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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Strage 2 agosto, in Procura dossier sui mandanti: "Elementi certi e concreti"

Tra gli elementi di novità contenuti nel dossier, il rinvenimento di una corrispondenza che prova l’ospitalità data nel 1984 in Paraguay dal leader ordinovista Massagrande a Licio Gelli (già condannato per il depistaggio) e l’interesse ad un incontro con Gelli mostrato, in questa occasione, da Paolo Marchetti e Rita Stimamiglio...

E’ un dettagliato dossier sui mandanti quello depositato ieri alla Procura di Bologna dall’Associazione familiari vittime della strage del 2 agosto 1980. “E’ il risultato”, ha dichiarato il presidente Paolo Bolognesi “di un lungo e approfondito lavoro di ricerca e analisi incrociata di migliaia di pagine di atti giudiziari di processi per fatti di strage e terrorismo dal 1974 ad oggi che identifica mandanti, complici e strutture clandestine che si servirono della violenza stragista per finalità di politica interna. Elementi certi, concreti che consegniamo ai magistrati”.

I “dati raccolti”, si legge nel documento “non risultano essere stati correlati tra di loro e, comunque, sottoposti ad alcuna elaborazione finalizzata a percepirne la portata probatoria o indiziante in relazione alla strage” e sulla base dei quali l’Associazione prospetta alla Procura della Repubblica una serie di elementi gravemente indizianti nei confronti di varie persone che hanno agito, anche in concorso fra loro, per il reato di strage, insurrezione armata contro i poteri dello Stato e guerra civile con l’aggravante, per i militari, del reato di alto tradimento.

L’Associazione, inoltre, chiede la revoca del provvedimento di archiviazione relativo alla posizione del terrorista Gilberto Cavallini e l’invio di tutta la documentazione depositata alla Direzione Nazionale Antimafia e alle Commissioni parlamentari d’inchiesta sull’uccisione di Aldo Moro e Antimafia.
“Ai tempi in cui veniva celebrato il processo di merito per la strage di Bologna – così come per altri analoghi processi “ è scritto “non si aveva la percezione della relazione esistente tra stragi e progetti di rivolgimento istituzionale violento, tant’è che nessun processo, tra i tanti celebrati all’epoca, trattò queste diverse ipotesi delittuose unitariamente. Né si ebbe contezza che i vari progetti di rivolgimento istituzionale fossero (…) portati avanti sulla base di inputs che vedevano protagonisti sempre gli stessi soggetti e le medesime strutture antinsorgenza. La prospettiva di cui si dispone ora è completamente diversa”.

Tra gli elementi di novità contenuti nel voluminoso dossier, il rinvenimento – tra gli atti del processo bis per la strage dell’Italicus – di una corrispondenza che prova l’ospitalità data nel 1984 in Paraguay dal leader ordinovista Elio Massagrande a Licio Gelli (già condannato per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna) e l’interesse ad un incontro con Gelli mostrato, in questa occasione, da Paolo Marchetti e Rita Stimamiglio, le stesse persone che ospitarono – nel gennaio-febbraio 1981 a Padova – Valerio Fioravanti, Francesca Mambro (esecutori della strage) e il terrorista neofascista Gilberto Cavallini. Dato nuovo è anche la relazione del dottor Loreto D’Ambrosio sul ritrovamento, in un covo dei NAR, della parte residua di targa montato sulla Fiat 127 utilizzata il 6 gennaio 1980 dai killer di Piersanti Mattarella e che non risulta essere stata esaminata dai giudici che assolsero per quel delitto Fioravanti e Cavallini né trasmessa ai magistrati di Bologna.

“A distanza di 35 anni”, dichiara Bolognesi “il lavoro di ricerca e analisi svolto dalla nostra Associazione prova che i mandanti non sono più fantasmi della Storia, ma hanno nomi e cognomi. Adesso attendiamo provvedimenti che rendano giustizia non solo alle 85 vittime, ai 200 feriti e ai loro familiari, ma anche al Paese”.

 

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