della nuova professione esplosa con il fenomeno "delivery"

Proliferano le piattaforme di consegne a domicilio attive in città. Farsi consegnare in tempi stretti una cena di sushi, un rifornimento di crescentine e affettati, un menù etnico, un piatto di tortellini caldi o la classica pizza è possibile grazie a una nuova categoria di lavoratori, i "riders".

Li vediamo sfrecciare in sella alle loro biciclette con ingombranti zaini termici sulle spalle, impegnati in veloci corse che partono dai ristoranti per arrivare a suonare alla porta dei clienti con le pietanze ancora ben calde, pronte da mettere a tavola. Praticamente una missione. Una missione che se non "impossibile" diventa un tantino difficile quando il meteo non è clemente, come la scorsa settimana, quando ciclo-fattorini hanno fatto un appello ai consumatori affinchè scegliessero di non ordinare, almeno per la sera della nevicata. 

Un "popolo" di ciclisti che a Bologna conta circa 300 persone, un target eterogeneo fatto non solo di studenti lavoratori che cercano di arrotondare, ma anche di 50enni usciti dal mondo del lavoro a causa della crisi e costretti così a reinventarsi in qualche modo per tirare avanti. La tendenza del "delivery" (sì perchè l'anglicismo sembra funzionare meglio rispetto al nostrano "consegna a domicilio") ha preso piede ormai da tempo e la nuova opportunità rispetto alla vecchia pizza (o "cinese") a casa sta nel poter attingere dalle cucine di tutti i ristoranti della città e non solo a chi dispone del servizio. 

Parlare con uno dei riders ci aiuta a capire meglio le condizioni di questi lavoratori, le difficoltà in cui versano quando le condizioni atmosferiche sono avverse e le richieste che avanzano ai loro committenti. Il fatto di voler mantenere l'anonimato, come spiega il giovane intervistato: "E' una forma i tutela per non correre il rischio di vedersi il contratto non rinnovato". 

Non tutti lo sanno. Qual è la storia dei riders esattamente? Come funziona per i ristoranti che si servono delle piattaforme di consegna e voi avete un solo o più committenti?

"In Italia l'uso delle biciclette per le consegne è relativamente recente anche se lo si considerava più per i cosiddetti bike-messanger, mentre all'estero hanno capito da molto più tempo quanto possa essere invece il mezzo perfetto per attraversare le città più agilmente e quindi più velocemente. Il fenomeno del food-delivery nasce e si sviluppa a pari passo delle piattaforme grazie alle quali anche ristoranti che non sono strutturati e non hanno dipendenti per le consegne possono far avere al cliente il cibo direttamente a casa. Per loro è come avere 20 coperti in più senza l'onere fisso di una persona da stipendiare. Per quanto riguarda le commissioni, le piattaforme chiedono il 30% e ci sono i 2,90 euro per la consegna che pagano i clienti. 

Noi riders veniamo assunti dalla piattafroma, anche se chiamarla assunzione forse è un po' troppo. In effetti si tratta di contrattualità di due tipi: la prestazione occasionale o la collaborzione coordinata continuativa, quest'ultima con un po' più di tutele rispetto alla prima. Noi siamo per le piattaforme degli intermediari fra il cliente e il ristorante, un ulteriore elenento in più di questa catena". 

Cosa ha fatto esplodere, secondo te, il fenomeno degli ordini a casa?

"Secondo me il mercato ha tirato fuori le necessità degli utenti, creando poi delle app belle e colorate, che mostrano le pietanze e le recensioni, invogliando a utilizzarle. Si tratta di vetrine fatte bene, accessibili, trasparenti: l'unico paradosso è che mentre prima c'era una sorta di raggio di azione compatibile con le distanze case-ristorante, adesso gli ordini possono arrivare anche da 5 chilometri di distanza. Prima avevamo i volantini con i menù delle pizzerie più vicine, adesso ti portano anche i tortellini del tuo chef preferito e lontano. E' bene però a volte pensare anche a chi sta dietro a tutto ciò". 

E infatti ci avete stimolato a pensarci proprio in concomitanza con l'ondata di neve, pioggia e gelo degli scorsi giorni, quando avete anche fatto un appello ai consumatori...

"Le piattaforme tendenzialmente sono insensibili a certe esigenze, solo una sulla città in questi giorni ha deciso di chiudere in anticipo per agevolarci, mentre le altre hanno lasciato la scelta ai singoli lavoratori: il problema è che se non lavoriamo il nostro ranking diminuisce e rischiamo di perdere le chiamate e quindi i compensi. Interrompere per sicurezza in alcune circostanze particolari (come appunto l'ondata recente di maltempo) è come fosse un brutto gesto nei confronti della gente, ma non è così...L'obiettivo del nostro appello (non fare ordini nella serata della neve) era la sensibilizzazione e i riscontri sono stati ottimi, visto che si è aperto anche un canale con l'amministrazione pubblica".

A proposito di sicurezza: i mezzi di cui disponete sono sicuri? Sono forniti dai vostri committenti o sono di vostra proprietà?

"I mezzi, quindi le biciclette (gli scooter sono pochi) sono di nostra proprietà e naturalmente non tutti sono il massimo in quanto a sicurezza. Al colloquio non è necessario mostrare il proprio mezzo. Per quanto riguarda i kit di sicurezza solo due piattaforme li forniscono (caschetto e protezioni). Il cassone a marchio invece viene consegnato in cambio di una cauzione di 80 euro". 

Cosa succede se avete un incidente o se bucate? 

"Nessuno viene in nostro soccorso. Dobbiamo lasciare la bicicletta e fare la consegna a piedi cercando di mantenere i tempi stretti, visto che appunto ne va del ranking personale...Insomma, se ci accade qualcosa perdiamo il turno e quindi il guadagno della serata"

Ma che cos'è questo ranking? 

"Il sistema in cui lavoriamo è molto competitivo. Ognuno di noi viene valutato con una sorta di punteggio dato da disponibilità, numero consegne e velocità ed è bene mantenerlo alto perchè più lo si ha elevato più si viene chiamati. Su 80 ciclofattorini alla fine ne lavorano 15 in pratica...". 

E' vero che dovete anticipare voi il costo della consegna? 

"Sì. In pratica dobbiamo avere in tasca sempre almeno 50 euro per coprire la spesa delle ordinazioni: noi anticipiamo il costo al ristoratore e poi se la consegna va a buon fine li riabbiamo dal cliente. Ma può anche succedere che non vada tutto liscio e allora bisogna segnalare la cosa e poi attendere i tempi giusti per il risarcimento, dovendo però nel frattempo anticiparne altri...". 

Posso chiederti a grandi linee quali sono le retribuzioni? 

"In media siamo sui 6,00/6,50 euro all'ora. I cottimisti arrivano anche a 40 euro, ma facendo 40 km..."

Qual è il profilo dei riders? Quanti a Bologna?

"E' una categoria eterogenea ed è sbagliato credere che siano tutti studenti lavoratori, ci sono anche dei 50enni che hanno perso il lavoro e cercano di darsi da fare. Sono diverse anche le donne, ancora meno tutelate ovviamente...basta pensare a eventuali maternità...A Bologna siamo 300 circa e il sabato sera sulle strade ce ne sono 120/130". 

Cosa chiedete in fatto di diritti? 

"Un'assicurazione, un fisso anche minimo, una paga più trasparente, oltre che garanzie di sicurezza date dal datore di lavoro. A prescindere da questo sarebbe carino anche che ci fosse una maggiore fiducia nei nostri confronti da parte dei ristoratori, i quali ci vedono solo come quelli che gli portano via la commissione e ci trattano male". 

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