Scuola, sciopero il 14 febbraio: a Bologna anche una manifestazione
"La rabbia dei lavoratori della scuola è alimentata poi dal mancato stanziamento nella Legge di Bilancio di risorse adeguate al rinnovo di un contratto scaduto ormai da oltre un anno"
Si è tenuta il 30 gennaio a Bologna una partecipata e vivace assemblea dei lavoratori della scuola, convocata dal Sindacato Generale di Base che ha indicato di procedere con determinazione verso lo sciopero generale della scuola del 14 febbraio e ha deciso per quella giornata di lanciare una manifestazione a Bologna, presso l’Ufficio Scolastico Regionale, come primo importante momento di ripresa della mobilitazione necessaria del mondo della scuola.
"Durante l'assemblea si è discusso della situazione dei precari, alla luce del rinnovato processo di creazione di un precariato storico di centinaia di migliaia di persone e dell’inadeguatezza delle misure del governo che, a fronte di 170.000 supplenze annuali e di 33.000 domande di pensionamento, vara un concorso per soli 24.000 posti e solo nella scuola secondaria" fa sapere il Sindacato Generale di Base.
"La parola d’ordine dell’assemblea è stata chiarissima: stabilizzare tutti i precari con almeno 3 anni di servizio, senza “concorsini”, utili a far guadagnare i soliti noti con costosissimi corsi abilitanti. Proprio dalla componente precaria è arrivato l’invito, prontamente raccolto da SGB, di proseguire nella mobilitazione già avviata con lo sciopero generale dello scorso ottobre. La rabbia dei lavoratori della scuola è alimentata poi dal mancato stanziamento nella Legge di Bilancio di risorse adeguate al rinnovo di un contratto scaduto ormai da oltre un anno. I lavoratori della scuola sono all’ultimo posto nella Pubblica Amministrazione per retribuzioni, ma tutti i dipendenti pubblici continuano a perdere decine di migliaia di euro di potere d’acquisto ogni anno; e sono ora al limite della soglia di povertà, indicata dall’ISTAT. E’ chiaro che il tanto pubblicizzato taglio del “cuneo fiscale” non può diventare merce di scambio per i mancati aumenti salariali".
"Allo stipendio misero si sommano gli aumenti di carichi di lavoro a costo zero, vissuti in tutta la categoria, ma in particolar modo tra i docenti dei professionali (a causa di una riforma frettolosa e sconclusionata) e dal personale ATA. Quest’ultimo continua a pagare il costo di organici enormemente sottodimensionati e di continue aggiunte di mansioni, con evidente ricaduta sulla sicurezza delle scuole e l’efficienza amministrativa, oltre chi che sulla salute dei lavoratori".