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Cronaca

Il robot Hugo prende servizio al Sant'Orsola: "Solo in 5 ospedali d'Italia". Con lui anche il prof dagli USA

Un investimento da oltre 4 milioni di euro che aumenta le braccia robotiche del policlinico bolognese. A "guidarle" il professor Antonio Gangemi, che fa rientro in Italia dopo 18 anni negli States: "Una sfida importante che guarda al futuro"

Da quando è arrivato al Sant'Orsola, il robot chirurgico "Hugo" ha già operato tredici volte con successo. Ma è oggi il giorno delle presentazioni ufficiali e a spiegare come funziona questo innovativo strumento è arrivato dagli USA (dove ha esercitato negli ultimi 18 anni) il professore dell'Unibo Antonio Gangemi che ha preso le redini della piattaforma di ricerca di Tecniche Chirurgiche e Interventistiche Innovative del policlinico cittadino. In Italia sono solo cinque gli ospedali che possono contare di questro strumento di altissima innovazione in grado di operare in varie aree: chirurgie cardiache, chirugia generale, ginecologica, ginecologica-oncologica, oftalmologia, ortopedica, pediatrica, senologica, testa-collo, toracica e urologica. E Gangemi sfata subito un mito: "Che non ci sia chi pensa che un robot chirurgico operi da solo! Questo è un braccio che viene guidato da due chirurghi in carne e ossa, ma che ne facilita il lavoro. Ho accolto con piacere l’invito dell’Università di Bologna e così ho scelto di tornare in Italia. Ringrazio la Direzione generale e la Regione Emilia-Romagna per la fiducia. Metterò massimo impegno e responsabilità per supportare le Unità operative e i colleghi che le hanno rese eccellenti. Il coordinamento delle attività chirurgiche innovative è una sfida importante e di valore soprattutto guardando al futuro di questo ambito”. Per il rettore dell'Alma Mater Giovanni Molari questo rappresenta "Uno degli esempi di come intendiamo gestire l'Università e la Sanità all'insegna dell'innovazione. E così la chirurgia robotica si allarga e oltre agli interventi è applicata anche nella diagnostica.

“È ormai tangibile l’impulso che l’innovazione e la tecnologia possono dare alla medicina e chirurgia d’eccellenza. E ancora di più alla ricerca – ha detto dall'Aula Barbara Chiara Gibertoni, direttrice Generale dell’IRCCS –. Questo progetto risponde alla volontà di dotare sempre i nostri professionisti dei migliori strumenti possibili perché possano sviluppare e applicare tecniche e competenze all’avanguardia. Un impegno che si concretizza nel nostro obiettivo principale: offrire le migliori di prestazioni possibili ai nostri pazienti”. Si prosegue senza sosta sulla strada tracciata con l’obiettivo di sviluppare nuovi approcci chirurgici, affiancando un’innovazione ai sistemi già operativi.  Il Policlinico di Sant’Orsola non è solo un “cliente” di Medtronic ma un vero e proprio “partner”, è infatti uno dei quattro centri di riferimento in tutta Italia per le attività di ulteriore sviluppo del sistema robotico. In ambito di ricerca sono 18 i ricercatori coinvolti nel programma di ideazione e promozione di progetti di ricerca innovativi. A tal fine è stata creata la piattaforma di ricerca “ad hoc” denominata “ISIT” (Innovative Surgical and Interventional Technologies – Tecnologie Chirurgiche ed Interventistiche Innovative).

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"L’Università di Bologna, in collaborazione con il Policlinico, è impegnata da anni nello sviluppo della chirurgia robotica - ha detto il Rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari presenta alla conferenza stampa - Con questo importante investimento si pongono le basi per istituire un centro di innovazione e formazione specialistica nelle chirurgie avanzate che coinvolga i propri ricercatori in tutte le specialità rilevanti e che si candidi a divenire interlocutore privilegiato delle imprese più innovative. Il centro potrà divenire un punto di riferimento per la sperimentazione e la diffusione delle innovazioni per la chirurgia del futuro".

“All’inizio della nostra attività come IRCCS, ci siamo concentrati sull’istituzione di piattaforme per facilitare la costruzione di una infrastruttura che desse la possibilità ai nostri ricercatori di poter svolgere la loro attività di ricerca ad alti livelli – le parole di Marco Seri, Direttore Scientifico dell’IRCCS – Tra queste abbiamo voluto fortemente la struttura di Tecniche Chirurgiche e Interventistiche Innovative diretta dal Prof. Gangemi perché crediamo che nelle nostre aree tematiche di riconoscimento IRCCS (oncologia e trapianti) l’introduzione di tecniche chirurgiche sempre più innovative rappresenti una delle sfide da affrontare nell’immediato sia per apportare un livello assistenziale migliore che per sviluppare nuove linee di ricerca”

Tutti i benefici dell’attività robotica applicati alla medicina

Gli approcci robotici e innovativi alla chirurgia sono molteplici. Questa tecnologia consente al chirurgo di vedere le immagini del campo operatorio proiettate dalla telecamera robotica sul monitor non in forma bi-dimensionale come succede con la chirurgia mininvasiva tradizionale (laparoscopia) bensì nella sua forma più naturale e cioè in quella tridimensionale. Questo diminuisce la fatica visiva e mentale del chirurgo e facilita l’esecuzione e l’accuratezza dei movimenti grazie a una migliore percezione della profondità. Il computer che assiste il chirurgo durante la chirurgia robotica può anche amplificare o viceversa diminuire l’ampiezza del movimento eseguito dalle mani del chirurgo e/o la dimensione delle strutture anatomiche che il chirurgo sta osservando con la camera robotica. In questa maniera il chirurgo può eseguire interventi complessi anche su strutture anatomiche molto piccole che altrimenti richiederebbero l’uso di un microscopio chirurgico. Il continuo sviluppo del computer che assiste il chirurgo robotico, inoltre, consente di visualizzare e sovraimporre in tempo reale e durante l’operazione dei modelli 3D del paziente. In questo modo si estendono le applicazioni della chirurgia mini-invasiva tradizionale a procedure chirurgiche sempre più complesse. A tutti questi vantaggi peculiari della chirurgia robotica si aggiungono quelli comuni alla chirurgia mininvasiva tradizionale (laparoscopia) come la diminuzione significativa del sanguinamento intra-operatorio, del dolore intra- e post-operatorio, del rischio di infezione della ferita chirurgica o di formazione di ernia, un ricovero più rapido ed una degenza più breve.

Da Chicago a Bologna: il ritorno in Italia del professor Gangemi, oggi al Sant'Orsola 

Antonio Gangemi è professore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna. Nel 1997 ha conseguito la Laurea in Medicina all’Università di Reggio Calabria, a cui ha fatto seguito la specializzazione in Chirurgia Generale all’ Università di Padova. Nel 2004 si è trasferito negli Stati Uniti per completare gli studi e sviluppare la carriera professionale. In questi anni ha acquisito elevatissime competenze in ambito di chirurgia robotica presso l’Università dell’Illinois a Chicago. Negli USA è rimasto per 18 anni fino al suo rientro pochi mesi fa. In ambito di ricerca il professore Gangemi si è distinto conoltre 100 pubblicazioni. Ha inoltre contribuito a uno studio fondamentale sul trattamento chirurgico del diabete noto come il"Protocollo UIC".

In questi 18 anni Gangemi è rimasto all’Università dell’Illinois a Chicago attivo in ambito clinico, di ricerca e formazione. Il suo lavoro si è sviluppato in tre epoche chirurgiche distinte: la chirurgia aperta, laparoscopica e la più attuale robotica. È anche membro del comitato editoriale dell’International Journal of Medical Robotics and Computer Assisted Surgery e di Obesity Surgery, la rivista ufficiale della International Federation for the Surgery of Obesity and MetabolicDisorders (IFSO). È membro dell’American College of Surgeons (FACS) e dell’American Society of Metabolic and Bariatric Surgery (FASMBS) e membro esecutivo della Clinical Robotic Surgery Association (CRSA). È padre di tre figli, Giuseppe, Mia e Luisa ed un appassionato della natura, dei cavalli e dei motori. Al primo posto tra le sue letture preferite ci sono i testi storici e spirituali. Masa, il cane di famiglia.

Antonio Gangemi

Al centro la formazione dei professionisti di oggi e di domani

In ambito di formazione l’IRCCS ha lo sguardo rivolto al futuro: l’obiettivo è quello di creare un centro di innovazione e training in chirurgia robotica dove formare prima di tutto i futuri chirurghi del Sant’Orsola e poi tutti quei chirurghi, italiani e internazionali, che vogliono sviluppare nuove competenze in questo ambito.  I chirurghi robotici dell’IRCCS, inoltre, saranno i primi in Italia a formarsi sui cadaveri donati alla scienza grazie a un accordo con AlmAnatomy, il centro di Anatomia clinica e chirurgica sperimentale e molecolare dell’Università di Bologna diretto dalla prof. Lucia Manzoli. La struttura è riconosciuta dal Ministero della Salute come Centro di riferimento nazionale per la conservazione e l'utilizzazione dei corpi dei defunti e rappresenta un’esperienza unica in Italia per il training e la ricerca. Con il rivoluzionario sistema di rivascolarizzazione e la riventilazione del cadavere e la nuova adozione di strumentazione robotica sarà sempre più facile riprodurre setting operatori altamente realistici, nei quali simulare interventi complessi e innovativi con medesime condizioni del paziente-vivente. La robotica al Sant’Orsola: Da Vinci, Hugo e gli altri robot. 

Dal 2015 ad oggi all’IRCCS sono stati effettuati già oltre 6.400 interventi. Un impegno che corrisponde anche a importanti investimenti: negli ultimi anni l’IRCCS ha investito quasi 20 milioni di euro in questa attività.  “Hugo” infatti si aggiunge al robot chirurgico “Da Vinci” e da tempo la stessa tipologia di robot (“Da Vinci Xi”) viene utilizzata presso l’Ospedale Maggiore dalle unità operative di Chirurgia Toracica e di Chirurgia Generale del Sant’Orsola. 

Tutti i numeri della tecnologia robotica e le unità operative coinvolte

Ad oggi all’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola sono stati eseguiti con tecnologia robotica oltre 6.400 interventi, circa 800 all’anno. Complessivamente l’IRCCS ha investito circa 20 milioni di euro in questo ambito. Sono solo alcune delle istantanee che sintetizzano l’attività di chirurgia robotica dell’IRCCS,nuova frontiera della chirurgia mini-invasiva che assume sempre più importanza anno dopo anno. Trend confermato dall’arrivo del nuovo robot “Hugo”. Le unità operative già coinvolte e gli interventi eseguiti.  Anche l’Unità Operativa interaziendale di Chirurgia Generale (A ed Urgenza) diretta dal professor Elio Jovine opera presso l’Ospedale Maggiore, dove ha di recente oltrepassato la soglia dei 550 interventi in chirurgia robotica. In questo caso il robot viene utilizzato per la chirurgia oncologica del tubo gastro-enterico (esofago, stomaco, colon, retto) ma anche del fegato e del pancreas, oltre che per interventi di chirurgia funzionale (ad esempio per il reflusso gastroesofageo). Di recente l’UO, considerata tra le migliori a livello nazionale in quanto a curva di apprendimento della metodica, ha partecipato alla stesura delle linee guida per la chirurgia pancreatica mininvasiva. 
Le Unità Operative di Oncologia Ginecologica (diretta dal professor Pierandrea De Iaco) e di Ginecologia e fisiopatologia della riproduzione umana (diretta dal professor Renato Seracchioli), invece, utilizzano il robot Da Vinci principalmente per pazienti interessate da obesità e affette da tumori maligni dell'endometrio. Per l'UO di Oncologia Ginecologica tale casistica rappresenta il 93% dei 125 interventi di chirurgia robotica eseguiti negli ultimi sei anni:in particolare, il Da Vinci risulta estremamente vantaggioso in quanto offre una semplificazione delle manovre in paziente obese, per le quali la tecnica laparoscopica è controindicata e spesso tecnicamente impossibile. L’uso del robot permette in queste pazienti così complesse la contemporanea ricerca del linfonodo sentinella. Per l'UO di Ginecologia, i cui numeri oscillano tra i 25 e i 40 interventi all'anno, l'approccio robot assistito è stato testato, oltre che per la patologia tumorale, anche per diversi casi di endometriosi severa. 
Negli ultimi anni, inoltre, i ginecologi hanno avviato una collaborazione con il Centro di Chirurgia Metabolica e dell'Obesità diretto da Paolo Bernante al fine di proporre alle pazienti interessate un intervento di sleeve gastrectomy (rimozione parziale dello stomaco) in chirurgia sincrona, in modo da facilitare la perdita di peso. Anche grazie a queste sinergie, l'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola è diventato negli anni un centro di riferimento per le pazienti obese affette da patologie neoplastiche, tanto che circa un terzo delle pazienti prese in carico proviene da fuori regione. 
L’attività robotica dell’Unità Operativa di Chirurgia Pediatrica diretta dal professore Mario Lima è di circa50 interventi. Numerosi i campi di applicazione, la chirurgia toracica, con resezioni polmonari e ricostruzioni diaframmatiche; la chirurgia addominale, sulla giunzione esofago-gastrica e conservativa della milza; la chirurgia urologica, in particolare la chirurgia dell’utricolo prostatico, la ricostruzione del giuntopielo-ureterale e ad eminefrectomie. È cresciuto negli ultimi anni l’impegno per applicare sempre di più tecniche e tecnologie mini-invasive, tra cui quelle robotiche, alla chirurgia dei pazienti pediatrici,che oggi rappresentano circa il 70% degli interventi.

250 interventi fatti con la tecnologia robotica

L’Unità Operativa di Chirurgia Toracica dell’IRCCS presso l’Ospedale Maggiore, diretta da Piergiorgio Solli, ha da poco superato i 250 interventi portati a termine con la tecnologia robotica. Un risultato particolarmente promettente soprattutto se si considera che l’introduzione di questa metodica è iniziata nel momento critico della pandemia. Nei circa due anni e mezzo di sviluppo, il programma di chirurgia robotica (utilizzato soprattutto per tumori polmonari, chirurgia del timo e del tumore dell’esofago) ha permesso all’UO di diventare un centro di riferimento non solo a livello regionale: l’attuale volume di lavoro, infatti, la colloca fra i primi cinque centri in Italia per numeri complessivi e fra i primi due in Italia per quanto riguarda la chirurgia del timo. 
L’Unità Operativa di Urologia diretta dal professor Eugenio Brunocilla esegue ogni anno circa 500 prestazioni di chirurgia robotica: dal 2015 il totale ha ormai superato quota4000 interventi di chirurgia urologica maggiore con l’ausilio della piattaforma robotica.L’approccio robot-assistito è impiegato in particolare per il trattamento delle neoplasie prostatiche con intervento di prostatectomia radicale (circa 350 operazioni all’anno, la maggior parte delle quali eseguite con tecnica “nervesparing” per ridurre il rischio di problemi di erezione) e neoplasie renali con interventi di nefrectomia parziale e radicale (circa 100 interventi per anno, eseguiti con l’ausilio di navigazione intraoperatoria con modello 3D ed ecografia intraoperatoria), ma può essere utilizzato anche in caso di neoplasie uroteliali (interventi di nefroureterectomia e cistectomia radicale con neovescica intracorporea), prolasso genito-urinario (colposacropessi), correzioni di displasie del giunto-pieloureterale (pieloplastica), neoplasie testicolari con massa residua retroperitoneale (linfoadenectomia retroperitoneali) e correzione di malformazioni congenite (ad esempio di fistole urinarie pelviche).
Grazie all’esperienza maturata negli anni nell’ambito della chirurgia robot-assistita, l’Unità Operativa di Urologia si è affermata a livello nazionale come centro di eccellenza e di training sviluppando anche collaborazioni con altri centri nazionali di eccellenza ed internazionali, come l’ORSI Academy di Gent, il Netherlands Cancer Institute di Amsterdam, la clinica Sant-Augustin di Bordeaux, il Karolinska Institutet di Stoccolma e l’Università di Vienna.
 

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