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Cronaca

Strage di Bologna, un altro processo: tre gli imputati, l'accusa è di falsa testimonianza

Nuova costola per un procedimento già concluso. Secondo l'accusa gli imputati non avrebbero taciuto o non avrebbero detto la verità alla corte durante le deposizioni di un altro dibattimento

A poche settimane dalla condanna all'ergastolo della primula nera Paolo Bellini, un nuovo processo sta per aprirsi parallelo a quelli sulla Strage di Bologna. 

Saranno processati, con l'accusa di aver testimoniato il falso o di essere stati reticenti nel processo di primo grado sulla strage del 2 agosto 1980 a carico dell'ex Nar Gilberto Cavallini, l'altro ex Nar Luigi Ciavardini- già condannato in via definitiva come esecutore materiale dell'attentato alla stazione di Bologna- Vincenzo Vinciguerra, ex esponente di Ordine nuovo e di Avanguardia nazionale, e Stefano Sparti, figlio di Massimo Sparti (la cui testimonianza fu decisiva per far condannare Francesca Mambro e Valerio Fioravanti come esecutori della strage).

"False deposizioni durante deposizione": si comincia in ottobre

Il rinvio a giudizio dei tre è stato deciso poco fa dal gup bolognese Alberto Ziroldi, che ha quindi accolto le richieste del pm Antonello Gustapane, e la prima udienza del procedimento è stata fissata per l'11 ottobre. Ciavardini, Vinciguerra e Sparti erano finiti sotto indagine per le dichiarazioni rese in aula durante il processo a Cavallini assieme ad altre nove persone, le cui posizioni sono poi state archiviate.

Nel dettaglio, Ciavardini andrà a processo perché, nelle udienze del 9 e 16 maggio 2018, ha "taciuto l'identità del personale medico che lo aveva curato per la ferita riportata durante l'attentato" e "l'identità di coloro, amici di Cavallini, che lo avevano ospitato a Villorba e zone limitrofe tra luglio e agosto 1980, quando non era in casa di Cavallini". Vinciguerra, invece, è ritenuto reticente perché non ha voluto fare i nomi delle persone da cui seppe di "un eventuale collegamento di Fioravanti e Cavallini tra il gruppo veneto di Fachini e i gruppi romani e di Tivoli di Signorelli e Calore".

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A Stefano Sparti, infine, vengono contestati vari passaggi della testimonianza resa il 12 dicembre 2018, caratterizzata da numerosi "non ricordo". Tra questi, l'accusa ricorda quello relativo alla visita in ospedale al padre tre giorni prima della morte di quest'ultimo, ospedale del quale Stefano Sparti "non sapeva nè dove fosse e come si chiamasse".

E in quell'occasione, ricordava poi la Procura, quando l'odierno imputato chiese al padre "perché avesse testimoniato il falso sulla strage ('Fioravanti e Mambro erano alla stazione in abiti da turisti tedeschi')", quest'ultimo, "che aveva dolori lancinanti, soffrendo le pene dell'inferno, gli aveva risposto che 'non potevo fare altrimenti e l'ho fatto per voi'". C

ommentando il rinvio a giudizio del proprio assistito all'uscita dall'aula, il legale di Sparti, Alessandro Pellegrini, spiega di non essere sorpreso della decisione del gup, e annuncia che "in dibattimento chiederemo l'escussione di numerosi testimoni che afferiscono alla vicenda di Massimo Sparti, che è la pietra angolare del processo sulla strage e secondo noi ha deposto il falso".

Tra le persone di cui la difesa intende chiedere la testimonianza ci sarà Francesco Ceraudo, già direttore del centro clinico penitenziario di Pisa, secondo cui la scarcerazione di Massimo Sparti, avvenuta grazie ad un certificato medico falso, sarebbe stata il prezzo della sua testimonianza contro i Nar. La sua testimonianza fu richiesta dalla difesa, senza successo, anche nel processo a Cavallini, e ora Pellegrini intende fare un nuovo tentativo, con l'obiettivo di "dimostrare la falsità delle dichiarazioni rese all'epoca da Massimo Sparti", e di conseguenza l'autenticità della testimonianza del figlio. (Ama/ Dire)

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