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Cronaca Savena / Via Faenza, 4

FOTONOTIZIA: "La scrivania del Sindaco Giuseppe Dozza dovrebbe essere altrove'

A Palazzo D'Accursio, nella nuova sede del Comune o in un museo, comunque in molti lo vorrebbero in un luogo solenne e suggestivo: 'Durante una protesta nella sede del quartiere, manifestanti ignari vi salirono sopra con i piedi'

Dalla segnalazione di un cittadino, la scrivania del Sindaco Giuseppe Dozza, tra i più amati della città, si troverebbe nella sede del Quartiere Savena, in via Faenza.

In legno intarsiato, non è certo per il valore del bel mobile che alcuni lettori della zona lo vorrebbero in una location più importante e appropriata al ruolo dell'uomo Giuseppe Dozza, designato primo cittadino dal Comitato di Liberazione Nazionale nel 1945, nei giorni stessi della Liberazione, designazione avallata dal generale americano Edgar Erskine Dume e riconfermata per ben 20 anni, allora si poteva: "Meriterebbe di essere altrove, a Palazzo D'Accursio, nella nuova sede del Comune o addirittura in un museo, comunque in un luogo solenne e suggestivo. Durante una protesta nella sede del quartiere, manifestanti ignari vi salirono sopra con i piedi" dice un residente a Bologna Today.

BIOGRAFIA. Nato a Bologna nel 1901, nel 1918 era già militante della Gioventù socialista; tra il 1919 e il 1920, segretario della Camera del Lavoro di Medicina; nel 1921 aderì al Partito comunista; nel 1923 segretario della Federazione giovanile comunista italiana. Delegato al V e al VII Congresso dell'Internazionale Comunista, dal 1932 al 1933 rappresentò i comunisti italiani nel Comitato esecutivo della stessa Internazionale.

Membro della segreteria del PCdI sino al 1938, Dozza divenne segretario dei Gruppi comunisti italiani in Francia. Con l'occupazione tedesca, entrò a far parte della Resistenza francese, ma con l'armistizio, rientra in Italia per organizzare la lotta partigiana in Emilia. Oltre che rappresentare il PCI nel CLN fa parte del Triumvirato insurrezionale per l'Emilia-Romagna ed è proprio il CLN di quella regione che lo designa sindaco di Bologna nei giorni stessi della Liberazione.

Dozza è stato anche deputato del PCI all'Assemblea Costituente e membro del Comitato centrale del suo partito. Ha lasciato scritto: "Prendemmo in consegna nel lontano 1945 una città distrutta nelle sue case, nelle sue vie, nei suoi monumenti, nei suoi centri produttivi; un Comune assalito anche nelle sue strutture da un cattivo costume durato vent'anni. E dovemmo dedicare i primi anni ad un'opera che possiamo ben chiamare di ricostruzione: ricostruzione della vita pubblica democratica; ricostruzione della fiducia e del rispetto. Ricostruzione, infine, dell'efficienza amministrativa. A questa prima fase del nostro lavoro una seconda ne è succeduta, che potremo chiamare di rinnovamento. Non si trattava soltanto di reintegrare quello che la guerra e la tirannia avevano strappato agli uomini o lacerato nelle strutture; si trattava di condurre il Comune ad un livello che permettesse di fronteggiare modernamente le esigenze economiche, sociali, culturali, assistenziali di una grande città". Morì il 28 dicembre 1974. (fonte: Anpi)

Gli succedette Guido Fanti, suo compagno di partito, nel 1966, nonchè primo presidente della Regione Emilia Romagna.

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