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Cronaca

26 marzo sciopero della scuola: "Segnali pessimi dal nuovo governo". Presidio in Piazza Nettuno

Per gli attivisti "durante la pandemia sono tragicamente emersi i problemi che affliggono la scuola da molto tempo"

Oltre ai trasporti, venerdì 26 marzo anche la scuola è a rischio. Cobas Bologna e il Coordinamento precari della scuola saranno in Piazza del Nettuno alle 10 per far sentire la loro voce nella giornata dello sciopero nazionale della scuola. 

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"Occorre urgentemente invertire la rotta, con un intervento di risarcimento per i tagli decennali subiti e per un rilancio che poggi su tre obiettivi strutturali che oggi non sono solo possibili, ma anche improrogabili" scrivono in una nota e chiedono di ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe e a 15 in  presenza di alunni diversamente abili, aumentare gli organici e assumere tutte le precarie e tutti i precari con concorsi per soli titoli, a partire dai docenti con 3 anni scolastici di servizio e dagli Ata con 24 mesi e intervenire massicciamente nell’edilizia scolastica per avere spazi idonei ad una scuola in presenza e in sicurezza.

Ieri, a Casalecchio di Reno si sono riuniti i componenti del comitato Scuole Aperte, parte della Rete Nazionale Scuole in Presenza: "Chiediamo a tutte le Istituzioni un totale cambio di prospettiva affinché la scuola e i diritti delle nuove generazioni siano finalmente riconosciuti come essenziali per il futuro del Paese, alla stregua degli altri servizi essenziali". L'obiettivo del comitato, così come quello della Rete Nazionale, è il rientro a scuola per tutte le scuole di ogni ordine e grado perché "La didattica a distanza non può essere e non è la risposta ad un'emergenza esplosa più di un anno fa". 

Per gli attivisti "durante la pandemia sono tragicamente emersi i problemi che affliggono la scuola da molto tempo - ricordati in un'audizione al Senato anche dal ministro Patrizio Bianchi -  precarietà, inefficienze e disorganizzazioni, conseguenze del processo di aziendalizzazione avviato negli anni Novanta".

Ritengono "pessimi" i segnali arrivati dal nuovo governo "sulle intenzioni di proseguire su questa strada imponendoci la formazione obbligatoria sulla DAD, la reintroduzione dei meccanismi premiali, l’allungamento del calendario scolastico e l’ingresso del settore privato nelle scuole attraverso i patti di comunità. Per questo è urgente porre all’ordine del giorno una visione diversa ed alternativa alla gestione pre- Covid: oggi i soldi ci sono e sono molti, non possiamo permettere che i fondi previsti per la scuola nel Recovery Plan siano destinati in via quasi esclusiva alla digitalizzazione e al legame con l’impresa, perché ciò rischia di allontanarla definitivamente dal modello di scuola pubblica previsto dalla Costituzione, che dovrebbe puntare alla formazione del cittadino dotato di strumenti cognitivi e spirito critico, e di trasformarla in una mera agenzia per l’addestramento al lavoro". 

Occorre urgentemente invertire la rotta, con un intervento di risarcimento per i tagli decennali subiti e per un rilancio che poggi su tre obiettivi strutturali che oggi non sono solo possibili, ma anche
improrogabili:

Il 26 Marzo, fanno sapere "è uno sciopero non solo sindacale ma anche politico e sociale per un diverso modello di scuola. I COBAS hanno condiviso questo percorso a livello nazionale con il movimento di Priorità alla scuola e
con il Coordinamento nazionale dei precari scuola per promuovere nel maggior numero di città mobilitazioni che coinvolgano tutto il popolo della scuola pubblica: docenti, Ata, studenti, genitori e, in generale, cittadini democratici". 

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