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Cronaca Via Genuzio Bentini

Assalto al portavalori, i colleghi della guardia giurata: "La storia si ripete. Almeno non piangiamo l’ennesimo morto"

Maurizio Puglisi, vigilante e segretario del sindacato UNAL commenta la rapina di via Bentini: "I colpi a salve sono praticamente uguali a quelli 'veri', difficile distinguerli. Una situazione di forte adrenalina e pericolo che ci si gioca in pochi secondi"

La rapina armata avvenuta ieri in via Bentini fa riflettere, oltre che sull'episodio in sè (che vede per il momento i ladri ancora in fuga), sulle conseguenze che una vicenda come questa può avere sulla vita e sulla professione di un lavoratore (di una guardia giurata) al quale sarebbe partito un colpo di arma da fuoco durante la colluttazione con i due malviventi. Fermo restando che la dinamica sia ancora tutta da confermare, parte la solidarietà dei colleghi del vigilante, che fortunatamente non è rimasto ferito in modo grave. 

"Il nostro è un lavoro molto stressante e spesso (molto spesso) siamo sotto organico. Veniamo addestrati a difendere i valori che custodiamo e un uomo in più a volte fa la differenza. - spiega Maurizio Puglisi, guardia giurata e segretario del sindacato di riferimento - Quando ci capitano situazioni di pericolo come una rapina ci giochiamo tutto in pochi secondi per poi magari subire delle conseguenze che hanno tempi lunghissimi. Le istruzioni dicono che ci dobbiamo comportare come visto in via Bentini: un uomo deve stare dove ci sono i gioielli o il denaro per proteggerlo e anzi, deve allontanarsi dalla zona pericolosa a costo di lasciare il collega ai rapinatori". 

Lei è una guardia giurata e quindi un collega della persona coinvolta nella sparatoria di ieri, ma è anche il segretario provinciale di del sindacato UNAL (Unione Nazionale Autonoma del Lavoro). Quale la situazione di questa categoria? Un allarme lo si era già lanciato? "Purtroppo la storia si ripete ma sempre in modo negativo, tutto dovuto alla mancanza di sicurezza. Passano gli anni e siamo sempre a commentare e segnalare episodi della massima gravità agli organi competenti, ma come al solito ci sembra di combattere contro i mulini a vento, le nostre segnalazioni spesso restano inascoltate, nonostante la situazione sia sotto gli occhi di tutti.

Le Guardie Particolari Giurate da anni lavorano con un CCNL scaduto, sperando ogni giorno in un rinnovo migliorativo, che puntualmente quando arriva risulta peggiore del precedente. Nella categoria la sicurezza ormai è ai minimi termini e in alcuni casi addirittura è totalmente assente, i lavoratori si sentono in uno stato di completo abbandono da parte delle Istituzioni. Proprio in questi giorni, mi sto occupando di alcune situazioni che riguardano il Trasporto Valori, segnalando situazioni, che dal mio punto di vista, sono inaccettabili per la sicurezza delle G.P.G.. Quest’ultime negli anni si sono viste ridurre il numero di componenti che viaggiano a bordo dei furgoni, stessa sorte ha colpito i loro colleghi che svolgono servizio di pattugliamento, il tutto a discapito della loro sicurezza".

Sul caso specifico di ieri, che cosa può dire? "Per quanto riguarda l’episodio gravissimo accaduto a Bologna, nella rapina a mano armata alla Carisbo di via Bentini, dobbiamo ritenerci fortunati, che non siamo qui a piangere l’ennesimo collega morto. Stiamo parlando di una categoria di primaria importanza per l’economia del paese, che non ha mai smesso di lavorare, nonostante questa grave pandemia che ha messo in ginocchio il mondo, ed invece di essere valorizzata, viene sempre calpestata, non solo con stipendi non adeguati ma spesso anche con turni massacranti, per dei lavoratori che devono mantenere dei livelli di attenzione elevata per tutto il turno lavorativo. Chiediamo alle Istituzioni di dare un segnale forte a favore delle Guardie Particolari Giurate che ogni giorno fanno del loro meglio per svolgere un ottimo servizio per la collettività".

Parla di stipendi inadeguati. Si può avere un'idea? "Parliamo di circa 1.058 euro lordi per 26 giorni di lavoro al mese. Poi si sale a seconda dei livelli fino a 1.914 euro. Poco se si considerano gli altissimi gradi di stress a cui si è sottoposti in tutte le 8/10 ore di lavoro giornaliere. Non si può abbassare mai la guardia". 

Arma e assicurazione? Come funziona? "All'arma si deve provvedere ognuno per sè. Una pistola costa mediamente fra i 600 e i 1.000 euro e va da sè che se viene sequestrata non è possibile continuare a lavorare fino alla fine del percorso processuale. Ci si gioca tutto il pochi secondi ma poi le indagini su episodi come quello di cui stiamo parlando durano molto tempo lasciando i protagonisti in un limbo. All'assicurazione provvede il datore di lavoro". 

Il sequestro della pistola può avvenire anche in casi come questo? "Esatto. Vanno fatte le verifiche necessarie per ricostruire la dinamica e fino a che non si fa chiarezza è possibile che l'arma resti sequestrata e quindi diventa impossibile continuare a lavorare". 


 

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