rotate-mobile
Cronaca

Disabilità e sesso: «Genitori disperati, quando si affronterà il tema?»

L'INTERVISTA. Operatori professionali che supportano le persone diversamente abili a sperimentare l’erotismo e la sessualità, Max Ulivieri: "Mi hanno scritto oltre 2 mila famiglie che non trovano risposta alle loro esigenze"

Maximiliano Ulivieri è il "padre" del progetto che punta alla realizzazione in Italia della figura dell’assistente sessuale per le persone disabili. Attraverso il comitato Love Giver, nato nel 2013, Ulivieri porta avanti una battaglia a favore di chi non è mai riuscito e non riesce a vivere la propria sessualità per ragioni legate a disabilità fisiche, intellettive e sensoriali. 

«L’assistenza alla sessualità a persone con disabilità rappresenta un concetto che racchiude allo stesso tempo i concetti di “rispetto” ed “educazione”: per un paese civile può rappresentare la massima espressione del “diritto alla salute e al benessere psicofisico e sessuale” - spiega Maximiliano Ulivieri introducendo il tema - Per questo motivo parlare semplicemente di assistenza sessuale può risultare estremamente riduttivo, qualificarne il concetto più complesso attraverso i termini assistenza all’emotività, all’affettività, alla corporeità e alla sessualità permette di assaporare tutte quelle sfumature in essa contenute. L’assistenza all’emotività, all’affettività, alla corporeità e alla sessualità si caratterizza con la libertà di scelta da parte degli esseri umani di vivere e condividere la propria esperienza erotico-sessuale a prescindere dalle difficoltà riscontrate nell’esperienza di vita».

La petizione di Max Ulivieri

Ci parla della figura dell'assistente sessuale? «E' un operatore professionale che deve avere delle caratteristiche psicofisiche e sessuali “sane”. Attraverso la sua professionalità supporta le persone diversamenteabili a sperimentare l’erotismo e la sessualità. Questo operatore, formato da un punto di vista teorico e psicocorporeo sui temi della sessualità, permette di aiutare le persone con disabilità fisico-motoria e/o psichico/cognitiva a vivere un’esperienza erotica, sensuale e/o sessuale. Gli incontri, infatti, si orientano in un continuum che va dal semplice massaggio o contatto fisico, al corpo a corpo, sperimentando il contatto e l’esperienza sensoriale, dando suggerimenti fondamentali sull’attività autoerotica, fino a stimolare e a fare sperimentare il piacere sessuale dell’esperienza orgasmica». 

A Bologna se ne parla da un po': «Tutto fermo da anni. E le famiglie mi scrivono»

«Quando a Bologna è stato eletto il disability-manager gli fu fatta una domanda sulla figura dell'assistente sessuale e lui rispose che il tema era importante e che avrebbero studiato come funziona in Europa ed eventualmente pensato a cosa poter fare qui, anche solo e inizialmente ascoltando le famiglie».

Ma? «E' passato molto tempo da questa affermazione e non se ne è parlato mai. Volevo far presente che non c’è bisogno di guardare in Europa come funziona e ascoltare le famiglie. Basta chiedere a me, visto che nel comitato abbiamo già studiato personalmente cosa accade in Europa: ad oggi le famiglie che mi hanno scritto sono oltre 2 mila, dunque ho il polso di cosa accade. Faccio anche presente che alcune grandi associazioni di Bologna mi hanno parlato raccontandomi cosa sono costrette a fare per aiutare i propri figli e figlie nei suoi bisogni leciti e naturali. Però queste associazioni tacciono alle autorità che dunque non ne sanno nulla».

«Qualche giorno fa ho parlato alla vicesindaco della Giunta Merola. Mi ha ascoltato. Le ho segnalato che mi hanno sempre detto che Bologna è coraggiosa. Bene. Vorrei che la mia attuale città trovasse anche il coraggio di mettersi dalla mia parte in questa battaglia. Conosco storie tristissime di genitori disperati e il tempo che passa ci rende complici di ciò che sono costretti a fare».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Disabilità e sesso: «Genitori disperati, quando si affronterà il tema?»

BolognaToday è in caricamento