rotate-mobile
Cronaca

Covid, tracciamento, pronto soccorso e ricoveri: la situazione a Bologna

Qualche numero su come la città sta reggendo l'urto della seconda ondata, dai posti letto agli accessi al pronto soccorso, dalle ambulanze alle unità domiciliari Usca

Posti letto, accessi al pronto soccorso, sanificazione delle ambulanze, tracciamento e visite a domicilio delle Usca. E' anche su questi parametri che si basa la capacità di resistere al covid nel territorio. Qualche numero è stato fornito dai vertici delle autorità sanitarie: la situaizone rimane seria ma non critica, anche se tutto si giocherà nelle prossime due settimane. O la curva dei contagi almeno si stabilizza, o l'orizzonte di misure più concrete diventerà inevitabilmente più vicino.

I ricoveri in ospedale: obiettivo 700 posti letto

Se la sanità bolognese riuscirà a mettere insieme 700 posti letto per il covid, "riusciremo a farcela" anche in questa seconda ondata. A fissare l'asticella è Paolo Bordon, direttore generale dell'Ausl di Bologna, intervenuto questa mattina alla presentazione del bilancio sociale 2019 di Aiop.

"Stiamo stimando il nostro fabbisogno di letti complessivo -spiega Bordon- il privato ha attivato 150 letti, ma ce ne servono almeno ancora un centinaio per gestire questa ondata di ricoveri, soprattutto per la degenza ordinaria e per la semi-intensiva, che sono più in tensione in questo momento".

A conti fatti, afferma dunque il numero uno dell'Ausl, "se avremo un'offerta complessiva di 650-700 letti tra tutte le strutture, pubbliche e private, per gestire questa ondata probabilmente riusciremo a farcela, anche se con qualche sacrificio sulle altre attività".

Del resto, rimarca Bordon, "non è un problema solo di logistica, ma anche di personale". Ad oggi, tra strutture pubbliche e private, nel complesso a Bologna per quanto riguarda il covid "sono 560 le persone gestite in situazione di ricovero -sottolinea il direttore dell'Ausl- ma abbiamo anche oltre 5mila persone gestite a domicilio, che sono il 93% dei casi attivi".

In questo momento, ribadisce comunque Bordon, "il nostro mandato è cercare di mantenere attive tutte le altre attività" non legate al covid. "E' chiaro- aggiunge- che eventualmente dovremo fare delle scelte, indirizzandoci sul programmato più importante, penso ad esempio all'oncologico. Ma in questo momento la rete della nostra offerta è integra all'80%".

In ospedale si fa spazio ai ricoveri Covid: "Offerta integra all'80 per cento"

Lo sforzo riorganizzativo peraltro "è ancora in atto- continua il direttore dell'Ausl- nel fine settimana l'ospedale Maggiore ha riconvertito 18 letti, mettendo insieme le urgenze dell'otorino e dell'ortopedia, mentre il Sant'Orsola ha tramutato una medicina interna in un reparto covid".

Nel complesso, conteggia Bordon, "l'Ausl ha 300 letti messi a disposizione, dalla terapia intensiva ai casi sospetti, e 180 al Sant'Orsola. Una risposta importante". Finora, comunque, "degli sforzi sono stati fatti -rivendica il direttore- l'ospedale di Bentivoglio è stato riconvertito tutto a covid, tranne il punto nascita e una parte della cardiologia. E stiamo cercando anche di preservare altre strutture come il Bellaria e l'ospedale Porretta". Inoltre, la speranza è "tornare presto a riconvertire in 'pulito' anche l'ospedale di San Giovanni in Persiceto", a servizio della parte oncologica.

Il richiamo dell'Ausl viene raccolto da Averardo Orta, numero uno dell'Aiop di Bologna. "Collaboreremo e fare tutto quanto necessario per fare la nostra parte nel fronteggiare questa pandemia", assicura il rappresentante degli ospedali privati.

"Prossimi dieci giorni decisivi per arrivare al plateau"

"Ne abbiamo di posti letto da riconvertire- aggiunge Giuliano Barigazzi, presidente della Conferenza socio-sanitaria metropolitana di Bologna- ma la chiave di volta è non lasciare indietro le altre patologie. Vedremo come andranno questi 10 giorni, spero che arriveremo al plateau. Tutto gira intorno al fatto di dare respiro ai nostri ospedali. Sarà una maratona, una volta che la curva flette dovremo continuare a garantire le prestazioni ordinarie e avere un modo di fronteggiare pandemia che ci consenta di mantenere i posti, altrimenti la mortalità la vedremo riflessa anche nelle altre patologie", avverte Barigazzi.

Al Ps per sospetto Covid, in media quaranta al giorno

La curva in salita dei contagi a Bologna si riflette anche sugli arrivi in ospedale, aumentati nelle ultime settimane. Lo spiega alla 'Dire' Cosimo Picoco, responsabile del 118 area Emilia est. 

A Bologna nella settimana dal 20 al 26 ottobre sono stati 271 i pazienti legati al covid arrivati in ospedale sulle ambulanze. Il numero è salito a 379 persone nella settimana seguente, mentre nella prima settimana di novembre si sono conteggiati 345 pazienti.

Tra l'altro, dei pazienti covid che chiamano l'ambulanza, in media l'80% va in ospedale mentre il restante 20% rimane a casa seguito dalla medicina territoriale o perché rifiuta il Pronto soccorso. Bordon segnala come ogni giorno ai Pronto soccorso del Maggiore e del Sant'Orsola "arrivano in media una quarantina di persone con sospetti sintomi covid, che spesso poi devono essere ricoverati".

Per quanto riguarda i viaggi delle ambulanze, "in media abbiamo avuto 50 interventi al giorno per covid dal 20 ottobre in poi -spiega Picoco- ma il trend è in aumento". Il picco per ora è di 103 interventi del 118 per covid, circa il 30% del totale dei viaggi delle ambulanze di ieri (341 in tutto). "Ma bisognerà vedere se questo picco si confermerà nei prossimi giorni", sottolinea il responsabile del 118. Nonostante l'aumento dei casi covid, in ogni caso, "riusciamo a mantenere il servizio", assicura Picoco.

Donini vuole aumentare i team domiciliari Usca

La situazione epidemiologica in Emilia-Romagna è "molto peggiorata nelle ultime settimane" sottolinea l'assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini. Eppure le Usca, il vanto della prima ondata (l'Emilia-Romagna fu la prima a formare i team di medici e operatori per cacciare il virus 'casa per casa'), si sono ridotte a 60.

Come ha spiegato Donini al question time, ce ne sono infatti sei attive a Piacenza, quattro a Parma, 12 a Reggio Emilia, sette a Modena cinque a Bologna, tre a Imola, cinque a Ferrara e 18 in Romagna. Non bastano: per questo Donini ha chiesto alle aziende di "aumentare il numero e le prestazioni".

Tamponi rapidi: le ultime sulle forniture

In un'altra risposta fornita al question time Donini ha fornito le cifre sull'impiego dei nuovi tamponi rapidi: ne sono stati forniti 720.000 alle Ausl dopo la gara effettuata dalla Regione, a cui si aggiungono i 19.000 (altri 25.000 sono in arrivo) dalla struttura commissariale. Ne sono stati distribuiti 200.000 ai medici di famiglia, mentre i restanti sono destinati "agli screening nelle Cra, alle scuole e alle indagini epidemiologiche". (Dire)

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Covid, tracciamento, pronto soccorso e ricoveri: la situazione a Bologna

BolognaToday è in caricamento