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Cronaca

Aveva una moglie e un lavoro, poi è finito in strada: "Tutti i soldi spesi al bingo, siamo rimasti senza niente"

Ospite del Piano Freddo al dormitorio Beltrame, Tex racconta la sua storia: "Non vedo l'ora di poter tornare a lavorare e portare fuori a cena la mia fidanzata"

Con l'eroe dei fumetti Tex Willer ha in comune la tempra, il coraggio, la resistenza, il senso della giustizia. Nel suo Far West ci si è ritrovato all'improvviso e da un certo momento la sua vita è stata stravolta: aveva una moglie, un buon lavoro, una casa e poi tutto quanto è sparito e a 51 anni è stato catapultato in strada, a condividere un giaciglio in stazione con tutti i suoi averi chiusi in uno zainetto.

Adesso Tex (questo il nome di fantasia con cui vuole essere chiamato il 55enne bolognese che ha deciso di raccontare la sua difficile storia) è al riparo, ospite del dormitorio Beltrame, gestito da Società Dolce per il consorzio L’Arcolaio: "L'inverno lo sto trascorrendo qui e sto bene. Il clima quest'anno è mite e di giorno posso trascorrere il mio tempo nei parchi a leggere libri e fumetti, rincorrendo il sole per scaldarmi per poi tornare nella mia stanza la sera e riposarmi, mentre penso a cosa farò nel futuro, quando avrò risolto quei problemi di salute che tanto mi angosciano". 

Ma non è sempre stato così. Come sei finito per strada? "Il tracollo è cominciato quattro anni fa. Ero sposato, lavoravo come facchino e avevo una casa in affitto. Una sera rientrando mi sono fermato al bar, dove ho incontrato il mio padrone di casa. Mi ha chiesto se avessi dei problemi visto che non pagavo l'affitto da sei mesi. Ma come non pago l'affitto da mesi? Sono caduto dalle nuvole visto che d'abitudine, appena incassavo lo stipendio, lo consegnavo a mia moglie perchè pagasse le spese e provvedesse alla dispensa. Scoprii presto che tutti quei soldi se li era giocati al bingo. Dopo lo sfratto il padrone di casa ci fece stare per un po' in una cantina riscaldata, facendoci usare il bagno di casa sua. Un gesto che non dimenticherò. Poi siamo finiti per strada e dormivanìmo in stazione: l'inverno del 2016 l'ho trascorso sui binari. Tutte le mattine prendevo il mio zaino e andavo a lavorare, ma dopo un po' visto come ero ridotto, ho perso anche il mio impiego. Avevo perso 40 chili, ero a pezzi. Poi io e mia moglie abbiamo cominciato a litigare e alla fine ci siamo lasciati". 

Quindi sei rimasto completamente solo? Neppure un familiare a cui chiedere aiuto? "Non ho chiesto aiuto a nessuno, le uniche due mie zie erano morte e non avevo altre persone vicine. E' successo però che con altri cinque homeless come me incontrati all'Help Center che allora era in stazione abbiamo instaurato un legame speciale di vicinanza, una bella amicizia. Ho cominciato a frequentare le mense per i poveri e sono stato accolto nel centro di accoglienza Casa Willy, dove sono stato per un po' creandomi anche una quotidianità fatta di piccoli lavoretti e  frequentando un laboratorio di riciclo". 

Però poi per te è arrivato un altro brutto colpo..."Sì. Ho scoperto di essere malato e di avere un tumore al cervello. Un male contro il quale ho combattuto con un forte spirito e talvolta scherzandoci anche sopra, ma sempre angosciato dalla sua gravità. Adesso ho finito la chemioterapia e mi sento bene, ma aspetto con ansia che i medici mi dicano se sono guarito per poter ricominciare a vivere". 

E stavolta non da solo, giusto? "No, ho incontrato proprio qui un'altra ospite del piano freddo che adesso è la mia ragazza. Non vedo l'ora di superare la malattia, poter cominciare a lavorare e con il primo stipendio portarla fuori a cena immaginando un futuro insieme lontano dalla strada". 

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