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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Stazione

2 Agosto 1980: "Io sopravvissuta per miracolo. Evitai un treno troppo affollato..."

La testimonianza di Carla: quel giorno il suo treno era stracolmo, così salì su quello successivo. Si è salvata dalla strage grazie al suggerimento di un facchino, e dice: " Forse il suo nome era Angelo"

A ricordare quel 2 agosto 1980, con il tormento di chi sa di essere scampato miracolosamente alla strage, è una lettrice. Carla ha condiviso con noi un ricordo intimo e toccante, scrivendoci…

Quel che successe il 2 agosto di 31 anni fa è impresso nella mia mente come fosse ieri. Per raggiungere Rimini con il treno, dalla mia città occorreva fare tappa a Milano e così, quel mattino, poco dopo l'alba, mio padre ed io, iniziammo il nostro viaggio verso quella località di mare e di svago che solo un anno prima ci aveva visti ancora famiglia felice. Ora ne mancava una parte importante, mia mamma, venuta a mancare nell'inverno. Mio padre era invecchiato di vent'anni, stanco, claudicante per una malattia che si era acutizzata; io, diciassettenne triste, smarrita. Due anime che cercavano, in qualche modo, di far sembrare tutto normale.
Giunti a Milano, occorreva cercare la coincidenza per Rimini: e la stazione di Milano non è quella di una cittadina di provincia. Papà trascinava ormai il bagaglio, io arrancavo con i rimanenti, quando ci venne incontro quello che allora non portava nomi edulcorati, ma si chiamava e gridava lui stesso:Facchinoooo!! Ci passò a fianco, si fermò, tornò indietro e, affiancandosi con il suo carrello portabagagli, quasi strappò i borsoni a me, poi la valigia a mio padre mentre mi faceva cenno di attendere: caricati i bagagli, guardò mio padre negli occhi e gli disse: "Salga anche lei, le dò un passaggio!" Velocemente raggiungemmo il treno ma, all'epoca, erano affollatissimi, ci si passava i bagagli dal finestrino, per intenderci.

Di nuovo, il nostro Facchino, prese in mano la situazione: c'era un altro treno che sarebbe partito di lì a poco, meno affollato e, forse, avremmo anche potuto trovare un posto a sedere per papà...e via di nuovo, verso l'altro binario, sempre con papà issato sul carrello. Macchè: affollato anche questo, ma era l'ultimo in partenza quella mattina. Ci sistemò a bordo, ci salutò quasi militarmente e...scomparve, esattamente come si era materializzato, mentre ancora lo stavamo ringraziando. Iniziò il viaggio, seduti sulle valige, tra un vagone e l'altro.
Ad un certo punto, il treno rallentò e si fermò in aperta campagna: ma si...siamo alle solite...dovrà passare un altro treno...ufff...che caldo...Il tempo si dilatò all'infinito, e il treno non ripartiva: i passeggeri cominciarono a spazientirsi; del controllore neppure l'ombra, solo il tempo che passava, il caldo insopportabile e una strana sensazione che si impadroniva di noi: perchè eravamo fermi da così tanto tempo? perchè nessuno ci diceva nulla?

E fu così che, ad un giovane militare, venne l'idea di accendere la radiolina che aveva con sè: mettiamo un pò di musica e la smettiamo di brontolare, disse, dando anche un morso al suo panino. Eh già, era passato mezzogiorno ed eravamo fermi lì, sotto il sole, da due ore...La radio non alleviò affatto la situazione, non trasmetteva musica, per niente...! Trasmetteva parole che all'inizio ci furono incomprensibili: stazione.. bomba...Bologna...morti...tanti morti!
Nessuno fiatava più, gli sguardi erano smarriti, non capivamo: BOMBA...MORTI.

Nel pomeriggio il treno ripartì, col suo carico di vacanzieri frastornati, passò vicino a Bologna... Giungemmo a Rimini verso le 22.00 e, quando entrammo nella hall della pensioncina che ci ospitava, il proprietario che ci conosceva da anni, ci abbracciò e pianse: " Pensavo che non vi avrei più rivisti" disse e ci raccontò tutto l'accaduto. Mio padre ed io realizzammo in quegli istanti di essere dei miracolati: l'esplosione aveva investito il treno troppo affollato che il buon Facchino ci aveva evitato.
Chissà, forse il suo nome era Angelo...”

 

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