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Cronaca / Sant'Agata Bolognese

Sant’Agata, donna stuprata in strada da uno sconosciuto. Indaga la Polizia

La trentunenne ha raccontato l’accaduto dopo essersi fatta visitare al Maggiore

Violentata da uno sconosciuto, poi abbandonata in strada: questo è quanto raccontato da una donna di trentuno anni che, lo scorso sabato 23 aprile, si è fatta visitare all’Ospedale Maggiore di Bologna dopo la violenza subita, a sua detta, nel pomeriggio del giorno precedente, venerdì 22 aprile, a Sant’Agata Bolognese. 

Stupro a Sant’Agata Bolognese, i fatti

La ragazza, secondo quanto riportato da Il Resto del Carlino, ha raccontato prima ai medici e poi alle forze dell’ordine la dinamica dei fatti. Attorno alle ore 14 di venerdì la donna stava passeggiando nei pressi della sua abitazione, quando un quarantenne di origini nordafricane l’avrebbe prima aggredita e poi condotta in un luogo appartato dove si sarebbe consumata la violenza. L’uomo poi se ne sarebbe andato via, lasciando la donna sola e in stato di shock. Il pomeriggio del giorno seguente la trentunenne si è poi presentata all’Ospedale Maggiore, dove ha raccontato di essere stata violentata ai medici che l’hanno visitata, i quali hanno prontamente avvisato la Polizia. 

La donna che ha denunciato lo stupro sarà ora sentita dagli inquirenti, i quali cercheranno di raccogliere più informazioni possibili, mentre la Polizia ha attivato il Codice Rosso per individuare l’aggressore e fare chiarezza sul terribile episodio.

Stupro a Sant’Agata, le indagini e il protocollo EVA

La vittima è stata sottoposta al Protocollo EVA, che sta per “Esame Violenze Agite: il protocollo ha codificato in linee guida le Best Practice per la gestione degli interventi legati alla violenza di genere in caso di primo intervento degli addetti al controllo del territorio – si legge dal sito della Polizia di Stato – attraverso l’elaborazione di una “Processing Card” composta di schede che i poliziotti devono compilare ed inserire negli archivi informatici di polizia quando intervengono a seguito di segnalazione di violenza di genere. Da questo archivio, la Sala Operativa può trarre informazioni essenziali quando invia la volante sul posto: informazioni su chi ha richiesto l’intervento, sull’eventuale presenza di armi censite all’interno dell’abitazione, su eventuali precedenti di polizia a carico delle persone coinvolte, tutte utili per tutelare al meglio sia la vittima che gli operatori”.

“La seconda fase, molto delicata, riguarda l'approccio. I poliziotti, adeguatamente formati, devono intervenire con delicatezza, ascoltare le parti in luoghi separati dell’abitazione, verificare l’eventuale presenza di bambini e capire se questi hanno assistito all’evento; l'equipaggio intervenuto deve osservare i luoghi ed annotare ogni minimo particolare al fine di focalizzare ogni singolo elemento utile. In caso di lesioni, ovviamente, si richiede l’intervento di personale sanitario; molto utile potrebbe rivelarsi anche raccogliere informazioni dai vicini di casa o nel quartiere. Vengono “schedati” tutti i casi, anche quelli che non sfociano in una denuncia”.

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