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Cronaca

Siccità, dichiarato stato di emergenza: supercommissario e struttura anti-sprechi

La scadenza è fissata al 2024. Sul tavolo lo sblocco di una serie di opere, tra cui i bacini di raccolta suggeriti dai consorzi di bonifica

Mentre a Bologna e in Emilia imperversava un improvviso temporale, violento ma brevissimo, Il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza in Emilia-Romagna per la siccità. Contestualmente sono stati stanziati i primi 10,9 milioni di euro per far fronte alle conseguenze della crisi idrica.

"Ringrazio il Governo e il presidente Draghi per l'accoglimento e il varo dello stato di emergenza per l'Emilia-Romagna che avevamo richiesto, con subito lo stanziamento dei primi 10,9 milioni di euro per gli interventi più urgenti contro la grave siccità che stiamo vivendo - interviene il governatore Stefano Bonaccini -. Un ottimo segnale di attenzione in tempi brevi al quale, sono certo, seguirà successivamente lo stanziamento degli altri fondi necessari. Serve l'impegno del Paese, anche per un piano nazionale e misure strutturali, e l'Emilia-Romagna è pronta a fare come sempre la sua parte". Lo stato di siccità è stato deliberato anche per Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte.

"E' un segnale importante, atteso e che avevo fortemente richiesto con interrogazioni parlamentari, interventi e incontri informali - afferma il deputato Marco Di Maio -. Ora saranno necessarie ulteriori misure e continueremo a premere in questa direzione per dare ai territori le risposte che servono". 

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ll decreto siccità

Il Consiglio dei Ministri si è riunito lunedì 4 luglio 2022, alle ore 19.40 a Palazzo Chigi e su proposta del Presidente Mario Draghi, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori delle Regioni e delle Province Autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali, nonché per le peculiari condizioni ed esigenze rilevate nel territorio delle regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto.
Lo stato di emergenza è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche.
Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 36.500.000 euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali, così ripartiti:
- 10.900.000 euro alla Regione Emilia Romagna;
- 4.200.000 euro alla Regione Friuli Venezia Giulia;
- 9.000.000 euro alla Regione Lombardia;
- 7.600.000 euro alla Regione Piemonte;
- 4.800.000 euro alla Regione Veneto.
All’esito di ulteriori approfondimenti potranno essere adottate ulteriori deliberazioni per il completamento delle attività o per l’avvio di nuovi e diversi interventi.
"La dichiarazione di stato d'emergenza per la crisi idrica in cinque regioni rappresenta una prima importante tappa nelle azioni a contrasto della siccità". Così il Capo Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio in merito alla decisione presa dal Consiglio dei ministri di ieri. "Il Dipartimento continuerà a lavorare, come già fatto nelle scorse settimane, con tutte le regioni e con le tante autorità coinvolte nel complesso tema della gestione delle acque nel nostro Paese- dice Curcio- Insieme a loro siamo pronti a estendere lo stato d'emergenza ad altri territori che sono o saranno interessati dagli effetti della crisi idrica".
La dichiarazione di stato d'emergenza "consentirà la mitigazione degli effetti dovuti alla carenza di acqua nel nostro paese, ma la tragedia della Marmolada e l'impegnativa campagna contro gli incendi boschivi ci ricordano che eventi come questi affondano le radici nel fenomeno dei cambiamenti climatici, e dunque richiedono interventi di portata più ampia", spiega il Capo della Protezione civile.
"Va in questa direzione, e fornirà una risposta importante, la scelta del Governo di affiancare alla dichiarazione di stato d'emergenza un grande piano per l'acqua di cui molti interventi sono già previsti all'interno del PNRR", conclude.

Per avere un quadro d'insieme sugli interventi strutturali si dovrà attendere il decreto che il governo varerà giovedì, contestualmente con la nomina di un commissario straordinario: ci saranno interventi a medio termine, entro il 2024. E lo si farà con i soldi previsti dal Pnrr, 2,8 miliardi. "Da decenni non vengono realizzati nuovi invasi e dighe, facciamo i conti con infrastrutture obsolete o acquedotti colabrodo - spiega la ministra per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini - cogliamo l’opportunità del Piano nazionale di ripresa e resilienza anche per affrontare il tema della gestione dell’acqua in modo strutturale: ci sono 2 miliardi e 800 milioni per interventi al sistema di distribuzione delle acque, per l’ammodernamento delle reti idriche, ma anche investimenti sui sistemi irrigui per garantire all’agroalimentare una maggiore e più costante disponibilità di acqua. Sarà fondamentale un sistema avanzato di monitoraggio, utile per gestire meglio il rischio idrogeologico".

Prima della fine dell'estate dovrebbero arrivare i ristori a chi dall’emergenza idrica sta subendo danni. Luca Zaia chiede che si approfitti dei soldi del Pnrr e dei fondi europei per la pulizia degli invasi di montagna, per la creazione di nuovi invasi magari da cave dismesse: "Dobbiamo puntare su modalità da arido-cultura, tipo israeliana, dove c’è il tubo con la goccia per molte coltivazioni, piuttosto che sulla pluvirrigazione".

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Occhi puntati sugli acquedotti

L'obiettivo è mettere mano quanto prima agli acquedotti colabrodo: ce ne sono almeno venti in Italia da ammodernare. Ed è su quello che si concentreranno le prime risorse: sono stati stanziati 1,38 miliardi per ridurre le perdite di acqua nelle reti di distribuzione, con una particolare attenzione al Mezzogiorno; i progetti prevedono interventi a valere sul Pnrr per 900 milioni, e sul programma React Eu (per 482 milioni), cui vanno aggiunti altri stanziamenti con la Legge di Bilancio (400 milioni), o come anticipazione del Fondi Sviluppo e Coesione 2021-2027 (442 milioni). Nei prossimi anni, poi, ci saranno altri 2,7 miliardi di euro per la riqualificazione e il rafforzamento delle infrastrutture idriche nazionali.

Passare dai testi dei decreti alla fase dei cantieri non sarà come sempre una passeggiata: "Un commissario nazionale per l'emergenza siccità può essere utile per avviare il lavoro sulle opere di contrasto alla dispersione e di accumulo dell'acqua. A patto si fissino tempi certi e si definisca un ruolo chiaro per il territorio ove insiste la nuova opera", commenta Marco Bussone, presidente nazionale di Uncem, unione dei comuni montani. "Prima di dire che nel giro di due anni avremo centinaia di bacini, si ragioni sul fatto che insediare un'opera anche solo da un milione di metri cubi di acqua in una valle, non è come posare una vasca da bagno".

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