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Cronaca Centro Storico / Piazza Maggiore

Dirigenti settore ambiente condannati a restituire al Comune di Bologna 200 mila euro

Era una "finta collaborazione" che nascondeva un lavoro da dipendenti: la Corte dei Conti ha condannato Roberto Diolaiti e Giovanni Fini che venivano considerati dipendenti interni

Una finta collaborazione, che in realtà nascondeva una sorta di rapporto di lavoro dipendente "con conseguente illecito ampliamento fittizio dei ruoli organici dell'ente". Per questo i due dirigenti del Comune di Bologna Roberto Diolaiti (direttore del settore Ambiente) e Giovanni Fini (dirigente della "Qualita' ambiente") sono stati condannati dalla Corte dei Conti a restituire a Palazzo d'Accursio poco piu' di 201 mila euro.

La fetta piu' grossa e' a carico di Diolaiti, che deve restituire i quattro quinti, pari a 161 mila euro, mentre a carico di Fini ci sono i restanti 40 mila euro. Sotto accusa della Procura della magistratura contabile ci sono le consulenze assegnate dai due allo studio geologico Alberto Fiori "senza sostanziali soluzioni di continuita' dal 2006 al 2010".

Per i giudici "la reiterazione nel tempo e la dilatazione di compiti e ambiti oggetto delle prestazioni disvela la sostanziale strumentale elusivita' della asserita natura altamente professionale degli incarichi che cela in realta' la natura ordinaria e non specialistica degli incarichi attribuiti al geologo". La Corte, anzi, sottolinea nella sentenza che "in numerosi documenti emerge il lapsus voluntatis dell'Ufficio Suolo" per cui Fiori veniva considerato "un dipendente interno". Di fatto, insomma, i giudici hanno accolto la tesi della Procura secondo cui quelli al geologo erano una "catena ininterrotta degli incarichi, aventi sostanzialmente il medesimo generico oggetto di "consulenza e studi in materia di attivita' estrattive in violazione del requisito della necessaria temporaneita'".

Per la Procura, peraltro, non vi era neanche "l'accertamento della natura altamente qualificata della prestazione e della sua rispondenza ad obiettivi specifici e predeterminati, manca un programma di lavoro, preventivamente definito dall'amministrazione committente, nonche' atti concreti di verifica periodica della rispondenza delle prestazioni asseritamente eseguite dal professionista incaricato". Per la Procura, inoltre, "le prestazioni svolte dal geologo Fiori non sono state qualitativamente diverse da quelle che potevano essere richieste ad un qualsiasi dipendente comunale in possesso della medesima qualificazione professionale". La cifra contestata ammontava a 256 mila euro, ma i giudici hanno accolto l'eccezione della difesa relativa alla prescrizione del primo incarico per il geologo pari a un compenso di 55 mila euro.

(Fonte Dire)

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