rotate-mobile
Cronaca

Savi: "I miei trascorsi politici nulla a che vedere con la Uno bianca"

Il killer della banda interviene dopo aver rivelato di aver commesso attentati negli anni '70 per conto dell'estrema destra

I rapporti di Roberto Savi con l’estrema destra durante gli anni ‘70 non hanno nulla a cui vedere con i fatti della Uno bianca. L'ex poliziotto, e tra i capi della banda, rompe il silenzio dopo le sue dichiarazioni spontanee rilasciate ai magistrati bolognesi circa un anno fa, ma rese pubbliche solo nei giorni scorsi.

"Vicende sconosciute ai miei coimputati"

Ascoltato in videoconferenza dal carcere di Milano, dove sta scontando l’ergastolo, aveva per la prima volta raccontato di fatti risalenti all'inizio degli anni '70, legati ai suoi rapporti con movimenti di estrema destra, arrivando ad attribuirsi alcuni attentati, con piccoli ordigni, che avrebbe commesso a Rimini. A distanza di un anno da quelle dichiarazioni, tramite il suo avocato Donatella De Girolamo, ora Savi prova a precisare alcuni aspetti, con l’intento di chiarire che la sua “storia personale, risalente agli anni '70, del tutto sconosciuta ai miei coimputati, nulla ha a che vedere con i fatti per i quali sono stato giudicato e condannato”. Da una parte, quindi, la sua militanza nell’estrema destra da giovane, che non avrebbe a suo dire riguardato gli altri membri della banda, un’altra è la storia criminale della Uno bianca, una lunga scia di attentati sanguinari che “non rivestono alcuna matrice politica”. Non solo, a suo dire gli altri componenti della banda nulla saprebbero del suo passato nell'estrema destra. 

L'ex poliziotto e l'intervista mancata

Quel che di certo c’è in queste sue nuove dichiarazioni, è la voglia di Savi di parlare, che non emerge soltanto dagli aspetti inediti raccontati ai pm riguardo ai suoi rapporti con l'estrema destra negli anni ‘70, ma da una sua precisa intenzione di farsi intervistare avanzata nei mesi scorsi. Il killer della Uno bianca rivela infatti, sempre attraverso il suo legale, di essersi messo in contatto tempo fa con la redazione di Cantiere Bologna, inoltrando anche la richiesta alla Direzione del carcere, “ma non ho avuto risposta”, sostiene. Per poi aggiungere: “Nonostante siano trascorsi 29 anni dal mio arresto, con ogni evidenza non mi si vuole dare voce”. 

Savi si trova in carcere dal 1994, quando fu arrestato con gli altri componenti del gruppo criminale, tra cui i fratelli Fabio e Alberto: la banda uccise 23 persone e ne ferì oltre 100 tra Bologna, Romagna e Marche. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Savi: "I miei trascorsi politici nulla a che vedere con la Uno bianca"

BolognaToday è in caricamento