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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Savena / Via San Ruffillo

Il nonno-partigiano non c'è più. Eliana realizza il suo desiderio: l'abbraccio con il compagno di battaglia

Dopo aver letto l'intervista di BolognaToday al partigiano Renato Romagnoli, che partecipò alla battaglia di Porta Lame con suo nonno, Eliana ha voluto incontrarlo: "Una grande emozione"

Eliana, il 25 aprile ha letto l'intervista di BolognaToday al partigiano Renato Romagnoli (Storie di Liberazione: "Per fare il partigiano non ci vuole coraggio") che fra le sue imprese cita anche la battaglia di Porta Lame: "Mio nonno era nella brigata partigiana con il signor Romagnoli. E' stato emozionante leggere le parole di chi ha vissuto quei tempi assieme lui e mi farebbe molto piacere poterlo incontrare per farmi raccontare qualcosa di quel tempo e di quelle esperienze". E così è stato.

L'incontro

L'incontro fra Eliana e Renato si è fatto, proprio a pochi metri dal monumento ai Caduti di San Ruffillo, a casa dell'"Italiano", questo il suo nome di battaglia. Lei, che ha passato la vita ad ascoltare i racconti di come la sua famiglia si è incrociata con la storia e con il fascismo, stringendo delle foto da mostrare a Romagnoli ha parlato del nonno: "Sono la nipote di Callisto Soldati, detto Berard. Vi conoscevate? Come è stata la battaglia di Porta Lame di cui lui mi sempre parlato?". Qualche istante di silenzio, poi la risposta, che ha tolto ogni dubbio sul significato dell'essere compagni di battaglia: "Quel nome qualcosa mi dice, non mi è nuovo. Ma noi non potevamo conoscerci, dovevamo restare estranei per salvarci la vita. Eravamo tutti mescolati e senza identità se non di brigata, se ci siamo incontrati lo abbiamo fatto dopo anni, quando tutto era finito. Prigionie ed esili compresi". 

L'incontro fra il partigiano e la nipote di un compagno di battaglia

Il ricordo di Renato

Ma quanto è passato da allora? "Era ieri, ho tutto davanti agli occhi - spiega Renato, seduto sulla sua poltrona di casa, dalla quale stava seguendo il Giro d'Italia fino a pochi minuti dopo - e ogni volta che qualcuno mi chiede di raccontare cosa è stata per noi la guerra io lo ringrazio perché le testimonianze devono continuare anche quando non ci saremo più noi. E già tanti miei compagni hanno 'cambiato destinazione': io ero uno dei più giovani e oggi ho 94 anni".

E tra quelli che non ci sono più anche Callisto, fuggito in Cecoslovacchia dopo la Liberazione, rimasto vedovo giovanissimo, quando la sua figlioletta Tamara aveva appena due anni: "Mia mamma è stata portata a Bologna che era piccolissima ed è stata qui con gli zii fino a quando non l'hanno presa per mano e portata davanti a un uomo: 'questo è tuo papà' le hanno detto. E quelle sono le mie origini". 

Così nel salotto di Renato Romagnoli, davanti a una consistente libreria dalla quale spicca "Se questo è un uomo" di Primo Levi si sono incontrati un partigiano e la nipote di un altro partigiano per parlare di storia, confrontare i racconti e le versioni, capire un po' meglio cosa potesse significare dover imparare a usare un'arma per difendere un ideale e la propria vita: "Non c'era scelta, o stavi da una parte o stavi dall'altra. E si doveva imparare a sparare per forza". 

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