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Giovedì, 28 Marzo 2024

Saga Coffee, nessun ritiro dal tavolo in Regione, le lavoratrici: "Continueremo a lottare" | VIDEO

L'azienda ha confermato la chiusura dello stabilimento. Ipotesi vendita, secondo incontro il 23 novembre

Nessun ritiro della chiusura per lo stabilimento Saga Coffee a Gaggio Montano. Applausi sarcastici, grida e anche insulti all'uscita dell'incontro in Regione per i rappresentanti di Saga Coffee, l'azienda del gruppo Evoca che ha deciso di chiudere lo stabilimento sull'Appennino Bolognese.

Il primo incontro del tavolo convocato dalla Regione Emilia-Romagna non porta dunque nessuna novità per gli oltre 200 lavoratori della Saga, il 70% donne. Un incontro che si riaggiornerà la mattina del 23 novembre e che fa intravedere per ora un unico possibile spiraglio positivo: una "soluzione industriale" per lo stabilimento, cioè la possibile cessione ad una diversa proprietà. Ma durante il vertice non sono stati forniti ulteriori dettagli.

"È stato un incontro difficile", dice l'assessore alle Attività produttive e al Lavoro Vincenzo Colla, che sottolinea: "quella non è una multinazionale, è una famiglia bergamasca. Se pensi che fai meglio la produzione in Romania queste si chiamano delocalizzazioni per mettere fuori i lavoratori di Gaggio Montano".

"Un'operazione di stampo finanziario – la definisce Colla – che dà in pasto alle banche i lavoratori di Gaggio. Di fronte ad una perdita di gruppo da loro motivata di 70 milioni, Gaggio Montano perde solo cinque milioni". Inoltre, sostiene ancora Colla, "non mi si venga a dire che non si può fare impresa in quel luogo, ci sono soggetti che hanno acquistato imprese e vanno come un treno. Bisogna avere rispetto per queste persone. È gente che non molla, è gente che vive del proprio lavoro, se gli togliete il lavoro non hanno più niente da perdere".

Resta l'ipotesi della vendita, un'ipotesi che come sottolinea il capo di Gabinetto della Città metropolitana Sergio Lo Giudice "fino ad oggi non aveva nessun elemento di concretezza e non dava nessuna garanzia, ma rispetto alla quale l'azienda si è impegnata a lavorare e a rivederci qui tra un paio di settimane". In questo momento, sottolinea ancora Lo Giudice, "sembra che la decisione di chiudere sia irrevocabile, vedremo cosa l'azienda riuscirà a mettere in campo rispetto all'individuazione di una nuova proprietà". Di sicuro per i sindacati la lotta prosegue. Fiom-Cgil e Fim-Cisl sottolineano al termine che la vertenza "resta aperta, il presidio permanente rimane e nelle prossime ore saranno decise ulteriori iniziative di lotta". 

L'azienda, come riferisce l'assessore regionale alle Attività produttive Vincenzo Colla al termine del summit, ha dato mandato ad un advisor di verificare questa ipotesi e si è riservata di approfondire nei prossimi 15 giorni.

"Abbiamo bisogno di prendere tempo, ma una qualsiasi soluzione industriale deve prevedere una risposta a quei lavoratori, tra l'altro molte donne", avverte ancora Colla. "Noi come Regione siamo disponibili ad accompagnare con investimenti in ricerca, formazione e riconversione". Ma "siamo a bocce ferme, non alla soluzione". "Ad oggi non è cambiato nulla, l'azienda ha confermato la chiusura dello stabilimento", mette in chiaro Primo Sacchetti della Fiom-Cgil alla platea di lavoratori che hanno animato il presidio nel piazzale della Regione. La lotta, è il messaggio, va avanti e forse è solo all'inizio. "L'atto di sciacallaggio che hanno fatto lo hanno confermato. Ritorniamo al presidio e decideremo che cosa fare da domani. Probabilmente qualche visita" a Bergamo, dove c'è il quartier generale dell'azienda, "gliela facciamo, penso proprio di sì". 

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