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Quanto e cosa sprechiamo

Giornata contro lo spreco alimentare, Segrè: "Buttiamo i prodotti che ci fanno bene"

Il 5 febbraio è la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare (partita proprio da Bologna): "La buona notizia è che noi italiani siamo i più virtuosi nel confronto con gli altri sette paesi presi in esame nell'analisi con i nostri 600 grammi pro capite".

Oggi, sabato 5 febbraio, è la 9°Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare. Una ricorrenza utile, dati alla mano, per riflettere su un tema che riguarda tutti e i cui effetti sono lì, davanti ai nostri occhi, nel sacchetto dell'umido che stiamo per buttare nella spazzatura. "Favorire l'intelligenza alimentare più che quella artificiale" il suggerimento di Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e di Last Minute Market, ordinario di Politica Agraria internazionale e comparata presso l’Università degli Studi di Bologna. Cosa significa? "Meno app e più buon senso" l'estrema sintesi sul food sharing. E un impegno più importante per portare questi temi nelle scuole: "La via maestra resta quella di una svolta culturale che sostenga l’adozione e la replica delle buone pratiche nel nostro quotidiano, dall’acquisto del cibo alla sua gestione e fruizione. Per questo rilanciamo la proposta di mettere al centro dei programmi di educazione civica, nelle scuole, i temi dell’educazione alimentare e ambientale". 

La hit-parade degli alimenti che sprechiamo di più

L’indagine 2022 Waste Watcher spiega che nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%). Ma qual è la prima conseguenza dello spreco alimentare, secondo i consumatori italiani? Al top lo spreco di denaro, vissuto come aspetto più grave da oltre 8 italiani su 10 (83%). La gestione oculata del cibo va quindi di pari passo con quella del bilancio familiare, ma si riflette anche sull’effetto diseducativo per i giovani (83%), sull’immoralità intrinseca dello spreco alimentare (80%) e delle risorse (78%) e sull’inquinamento ambientale (76%).

"Studiare l'evoluzione dei comportamenti dei cittadini in rapporto agli sprechi – continua lo studioso e saggista Andrea Segrè - permette di tracciare un monitoraggio sugli stili di vita e di alimentazione, evidenziando le implicazioni in tema di salute dei cittadini e dell’ambiente, insieme agli effetti della pandemia sui comportamenti di consumo e sugli sprechi. L’analisi dei dati è quindi essenziale in chiave di sensibilizzazione per lo sviluppo sostenibile e la prevenzione degli sprechi". La Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare ricorre dal 2014 quando, proprio su sua iniziativa furono convocati gli Stati generali della filiera agroalimentare italiana. Dal 2014 ad oggi la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare è stata inserita nella Campagna Spreco Zero con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana su una questione centrale del nostro tempo.

Roberto Morgantini (Cucine Popolari): "La fame è ancora un problema" VIDEO 

"Noi italiani? Buttiamo meno, ma buttiamo i prodotti che ci fanno bene"

Continua Segrè: "La buona notizia è che noi italiani siamo i più virtuosi, nel confronto con gli altri sette paesi presi in esame nell'analisi (Cina, Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Canada, Germania, Spagna) - con i nostri 600 grammi pro capite. La notizia meno buona è che dentro quei 600 grammi ci sono i prodotti di una dieta sana e sostenibile come pane e verdura.  Gettiamo degli alimenti che abbiamo prodotto generando dei costi ambientali e che farebbero bene alla nostra salute". 

Spreco alimentare in Italia: ognuno di noi getta 529 grammi di cibo a settimana

Il patto degli italiani col cibo è probabilmente una delle conquiste più significative del lockdown della primavera 2020 e dei lunghi mesi invernali di distanziamento. Il cibo come scelta più consapevole per la propria salute e il benessere: lo ha confermato il report “Il caso Italia” di Waste Watcher International 2021. Si spreca ancora, ma decisamente meno. L’indagine 2021 registra lo spreco di circa 27 kg di cibo a testa (529 grammi a settimana), quindi l’11,78% in meno (3,6 kg) rispetto all’anno precedente. Oltre 222.000 tonnellate di cibo si sono “salvate” dallo spreco in Italia (per la precisione, 222.125 tonnellate). Vale 6 miliardi e 403 milioni eurolo spreco alimentare domestico nazionale, e sfiora il costo di 10 miliardi euro l’intera filiera dello spreco del cibo in Italia, sommando le perdite in campo e lo spreco nel commercio e distribuzione che ammontano a 3.284.280.114 €. In peso, significa che sono andate sprecate, in Italia, 1.661.107 tonnellate di cibo in casa e 3.624.973 tonnellate se si includono le perdite e gli sprechi di filiera (dati Waste Watcher International/ Università di Bologna per campagna Spreco Zero e rilevazioni Ipsos). Colpisce l’attenzione degli italiani al tema: l’85%, quindi una percentuale quasi plebiscitaria, chiede di rendere obbligatorie per legge le donazioni di cibo ritirato dalla vendita da parte di supermercati e aziende ad associazioni che si occupano di persone bisognose, in seguito all’aumento della povertà generato dalla pandemia covid 19. La spesa si fa per lo più una o due volte alla settimana: lo dichiarano 7 italiani su 10 (il 69% degli intervistati) e c’è una netta consapevolezza sull’importanza di investire qualche euro in più per la qualità. L’attenzione alla prevenzione dello spreco alimentare si riverbera nell’insegnamento ai figli: primo non sprecare, dicono le famiglie italiane nell’83,9% dei casi. Otto italiani su 10 dichiarano di non sprecare quasi mai il cibo, o meno di una volta alla settimana. E quando capita, è sempre la frutta fresca al top della nefasta ‘hit parade’ degli sprechi (37%), seguita da verdura fresca (28,1%), cipolle aglio e tuberi (5%), da insalata (21%) e dal pane fresco (21%).

In Emilia-Romagna salvate dal macero e donate 10mila tonnellate di prodotti freschi 

Sulla sponda delle imprese di produzione e distribuzione, la Regione ha messo a punto un sistema, unico in Italia, che fa dialogare i produttori e la rete nazionale di enti benefici a cui vengono distribuite ogni giorno frutta e verdure fresche.  Si tratta di una piattaforma online, in funzione dal 2012, per promuovere e facilitare i ritiri dal mercato regolati dal fondo della Politica agricola comunitaria e donare il cibo a enti di beneficenza accreditati, monitorando costantemente le quantità di alimenti donati.

Nel 2021 sono state ritirate dal mercato e destinate agli enti benefici che operano in Emilia-Romagna ma anche sul resto del territorio nazionale, quasi 10 mila tonnellate di prodotti ortofrutticoli freschi. “Si realizza così- commentano la vicepresidente della Regione, Elly Schlein e l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi - un circolo virtuoso che sostiene i più poveri ed evita la distruzione di prodotti di qualità e il crollo dei prezzi di mercato. Stiamo lavorando per condividere questo modello con altre regioni europee, contribuendo così a ridurre perdite e sprechi: una delle priorità dell’Unione europea in un momento in cui i sistemi alimentari devono affrontare sfide importanti di sostenibilità. Evitare lo spreco di cibo è un gesto di civiltà e di rispetto del Pianeta”. Intanto, per quanto riguarda la realtà di Last Minute Market, continua la collaborazione e il sostegno economico della Regione con l’Università di Bologna e l’ideatore del progetto Andrea Segrè. È allo studio un’indagine sul fenomeno dello spreco e dei consumi nel contesto emiliano-romagnolo, che avrà l’obiettivo di fornire utili informazioni alle scelte politiche che vanno nella direzione di una riduzione degli sprechi alimentari. Infine, sempre nel 2021 con il bando per la solidarietà e il recupero alimentare la Regione ha finanziato con 700mila euro 20 progetti presentati da Fondazioni del terzo settore, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale.

Last Minute Market è una società spin-off accreditata dell'Università di Bologna che nasce nel 1998 come ricerca coordinata dal Prof. Andrea Segrè presso la Facoltà di Agraria. Nel 2001 viene costituita una prima associazione per dare struttura al gruppo di lavoro e nel 2003 viene fondata la prima società, la cooperativa Carpe Cibum. Nel 2008, Last Minute Market si trasforma in Spin Off universitario e nel 2019 in Impresa Sociale. 

Dal supermercato alle famiglie bisognose

"Per noi questa collaborazione (con Last Minute Market ndr) è fondamentale perché ogni giorno riusciamo a raccogliere tanti prodotti che vanno a famiglie bisognose, ricordandoci sempre che non si tratta soltanto di provvedere ai beni di prima necessità delle persone indigenti, ma anche dare un contributo all'ambiente in termini di riduzione ci CO2, consumo di acqua e un segnale forte alle nuove generazioni.- spiega Giovanni Taliana, Direttore relazioni esterne presso Aspiag Service Despar Nordest, una delle realtà più attive che fanno parte del circuito virtuoso volto al recupero e alla ridistribuzione - Soltanto nel 2021 siamo riusciti a donare 1.400 tonnellate di prodotti freschi e freschissimi grazie al progetto di cessione merce e il nostro ringraziamento va alle associazioni che poi distribuiscono gli alimenti. Un passo ulteriore? Allargare il recupero dei prodotti essenziali anche ai farmaci, di cui soprattutto dopo l'esperienza della pandemia, abbiamo compreso l'essenzialità". 

E a proposito di associazioni, ecco che (per caso, in un giorno di ritiro della merce) arriva Roberto Morgantini di Cucine Popolari: "La giornata di oggi, quella contro lo spreco alimentare, è importante per il rispetto nei confronti della natura e dell'uomo. Pensare che lo spreco tolga moltissimo a chi ne avrebbe bisogno, fa riflettere: la fame è ancora un problema a livello mondiale e dunque, cercare di utilizzare tutto quello che viene prodotto, credo sia un segnale importantissimo". 

Roberto Morgantini "ritira" le eccedenze alimentari per Cucine Popolari 

E la pandemia? Come ha influito sugli sprechi? 

"Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci ha resi meno attenti nella gestione e fruizione del cibo - rivela l'indagine -  Si interrompe così un trend partito nel 2019: lo spreco del rapporto 2022 (riferito al 2021) è di 595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui: nel rapporto 2021 (riferito al 2020) erano ca 529 grammi settimanali. Il dato si accentua a sud (+ 18%), per i nuclei familiari senza figli (+ 12%) e nei centri urbani sotto 100mila abitanti, meglio nelle metropoli che sprecano -10% della media.  Vale complessivamente 7,37 miliardi € lo spreco del cibo nelle nostre case: una cifra vertiginosa (il doppio della cifra stanziata per contrastare il caro energia), che corrisponde a 1.866.000 tonnellate di cibo sprecate annualmente. Sommata allo spreco di filiera (produzione/distribuzione) arriviamo a quasi 10 miliardi e mezzo: l’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane. Effetto pandemia anche sullo sviluppo sostenibile: lo rilevano 6 italiani su 10 (59%) a causa dell’aumento dei rifiuti (plastiche, mascherine ecc) e dello shopping online, ma anche per la diminuzione del ricorso al trasporto pubblico".

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