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Cronaca Centro Storico / Strada Maggiore

Scienze politiche: dopo blitz contro Panebianco, ora occupazione

Il Cua annuncia: "Abbiamo appena occupato la vicepresidenza della Facoltà di Scienze Politiche in Strada Maggiore". E l'Assemblea di Scienze politiche si impossessa di un'aula studio. Panebianco contro gli antagonisti: "Patetico"

Dopo le contestazioni contro Angelo Panebianco, nuovo blitz alla Facoltà di Scienze politiche di Bologna, dove stamattina è nata l'aula Giulio Regeni, in attesa del presidio che si terrà questo pomeriggio alle 17 nel cortile della Facoltà. Si tratta di un'aula studio di Strada Maggiore dove gli studenti si sono piazzati dando il via all'autogestione. "Ne abbiamo sentite tante uscire dalle bocche dei vari Renzi, Hollande, Panebianco di turno", si legge in una nota firmata Assemblea di Scienze politiche, il gruppo vicino al collettivo Hobo. "Noi però sappiamo benissimo, e in ogni occasione l'abbiamo ribadito- si legge- che le guerre sono sempre loro a crearle, mentre i morti sono sempre i nostri. E infatti così è stato anche per Giulio Regeni, torturato e ucciso dal regime egiziano, in rapporti commerciali col governo italiano così stretti, da essere sicuramente più importanti della vita di un giovane ricercatore". Pertanto "abbiamo deciso di lanciare un momento di mobilitazione e comunicazione per portare questi temi al di fuori delle sole aule. Pensiamo sia necessario far sentire la nostra voce e la nostra opposizione contro queste guerre".

"Abbiamo appena occupato la vicepresidenza della Facoltà di Scienze Politiche in Strada Maggiore 45 per protestare contro i bavagli di guerra che, a seguito della contestazione a Panebianco, sono stati levati attorno a chi oppone voci contrarie". Così nel frattempo rende noto il Collettivo universitario autonomo (Cua) annunciando una conferenza stampa per le 12 nella vicepresidenza occupata.  "Ci viene il sospetto che il nostro paese sta entrando in guerra, vista l'isteria collettiva sul caso Panebianco - ha detto Angelo di Cua al Prorettore Mirko Degli Esposti - è stata enfatizzata un semplice contestazione". Per Degli Esposti invece, l'università si è preoccupato di "tutelare gli studenti che volevano fare lezione. Siamo una comunità libera con pensiero libero. A noi interessano le idee radicali, ci piacciono, esprimetele". Gli attivisti di Cua sono entranti nella vicepresidenza con il "bavaglio di guerra", come l'hanno definito, lamentando anche la non concessione di un'aula dove svolgere un'assemblea: "Voi vorreste una contrapposizione tra studenti e un ateneo pieno di vecchi baroni, non capisco i vostri bavagli, ci sono 86mila studenti, tutti possono dibattere e contestare, ma ci sono tempi da rispettare". 

Scienze Politiche: 'Bavaglio di guerra', occupata vicepresidenza

IL RETTORE 'CAMBI LESSICO'. "Ubertini (rettore Unob - ndr) ha parlato di ritorno agli anni '70, addirittura del '77, cambi lessico, quello è un altro periodo storico, la lezione di Panebianco non è stata interrotta, c'è stata solo una contestazione, il professore non ci interessa, ma lui svolge un ruolo politico e può essere contestato", hanno detto gli ai cronisti. Hanno poi lasciato la vicepresidenza e convocato ugualmente l'assemblea in "qui Strada Maggiore 45 - ha detto Angelo - e lunedì dalle 15.30 saremo in presidio davanti all'Aula Santa Lucia, quando verrà inaugurato l'anno accademico. Si parlerà anche di emigrazione e noi vogliamo prendere parola". 

354 i docenti dell'Università di Bologna hanno firmato l'appello di sostegno di Panebianco: "Mancano tante firme - dice Angelo - anche di coloro che ci hanno sempre avversati".  

Autogestione aula studio, ribattezzata Giulio Regeni

PANEBIANCO: "PATETICO". Si dice "scosso", anche se "non intimidito" dagli attacchi degli antagonisti il professor Angelo Panebianco, che sottolinea : "è molto sgradevole sentirsi dare dell'assassino, del guerrafondaio, di quello che specula sui morti ammazzati. Ed è patetico sentire slogan e vedere cartelli con sopra scritto ''fuori i baroni della guerra dall'Università''. Patetico perchè costoro nemmeno sospettano quanta muffa e quante ragnatele ci siano in quegli slogan".
Panebianco lo scrive oggi sul "Corriere della Sera", traendo in un lungo editoriale in prima pagina alcune considerazioni sugli episodi che lo hanno riguardato tra lunedì e martedì quando alcuni studenti dei collettivi hanno tentato di fare saltare le sue lezioni alla Facoltà di Scienze politiche dell'Ateneo bolognese. "Il tentativo è fallito- sottolinea il politologo- grazie alla ferma e indignata reazione dei miei studenti che erano venuti lì per seguire il corso. In ogni caso, quei gruppuscoli hanno ottenuto la pubblicità di cui erano alla ricerca". Panebianco tiene però a precisare il contenuto del suo intervento sulla Libia che ha scatenato la rappresaglia degli studenti. "Contrariamente a quanto mi urlavano in faccia i giovanotti del collettivo sventolandomi sotto il naso un mio articolo sulla Libia, io non ho mai inneggiato alla guerra. Io ho lamentato l'assenza di una cultura della sicurezza in un paese che per un cinquantennio si è potuto permettere il lusso di non disporne".

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