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Cronaca Fiera / Viale Aldo Moro, 50

Strage del 2 agosto: il progetto “A destino” conclude il viaggio spezzato delle vittime

Nato dall’idea di una studentessa dell’UniBo, il progetto vedrà ottantacinque volontari concludere il viaggio delle vittime che la Strage del 2 agosto 1980 ha interrotto

Raccontare la Strage del 2 agosto 1980 terminando i viaggi interrotti da quella fatidica esplosione: questo il progetto “A destino”, nato dall’idea di Sara Berardi, studentessa dell’Università di Bologna, e costruito grazie all’aiuto di Cinzia Venturoli, docente dell’Alma Mater, all’Associazione familiari delle vittime, alla Regione Emilia-Romagna e al Teatro dell’Argine. Dopo otto incontri, i volontari che hanno preso parte al progetto il prossimo 2 agosto partiranno dalla stazione di Bologna per portare a termine i viaggi spezzati delle vittime di quel 2 agosto del 1980.

«L’obiettivo è quello di tenere viva la memoria delle ottantacinque vittime – ha commentato Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione durante la conferenza che si è tenuta in viale Aldo Moro – e lo facciamo per le loro famiglie e per tutti noi. Questo progetto nasce da una riflessione dei mesi scorsi e abbiamo pensato che fosse fondamentale rivolgere il nostro pensiero alle persone che persero la vita in quella occasione. Quello del laboratorio è stato un lavoro grande che ha visto mettere in gioco tanta emotività. Da parte nostra è un progetto in cui crediamo molto. Quelle persone alla stazione stavano raggiungendo dei luoghi che facevano parte della loro vita: famiglia, lavoro. Il progetto racconta la vita delle vittime attraverso 85 volontari che prenderanno un treno e raggiungeranno le destinazioni che le vittime non hanno mai raggiunto. Pensiamo che questo abbia un valore molto forte. Quest’anno si sono aggiunte altre condanne e per questo bisogna continuare ad indagare. È necessario che si faccia piena luce su uno dei momenti più drammatici della nostra storia».

Vittime della Strage del 2 agosto, persone come noi

«L’assemblea legislativa della Regione ci è a fianco del lavoro dell’associazione – commenta Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione familiari delle vittime – non solo quello fatto in questo caso, ma per esempio quello che si fa nelle scuole. Vogliamo spiegare e raggiungere la conoscenza su ciò che è successo. La formazione è importante e quella dei nostri ragazzi deve essere completa. Questo progetto fa seguito ad altri progetti già portati avanti con la Regione. Prima abbiamo descritto chi erano quelle ottantacinque persone, le loro passioni, i loro sogni. Poi si è arrivati al progetto “A destino”. Un progetto che vorrebbe vedere cosa sarebbe successo se queste persone fossero arrivate a destinazione. Questa idea è venuta fuori da una studentessa di Cinzia Venturoli, Sara Bernardi. È la seconda, la terza o la quarta generazione che si inserisce in un progetto e dà vita ad un altro progetto. Vuol dire che abbiamo lavorato bene e abbiamo tramandato qualcosa. Per farlo, abbiamo cercato i volontari che si recheranno alle mete: in Puglia, in Germania, a Bologna, al mare. Saranno parecchi step che si chiuderanno in una rappresentazione teatrale. Con questo vogliamo mantenere viva la memoria su questa strage e mantenere vive le persone morte in questa strage. Erano persone come noi. Credo che questo vada sottolineato: l’unica differenza tra noi e loro era solo il fatto di essere o non essere lì. Sottolineare questo significa dare forza alle persone che sono morte. Non sono numeri o nomi scritti su una lapide, ma persone come noi. Con sogni come noi – più della metà delle vittime non aveva neanche 40 anni – e aspirazioni come le nostre. Un partner è il Teatro dell’Argine che ci aiuterà nella preparazione dello spettacolo. È un progetto sicuramente ambizioso a cui si è arrivati anche grazie al lavoro della associazione e la Regione, in questo, ci ha sempre aiutati tantissimo».

"A destino": come nasce il progetto che termina il viaggio delle vittime

Presente anche Cinzia Venturoli, docente dell’Alma Mater, che ha raccontato la nascita di questo prrogetto: «Da anni sono docente a contratto al dipartimento di Scienze della formazione e a modo mio parlo sempre della Strage. In questa occasione, dopo l’esame, Sara – la studentessa che ha ideato il progetto – mi ha detto “Ma nessuno ha mai pensato a far finire quei viaggi? La morte violenta interrompe le vite ma noi dovremmo donar loro la pace”. Ho raccolto questa idea e insieme al teatro e al dipartimento abbiamo dato vita al progetto. Il diritto alla verità è un diritto umano incredibile. Per vivere in democrazia dobbiamo veder riconosciuto questo diritto. Il diritto alla verità è quello che cerchiamo nei tribunali ma non solo e lo abbiamo solo se lo chiediamo. Lavorare anche su questo, su chi erano le vittime e far vedere cosa ci ha tolto la strage, diventa in questo senso molto importante».  

La fase artistica del progetto è stata curata da Micaela Casalboni del Teatro dell’Argine: «Rivedendo le immagini degli incontri vedo tanti sorrisi delle persone che hanno preso parte al progetto. Anche se si racconta una strage tra le più terrificanti della nostra storia, si condividono momenti di conforto e di gioia. L’idea avuta dalla studentessa è rituale, civile e teatrale, perché il teatro è rito. Il teatro è un luogo di ritrovo per parlare di sé e riconoscersi. L’azione più importane che andiamo a fare è quella proposta da Sara Berardi. Abbiamo scoperto che quando un treno arriva a destinazione si dice che arriva “a destino”. Attorno a questa idea non ci è venuto in mente di fare una performance, ma siccome siamo una compagnia in cui il teatro diventa strumento di cittadinanza attiva e di partecipazione, ci siamo detti di costruire un cammino da fare insieme ai cittadini. Hanno aderito davvero tante persone e la voglia dei partecipanti è stata commovente. Il processo volevamo che informasse – perché non tutti conoscono bene la storia – ma contemporaneamente abbiamo chiesto ai partecipanti di fare esercitazioni di scrittura e di teatro. Si è creata molta empatia all’interno del gruppo».

«L’azione finale saranno i viaggi: i partecipanti concluderanno i viaggi delle vittime, prendendo un treno o qualsiasi altro mezzo dovessero prendere, e partiranno portando con sé il cammino fatto in questi otto incontri. Con loro avranno una valigia bianca in cui ci saranno i piccoli testi scritti nel percorso più un altro testo finale. Ogni partecipante poi metterà nella valigia un suo oggetto personale. Quando arriveranno “a destino” consegneranno la valigia ad un passante in modo casuale, anche se qualcuno da altre città ha saputo del progetto e ha detto che aspetterà i volontari. Dopodiché, su un sito che è ancora in costruzione, a scaglioni comparirà un’immagine del luogo di arrivo con il nome della stazione o della strada in cui i partecipanti saranno arrivati e ci sarà un audio del volontario che legge il testo scritto durante il laboratorio. In tutto saranno ottantacinque. Tra i partecipanti ci sono anche sette bambini, due di questi arrivati fino in fondo al percorso e che quindi parteciperanno all’atto finale».

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