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Riparare gli oggetti insieme, ecco i 'ciappinari' social

L'associazione R.U.S.KO. viaggia nei quartieri della città con il suo 'Repair Café': si portano oggetti domestici rotti e si riparano insieme. 'Contro il consumo di oggetti compulsivo, diffondiamo il riuso con il sapere dei nostri nonni'

Biciclette, computer, ma anche aspirapolveri, rammenti e sartoria. Sono i piccoli mestieri, i 'ciappini' come si dice a Bologna, piccole riparazioni che permettono di raddoppiare, triplicare la vita degli oggetti di uso comune. Un patrimonio la cui esclusiva è rimasta nelle mani -sempre meno- di qualche pensionato con un passato operaio, un bagaglio cuturale che a causa del consumo di massa si sta perdendo.

L'associazione RUSKO non ci sta, e sta organizzando una serie di 'Repari Café', piccoli incontri informali, quartiere per quartiere, dove mettere insieme una comunità di riparatori che possano condividere la propria abilità.

"Stiamo ancora aggregando volontari" afferma Raffaele Timpano, 47 anni, cooperatore e presidente dell'associazione. "La nostra idea nasce con un duplice obiettivo: diffondere un consumo consapevole degli oggetti e recuperare un sapere artigiano che questo territorio aveva e che con il tempo sta perdendo".

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Il nocciolo duro del gruppo, una rete composta da una ventina di collaboratori, si da il cambio e fa partecipare chi porta gli oggetti rotti alla loro riparazione. "Ho portato qui l'aspirapolvere perché ha qualcosa che non va" commenta una signora, che aggunge: "Volevo vedere se si poteva riparare, non lo butto via finché non sono sicura che non ci sia più niente da fare".

Per ora le riparazioni più richieste sono quelle di elettrodomestici, biciclette, computer e abbigliamento. Ogni potenziale 'nodo' della rete per entrare nella community dovrà riempire un modulo, sul quale sono indicate le abilità che intende offrire. In base poi alle esigenze, i vari membri si portanno scambiare favori, riparandosi gli oggetti vicendevolmente. Per chi non sapesse riparare niente nessun problema: basta assistere al recupero dell'oggetto e acquisirne le competenze, e il gioco è fatto

"Una cosa deve essere chiara" specifica Raffaele: "Noi non ripariamo conto terzi, non siamo un servizio gratuito di recupero oggetti danneggiati. La nostra missione consiste nell'insegnare a chi ci porta gli oggetti a ripararli e non buttarli via. Questo è il nocciolo del progetto: diffondere una cultura della riparazione, per disincentivare il consumo da importazione e supportare il mercato della riparazione domestico".

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