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Cronaca

Scuola, il ministro Bianchi al Comunale: "Allo studio classi con numeri inferiori, ma serve copertura"

Ha risposto alle domande di studenti e cronisti sulla ripartenza dell'anno scolastico: "Questo governo si è impegnato nel Pnrr a ridimensionare le classi, ma serve la copertura economica". Qualche contestazione davanti al teatro

Qualche contestazione davanti al Teatro comunale di Bologna, dove oggi si è tenuto un incontro fra studenti e il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, sul futuro della scuola in Italia, organizzato dalla Repubblica delle idee. Mentre il ministro interveniva all'interno, un gruppo di studenti delle superiori di 'Osa' (Occupazione studentesca d'alternativa), una ventina in tutto, si è dato appuntamento in piazza Verdi, insieme ai militanti di Usb, Potere al popolo e 'Cambiare rotta Bologna'.

"Non sto fuggendo dalla mia responsabilità politica. È dal 2008 che c'è stato un taglio drastico della scuola, stiamo lavorando per recuperarlo - ha ribadito ancora una volta Bianchi - Questo governo si è impegnato nel Pnrr a ridimensionare le classi. Ma per una legge che limiti il numero di studenti per classe serve la copertura economica, e il Mef la cercherà".

Sul tema delle riaperture, il ministro sottolinea che "non è un problema del governo ma di tutti. La scuola è il luogo in cui si cresce e per questo dev'essere in presenza. Ma dobbiamo occuparcene tutti" e, a chi dalla platea ha urlato "occupatene tu", ha risposto: "Io me ne sto già occupando, voglio che te ne occupi anche tu, me ne sto occupando giorno e notte, da quando sono arrivato. Mi impegno a continuare la battaglia. Il Cts ci informa che esistono ancora problemi sanitari e noi ne teniamo conto, ma ci sono diverse responsabilità che stiamo contemperando" quindi "la pandemia non è finita e ci vuole più responsabilità da parte di tutti - ha ribadito Bianchi - Dobbiamo tenere in considerazione il rischio. Dobbiamo essere attentissimi".

Studenti vaccinati in presenza

Patrizio Bianchi frena sulla possibilità di esentare dalla dad, in caso di focolai, solo gli studenti vaccinati, proposta arrivata nei giorni scorsi dall'assessore regionale dell'Emilia-Romagna Raffaele Donini con qualche dissenso adalle politica e dei genitori. 

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"Da parte nostra c'è a livello nazionale questa impostazione - risponde Bianchi ai cronisti - per cui se vogliamo tornare in presenza il nostro invito è che tutti si rendano responsabili e quindi colgano l'occasione che viene offerta di potersi vaccinare". Per quanto riguarda invece un'altra iniziativa della Regione, istituire punti vaccinali mobili davanti alle scuole già a settembre per favorire la vaccinazione dei ragazzi dai 12 ai 19 anni, "questo è nella disponibilità delle Regioni", dice il ministro.

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Durante il dibattito, animato dalle domande degli studenti, Anna, 19 anni, ha auspicato che in caso di altre misure restrittive "la scuola sia l'ultima a chiudere, dopo i bar e i ristoranti". "Su questo - ha risposto il ministro - Sono d'accordissimo. Ma la scuola ha più responsabilità, perché è il luogo in cui si sta di più, in cui si vive di più".
"Stiamo lavorando per permettere di organizzare classi con numeri inferiori. Stiamo lavorando su questo con gli Usr e con le scuole, ma non è battendo il pungo sul tavolo che si risolvono i problemi, ma lavorando. Siamo arrivati da 5 mesi e stiamo risolvendo problemi che si accumulano da 30 anni". 

Collot: "Nodello basato sulla competizione tra scuole e studenti, formazione piegata agli interessi del mercato del lavoro"

Al presidio davanti al Comunale, anche la candidata sindaca di Potere al Popolo, Marta Collot: "Il modello di scuola portato avanti da Bianchi e dal governo Draghi è perfettamente in continuità con il modello classista costruito negli ultimi trent'anni - scrive in una nota - Un modello basato sulla competizione tra scuole e tra studenti, in cui la formazione viene letteralmente piegata agli interessi del mercato del lavoro. Il modello  delle "competenze", del curriculum scolastico e dell'alternanza scuola-lavoro in cui gli studenti vengono indottrinati a un futuro di precarietà. una scuola dove si rischia la vita, come ci dimostrano i troppi casi di crolli delle scuole o il recente caso dello studente bresciano precipitato da 5 metri mentre era in alternanza. 
Dopo più di un anno e mezzo di pandemia, in cui le fabbriche sono rimaste aperte e le scuole chiuse, i limiti di questo modello sono venuti definitivamente a galla, lo dimostrano i 200.000 insegnati precari e i 200.000 studenti che a settembre abbandoneranno la scuola e conclude - Contro la scuola delle disuguaglianze serve rimettere al centro il ruolo della scuola pubblica come strumento di emancipazione e formazione di un sapere libero e critico".

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Foto Marta Collot

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