Processo strage di Bologna, Bellini in aula: "Delitto infame, io non c'entro"
La ex primula nera riprende l'esame dopo l'interruzione per motivi di salute. E nega ogni coinvolgimento
"Nonostante mi abbiate accusato di questo delitto infame che è la strage di Bologna, io rimango un collaboratore di giustizia e non ho interesse ad andare contro di voi. Voi siete convinti di una cosa, io di un'altra". E' tra le frasi pronunciate da Paolo Bellini, coimputato per concorso nel processo bis della Strage di Bologna.
Bellini ha risposto alle domande del procuratore generale Nicola Proto, nel giorno di ripresa della sua testimonianza dopo l’interruzione per motivi di salute di qualche mese fa. Durante l'esame, Bellini ricorda anche di essere stato sottoposto per due volte al regime di protezione testimoni, di essere ancora agli arresti domiciliari, con fine pena "nel 2032 o 2033, se ci arrivo", appunta il reggiano.
Finora, l'audizione dell'imputato ha toccato i primi anni della sua attività criminale, vale a dire la prima metà degli anni '70. Rispondendo alle domande di Proto, Bellini non ha negato di aver fatto parte dell'organizzazione di estrema destra Avanguardia nazionale, sostenendo però -come già fatto in passato- di esservi entrato come infiltrato, su richiesta del padre Aldo, del senatore del Msi Franco Mariani e del leader missino Giorgio Almirante.
"Premetto -dice infatti l'imputato, che colloca questa infiltrazione nel 1971 o nel 1972- che ero infiltrato per conto del senatore Mariani e di Almirante, per cercare di sapere se c'erano persone collegate all'estremismo duro, perché la politica di Almirante si stava incamminando verso una destra diversa, è lui e Mariani erano preoccupati per l'estremismo che si stava formando nella destra". Insieme a Bellini, ma accusati di depistaggio e false informazioni ai pm ci sono Piergiorgio Segatel, Domenico Catracchia. Quintino Spella, altro imputato, è deceduto nel gennaio di quest'anno. (Dire)