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Cronaca

"Un piede mozzato trovato a Borgo Panigale", tassista bolognese racconta il suo noir

Un romanzo noir ambientato a Bologna e nato dalla penna di un ex tassista: "Diciotto anni di corse avanti e indietro per la città sono una bella cisterna di storie ed esperienze"

Un maniaco che si aggira per Bologna torturando a morte le sue vittime: fortunatamente non è un fatto di cronaca nera, ma una storia noir scritta da Roberto Carboni, ex tassista con il pallino per la scrittura e un noir fresco di stampa che sta per uscire in libreria. Tutto comincia a Borgo Panigale, ma le location sono il centro, il quartiere Navile, fino a Sasso Marconi passando per Pianoro: tutta Bologna (con qualche aggiunta fantasiosa) teatro di un romanzo che tiene il lettore con il fiato sospeso. Abbiamo intervistato l'autore di Bologna destinazione notte, Roberto Carboni:

Chi è Roberto Carboni?      

Ci sono tante Bologna e molte sono conosciute da tutti, ma ce ne sono altre che rimangono nascoste agli occhi dei più, e che possono esserti confessate, sussurrate o gridate, nella penombra del sedile posteriore della tua auto pubblica. Sono un ex tassista bolognese, classe ’68, al mio quinto romanzo. 18 anni di corse avanti e indietro per la città, sono una bella cisterna d’esperienze. Estraendo clienti a caso dalla notte, come fossero palline da un sacchetto di stoffa scura.

"Bologna Destinazione Notte": come è nato questo romanzo? 

Nessuno scrittore conosce veramente da quale luogo provengono le idee. C’è un brillìo, all’inizio. Una scintilla che ti fa sorridere come un bimbo di fronte allo zucchero filato. Perché sai che quella pulce spalancherà fauci in grado di inghiottire un leone. E allora nutri la pulce, e lei cresce e diventa un animale di compagnia che ti segue ovunque. Ovunque, anche durante le notti insonni. Con tutta l’impertinenza di cui è capace. Quindi non so bene come è nato questo romanzo, o gli altri che ho scritto o che scriverò, di solito comunque vado alla rovescio, la fine del romanzo condiziona tutta la storia. Parte tutto dal colpo di scena, dalla frase: …e invece le cose stanno così.

Quale la Bologna che racconta? Quali i luoghi più "battuti" dai protagonisti del noir?

Diversamente dalla altre città, penso a Bologna come a un organismo omogeneo. Un tutt’uno come i Beatles che sapevano fondersi in un coro vocale e strumentale, senza avere un solista. Noi abbiamo i portici, che rinsaldano il tessuto urbano, e le strade centrali che schizzano dalle Due Torri o da Piazza Malpighi per arrivare dritte dritte a Ozzano, o Pianoro, o Sasso Marconi. Il romanzo racconta il centro, il quartiere Navile, Borgo Panigale, Mazzini, Stalingrado, Ozzano… ma soprattutto racconta i luoghi fisici e mentali della bolognesità. Come le cantine jazz sprofondate nella pancia di Bologna, e la popolazione degli eterni “biassanotte”, gli instabili e irrequieti sempre alla ricerca di qualcosa che non esiste, se non dentro loro.

Un piccolo assaggio della trama?

A Borgo Panigale, sui gradini di un negozio di giocattoli, di fronte al centro commerciale, fu rinvenuto il primo piede”. Così ha inizio l’odissea di Annibale Dori, originale tassista notturno appassionato di jazz. In una Bologna fredda, buia, piovosa e desolata. Terrorizzata da un maniaco che rapisce e tortura a morte le sue vittime. E’ un romanzo che strizza l’occhio al Neo Noir, la corrente più estrema e claustrofobica del Noir, nata dal cinema di Dario Argento. Tuttavia si nota subito una forte contaminazione con il mio modo di interpretare la scrittura. Non amo le scorciatoie come la violenza gratuita, le descrizioni delle torture come fossero un valore aggiunto, o il sesso a tutti i costi. Sono stratagemmi fiacchi. Preferisco cavalcare la storia sull’onda di un ritmo ininterrotto, prendere per mano il lettore e condurlo nel mio mondo agitato e folle, d’accordo (perché di enorme follia si tratta) ma, proprio come Hitchcock,  ricercando la suspense, non lo choc. Il risultato è molto più inquietante perché l’esperienza sembra reale. Bologna è la Bologna che viviamo tutti i giorni quando andiamo al lavoro o usciamo per mangiare una pizza, e non un teatrino costruito apposta per farci sussultare. Non dobbiamo mai dimenticare che il lettore con una parte del cervello sogna, ma con l’altra valuta continuamente se ciò che sta leggendo continua a essere credibile. Deve esserci grande onestà, quando si racconta la finzione.

Da dove arriva l'ispirazione?

Come ho detto, dal paese delle Fate. L’ispirazione credo sia il tuo modo d’interpretare la realtà. Il Noir non è un genere ma un contenitore (è indefinibile, come il “Pop”), perché non ha regole: vive d’anarchia. Il noir è la maniera con cui lo scrittore guarda il mondo. Diversamente dal romanzo giallo (agli antipodi del Noir!). Il giallo è il genere maggiormente circoscritto dagli assiomi. Nel giallo noi sappiamo sempre tutto da subito (colpevole a parte). Sappiamo che Maigret scoprirà l’assassino, che non sarà ucciso, che non diventerà tossicodipendente e che la signora Maigret non chiederà il divorzio. Eppure funziona alla grande, per un milione di ottimi motivi. Il noir al contrario è la terra dell’inquieto e dell’inconscio. Non sappiamo mai quello che potrebbe accadere la pagina seguente, perché la storia non fa quello che vogliamo. Non intende creare una fine distensiva, dal valore sociale (finalmente il criminale è assicurato alla giustizia: ora possiamo dormire tranquilli. E’ scritto in ogni ultima pagina dei romanzi gialli.) Nel noir l’intera società è malata e il criminale è solo diversamente guasto rispetto il marciume che gli sta intorno. Il crimine è “quasi” un atto di legittima difesa nei confronti di una società che opprime l’individuo. Il noir si occupa di tessuto sociale, per questo è così importante la sua forte connotazione urbana. Ogni città ha la sua “isità”, o qualcosa di simile.  Bolognesità, Milanesità (a Napoli però non so come si dica!), che lo scrittore deve rappresentare il più efficacemente (irresistibilmente) possibile.

Da quando in libreria?

Dal 20 settembre. Il 24 comincerò il tour. Primo appuntamento a Bologna, sotto le Due Torri ovviamente! Alla Feltrinelli di Piazza Ravegnana. Ore 18.

Tre motivi per leggerlo...

I tre motivi per cui, con tutta la febbrile passione che l’ha divorato, lo scrittore vostro dignitoso servo ha perso undici mesi di vita e di vista, sono innanzitutto, l’originalità della trama scabrosa. Il ritmo continuo che ruba il respiro (perché man mano che si procede nella lettura le tensioni non si risolvono ma si accumulano). E tanta, tanta, tanta Bologna. Fredda, cupa, minacciosa e piovosa. Ma sempre, nel bene e nel male, la nostra Bologna.

Bologna destinazione notte. (La fase Monk). Fratelli Frilli Editore. 224 pagine, copertina rigida e sopracoperina. 9,90 euro.

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