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Cronaca

Imprenditore bolognese sequestrato in Appennino, morto in ergastolo ostativo il suo rapitore

La vicenda risale alla fine degli anni '80, quando l'impresario Eugenio Gazzotti venne rapito per un riscatto miliardario. Trudu è deceduto in ospedale, ma non senza una battaglia legale per le cure alle gravi malattie in corso da tempo

E' morto ieri all'ospedale di Oristano Mardio Trudu 69enne in carcere da 41 in regime di ergastolo ostativo per un doppio sequestro di persona ad opera della filiale toscana dell'anonima sarda negli anni '80. Trudu era in carcere anche per il sequestro finito con la morte dell'imprenditore bolognese Eugenio Gazzotti, nel 1987.

Gazzotti fu trovato gravissimo sul monte Giovi, al termine di un conflitto a fuoco scatenato tra i rapitori e il figlio dell'imprenditore, Giacomo. Gazzotti padre era nelle mani dell'anonima da quasi due mesi, scomparso in marzo al ritorno dalla sua impresa a Trebbo di Reno. Inizialmente si pensò a un gesto tragico oppure a una fuga volontaria, ma poi arrivarono le prime lettere di riscatto.

Il figlio di Gazzotti era proprio a un incontro con i rapitori per la consegna di una somma, quando venne rapito anche lui. Il giorno dopo lo stesso figlio di Gazzotti, armato, riuscì a fuggire, ma la cosa si risolse nel conflitto a fuoco, dove lo stesso Trudu rimase ferito.

Trudu si è ammalato in carcere e del suo caso si sono interessati vari garanti dei detenuti. Il 69enne da un mese era stato rimesso ai domiciliari per gravi motivi di salute, ma era da un mese all'ospedale per una doppia grave malattia degenerativa. Secondo quanto riporta l'agenzia Agi, per consentirgli di curarsi fuori dalla cella, a metà settembre si erano mobilitati la presidente dell'associazione Socialismo diritti e riforme, Maria Grazia Caligaris (che aveva seguito il suo grave caso negli ultimi anni), il Garante dei detenuti del comune di Oristano, Paolo Mocci e la sua legale Monica Murru.

La notizia della sua morte è avvenuta in concomitanza del recepimento della Corte costituzionale sull'inumanità del regime carcerario ostativo, ritenuto trattamento inumano e degradante dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.

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