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Cronaca

Sanità e piano di ripresa e resilienza, Donini: "Risorse cospicue, vogliamo stabilizzare 8 mila professionisti"

L'assessore regionale Raffaele Donini parla di futuro durante un incontro organizzato da Auser: "Le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) sono state e saranno dei presidi importanti. Noi per primi le abbiamo sperimentate"

Il futuro della sanità dell'Emilia-Romagna. Di questo si è parlato durante un incontro con l'assessore alle politiche per la salute Raffaele Donini organizzato da Auser Bologna volto ad immaginare il futuro dopo la pandemia, anche se di "dopo" non si può ancora parlare a tutti gli effetti. Certo è che le risorse del piano di ripresa e resilienza (circa un miliardo e mezzo) saranno utilizzate per rinnovare il sistema sanitario regionale, che dovrà però essere tutt'uno con quello nazionale come spiega l'assessore. 

"Saranno risorse cospicue, certamente un buon inizio, ma non so se basteranno per le nostre grandi ambizioni di ristrutturazione del sistema sanitario. Non si tratta di risorse a fondo perduto però: andranno guadagnate con la bontà dei progetti che presenteremo" ha spiegato Donini. E come verranno impiegate tali risorse? "Non solo tecnologia, sebbene sia importantissima. Prima di tutto viene il capitale umano e quindi, in questo caso, la stabilizzazione di quei 8 mila professionisti che sono stati assunti in questi mesi".

Vaccini: "Minore adesione degli ultra sessantenni" 

Quale la situazione generale in questo momento fra piano vaccini e situazione pandemica? "Non mi ritengo fuori dal Covid. Partiamo da questo presupposto. Abbiamo vaccinato le persone anziane e i fragili, siamo avanti sui 70enni, sui quali stiamo completando le seconde dosi, ma bisogna ancora recuperare quote di popolazione per contenere il virus. Abbiamo notato, per esempio, una minore adesione degli ultra sessantenni e contiamo sul ruolo della medicina generale e del rapporto che si ha con il proprio medico e con il proprio farmacista: pensiamo che si debba andare verso il recupero della vaccinazione di qualità". 

Dopo 15 mesi di pandemia guardiamo avanti. Andrà affrontato il tema della longevità, della rimodulazione dei servizi, dell'assistenza a domicilio. "Temi enormi che non possono essere sintetizzati in pochi minuti. Ma in pochi minuti è possibile parlare della strategia di fondo per affrontare il futuro della sanità dell'Emilia-Romagna all'interno del sistema sanitario nazionale. I conti sulle prospettive di vita li faremo poi, ma la traiettoria è quella ed è vero che se l'aspettativa di vita si allunga ciò non significa che la qualità della vità sia alta. Nella quarta e quinta età è possibile che forme gravi di patologie croniche invadano la sfera della salute tanto da costringere in una situazione di non autosufficienza o di patologie più gravi. Occorre puntare moltissimo sulla prevenzione, che si colloca necessariamente in tutti i livelli del sistema sanitario regionale, ma comincia al livello base e quind al domicilio". 

Unità Speciali di Continuità Assistenziale: "In E-R li abbiamo sperimentati per primi"

"Forse per primi in Italia abbiamo sperimentato le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) e abbiamo realizzato la prestazione a carico dei cittadini al domicilio degli stessi, cosa che ha svolto un ruolo importante di presidio. Nel post pandemia, che tutti ci auguriamo possa cominciare al più presto, le USCa dovranno rimanere attive. Il cittadino ha bisogno di una presa in carico, di una diagnosi e di una cura, non solo di una prestazione sanitaria. La carta vincente è il buon professionista che lavora insieme ad altri professionisti". E le Case della Salute? "In Emilia-Romagna siamo avanti, ne abbiamo 130 molte delle quali davvero performanti". 

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