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Cronaca

Sgombero Banca Rotta, fumata nera: "Vogliono spazio? Partecipino a un bando, come gli altri"

Intanto una cordata di associazioni mette sul tavolo il dossier assegnazioni: "Ci son altri modi, si può andare oltre la gara"

Un vertice in extremis che però non ha prodotto risultati apprezzabili. Finisce con ua fumata nera la lunga giornata innescata dal collettivo Banca Rotta, i cui spazi occupati di via Fioravanti sono stati sgomberati giovedì 7 aprile scorso dalla polizia su richiesta del comune.

Dopo il blitz a Palazzo D'Accursio, dove gli attivisti sono arrivati fin dentro alla sala lunga che fa da ingresso all'aula consiliare e agli uffici del primo cittadino, nel tardo pomeriggio si è arrivati a un nuovo incontro, finito però in un nulla di fatto.

"Non ci sarà alcun percorso privilegiato dopo l'occupazione -mette in chiaro la capo di gabinetto del sindaco, Matilde Madrid, parlando alla 'Dire' al termine dell'incontro- quello di oggi non era un tavolo di trattativa per trovare un nuovo spazio, ma un incontro per smetterla di confrontarci solo attraverso i comunicati stampa. Ci siamo parlati francamente e con toni distesi".

Nessuna trattativa: "Partecipino come gli altri ai bandi"

Al collettivo, dunque, Madrid e Clancy hanno di fatto ribadito i punti già espressi dal sindaco Matteo Lepore in un'intervista alla stampa locale nei giorni scorsi. Ed è arrivato l'invito a cercare una nuova sede "come le altre associazioni", cioè partecipando ai bandi. "Se l'esperienza di Bancarotta finisce oggi dipende solo da loro", mette in chiaro Clancy.

Da parte di Palazzo D'Accursio, però, c'è comunque uno "spirito di apertura e di riconoscimento" del percorso fatto dal collettivo fino ad oggi. Le loro istanze, spiega la vicesindaca, sono entrate a far parte sia del Laboratorio Spazi sia delle linee di indirizzo per la revisione e l'innovazione dei regolamenti per la gestione e l'assegnazione degli immobili comunali alle associazioni. "I nodi della discussione saranno analizzati anche dal comitato tecnico-scientifico", assicura Clancy.

In corso revisione regolamenti sulle assegnazioni

Il percorso del Comune di Bologna per arrivare a nuovi regolamenti per l'assegnazione degli spazi è iniziato il 5 aprile scorso e dovrebbe terminare entro l'estate, spiega Madrid.  Dopodiché Bancarotta, "se sarà di suo gradimento", potrà partecipare ai bandi per l'assegnazione degli spazi secondo le nuove procedure. Oppure, nel frattempo "può cercare una nuova sede partecipando come le altre associazioni" agli avvisi pubblicati in via ordinaria dai Quartieri o dai settori del Comune. "Ci hanno chiesto anche di poter restare lì ma ovviamente non si può", chiude la porta la capo di gabinetto.

Tra i nodi irrisolti, c'è la pretesa da parte del collettivo che "l'uso civico dei beni pubblici non preveda la presenza di un referente titolare responsabile del contratto, che si assume oneri e onori dell'assegnazione. Per noi non è possibile, per legge -ribadisce Madrid- useremo tutta la nostra immaginazione per innovare i regolamenti, ma sempre all'interno delle norme".

"Grande delusione"

Da parte del collettivo, è grande la delusione. "Uno spazio non c'è e per loro il percorso di sperimentazione è chiuso- scuote la testa Alberto, di Banca Rotta- anche se saranno recepite le nostre istanze nel nuovo regolamento, la partecipazione sarà guidata con le classiche modalità dalla Fondazione per l'innovazione urbana. Ora valuteremo il da farsi, ma non possiamo accettare supinamente questa cosa. Lo spazio non era solo il bisogno di un gruppo ristretto, ma era una sperimentazione che serviva alla città e anche al Comune. Lo abbiamo fatto per passione politica e non per interesse personale. Invece hanno cancellato di fatto quel percorso. C'è grande delusione e la constatazione di una grande arroganza da parte del Comune", afferma il rappresentanre di Bancarotta.

Altre associazioni risollevano questione: "Cambiare modalità assegnazione"

La questione delle assegnazioni pubbliche attraverso gare e bandi non è solo un tema sollevato dal collettivo appena sgomberato.  E' il caso di un'altra cordata di associazioni e collettivi, Bologna Proxima, che dentro di sè comprende soggetti come Libera, Salvaiciclisti, Period Think Tank, Pensare Urbano, Cassero, Cinnica e Amici di Piazza Grande.

Bologna Proxima ha lanciato un documento, nel quale si invita la Giunta Lepore a un confronto pubblico. "Il tema della gestione degli spazi sociali, incluse le occupazioni di beni inutilizzati o abbandonati, merita un dibattito approfondito e articolato", sostengono le associazioni, sottolineando come a Bologna ci siano "questioni generali e di lungo periodo" ancora irrisolte.

Da una parte, spiegano gli attivisti, c'è "il bisogno di spazi" da parte di gruppi, collettivi, comitati e associazioni, mentre dall'altra c'è "la necessità di garantire processi equi, legali, trasparenti e accessibili per l'assegnazione degli spazi pubblici".

Il bando non è unico modo

In questo senso, afferma Bologna Proxima, "il bando non è l'unica modalità di assegnazione degli spazi in città: esistono convenzioni e patti di collaborazione. Quindi ci chiediamo quali siano le linee politiche e le regole che portano un'amministrazione a decidere che alcuni spazi debbano essere assegnati tramite bando, mentre altri no. Esistono altri strumenti che possano garantire il giusto grado di flessibilità in risposta a esigenze di spazi e comunità che mutano nel tempo? E quali sono le regole di base condivise che chi gestisce spazi deve garantire?"

Oltre a questo, le associazioni chiedono al Comune "in che modo intende riconoscere bisogni ed esigenze sociali" in città, sempre dal punto di vista della necessità di spazi. "Proprio in questi mesi -ricorda Bologna Proxima- è in corso un processo di coinvolgimento e ascolto del terzo settore sui nuovi strumenti e modalità di collaborazione. Questo percorso intende farsi carico anche delle istanze di soggettività informali e autorganizzate dal basso?".

Per affrontare questi nodi, le associazioni chiamano dunque Palazzo D'Accursio a un "dibattito pubblico, nella consapevolezza che le soluzioni possano essere tante e che fuori da Bologna modalità innovative, da approfondire anche negli aspetti critici, sono state sperimentate", come a Napoli o Barcellona, citano le associazioni.

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