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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

'Spese pazze' in Regione, le condanne sfiorano i 450mila euro

La relazione annuale della Corte dei conti. Nel mirino della magistratura contabile anche i docenti e ricercatori Unibo con il doppio lavoro

La Procura contabile poi annuncia di voler ricorrere in appello contro alcune delle sentenze di primo grado nei confronti di docenti e ricercatori dell'Alma Mater e dell'Università di Parma con il 'doppio lavoro'. Si tratta, spiega a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario il procuratore regionale Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, di "circa 8-10 sentenze che assolvono per il cosiddetto 'danno differenziale'". Si tratta, spiega il procuratore, del danno causato dai docenti che, pur avendo un contratto per lavorare a tempo pieno per l'Ateneo, svolgevano anche incarichi esterni in situazione di incompatibilità assoluta.

In pratica, si legge nella relazione di Manfredi Selvaggi, "in virtu' dello svolgimento dell'incarico di docenza a tempo pieno, i docenti hanno percepito una retribuzione superiore rispetto a quella spettante qualora avessero lavorato in regime di tempo definito, solo in questo secondo caso con la possibilità, a certe condizioni, di poter svolgere parallelamente attività libero-professionale". Nella relazione si cita, in particolare, la sentenza con cui "è stato assolto un ricercatore per il danno conseguente allo svolgimento, in due società private, di attività economiche e prestazioni professionali in situazione di incompatibilità assoluta e senza che ne fosse stata data comunicazione all'amministrazione di appartenenza".

Il ricercatore è stato assolto perché "non sussisterebbe la prova che abbia percepito compensi per gli incarichi esterni". Nell'impugnazione, però, la Procura osserva che "la contestazione formulata a titolo di danno erariale non è quella di non aver riversato al bilancio dell'Università i compensi eventualmente guadagnati privatamente", ma quella di "aver percepito, pur avendo violato precetti fondamentali in merito al proprio dovere di esclusivita', il compenso in qualità di ricercatore e docente a tempo pieno o, in subordine, di aver percepito una retribuzione maggiorata rispetto a quella che gli sarebbe spettata in qualita' di ricercatore e docente a tempo definito".

Secondo i pm contabili, dunque, la sentenza di primo grado presenta "vizi di erronea interpretazione della legge, mancanza, ilogicità e perplessità della motivazione", e ha "ignorato quel profilo di danno erariale, concentrandosi invece sull'insussistenza di un'altra tipologia di danno erariale", vale a dire quella del "mancato riversamento degli emolumenti percepiti".

Un profilo per il quale, ricorda la Procura, nel caso specifico "non vi era stata contestazione, in quanto l'attività incompatibile era stata prestata a titolo gratuito". Complessivamente, per quanto riguarda questa vicenda, nel 2017 c'erano state cinque condanne in primo grado, per un totale di 520.011,27 euro, e una in appello da 213.627,94 euro", a cui si è aggiunta, nel 2018, una condanna in primo grado da 76.195,50 euro nei confronti di un altro docente. (Ama/ Dire)

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