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Cronaca Pilastro / Via San Donato

Droga e soldi reinvestiti in attività commerciali: ristorante e forno sotto sequestro

Sequestro da oltre un milione e mezzo di euro, tra i beni anche due attività commerciali - I Sapori Della Taranta e Lu Furnu Te La Taranta - ritenute frutto del reimpiego dei proventi dell'attività di spaccio

Maxi sequestro di beni sotto le Due Torri, tra i quali un forno e un ristorante, ritenuti frutto del reimpiego dei proventi di un traffico illecito di droga. L’operazione è stata portata a termine dalla Polizia di Stato, Squadra Mobile e Sezione  Direzione Investigativa Antimafia, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia. In totale si parla di beni sequestrati per oltre un milione e mezzo di euro, nell’ambito appunto di una più articolata indagine tesa al contrasto del traffico di droga, nella quale risultano implicati due 46ennei italiani: G.I., leccese già noto alle forze dell’ordine, e a L.D, originario di Monza, entrambi residenti a Bologna.

In particolare, in esecuzione del decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale di Bologna, oltre a diversi rapporti finanziari accesi presso ventuno istituti di credito, è stato sequestrato l’intero compendio aziendale delle società, con sede in Bologna – intestate a prestanome ma riconducibili a G.I. Si tratta del ristorante "I Sapori Della Taranta" e del forno "Lu Furnu Te La Taranta" , nonché un immobile, di proprietà del di L.D,  adibito ad abitazione. Sono in corso diverse perquisizioni presso le abitazioni e le attività commerciali riconducibili agli indagati, disposte dai magistrati titolari dell’indagine. 

Nel corso dell'attività, la Direzione Investigativa Antimafia di Bologna, ha tratto in arresto M.C., 34 anni, che risultava intestatario di una delle società riconducibili ad G. I.Il 34enne, nel corso della perquisizione domiciliare disposta dal P.M., è stato trovato in possesso di due pistole (revolver marca Colt modello python 357 magnum con matricola abrasa e di pistola semiautomatica, dotata di silenziatore, di fabbricazione slava), nonché di diverse munizioni. 

In sintesi, spiegano gli inquirenti, le indagini hanno accertato che i beni sequestrati sarebbero frutto del reimpiego dei proventi del traffico di sostanze stupefacenti praticato da G.I e da questi investito nell’avvio dell’attività commerciale. Ad analoghe conclusioni si è pervenuti per L.D”. 

In particolare, gli investigatori hanno svolto mirati accertamenti patrimoniali, che hanno interessato anche i familiari ed i conviventi degli indagati, al fine di documentare “la netta sproporzione tra il patrimonio reale e quanto dichiarato ai fini delle imposte o dell’attività economica esercitata.”  Al riguardo, il Gip ha accolto l’ipotesi investigativa, confermando che G.I, oltre ad aver impiegato i proventi illeciti per la costituzione e l’esercizio de “I Sapori della Taranta Srl” (tra l’altro all’atto della sua costituzione era detenuto presso la Casa Circondariale di Bologna) e “Lu Furnu Te La Taranta”, nel timore di sequestri, avrebbe interposto nelle sue attività commerciali terzi soggetti fidati e privi di precedenti penali, con lo scopo di salvaguardare e mettere al sicuro i propri investimenti commerciali. 
Relativamente alla posizione di L.D., oltre alla sproporzione tra redditi disponibili e ricchezza accumulata, sarebbe stato documentato il reimpiego di capitali illeciti, con ogni probabilità in parte frutto del traffico di sostanze stupefacenti.

Per quanto riguarda il forno e il ristorante posti sotto sequestro, il G.I.P ha nominato un amministratore giudiziario al fine di garantire la continuità delle attività commerciali cautelate.
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