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Cronaca

Strage di Bologna, al processo bis l'analisi dei flussi di denaro dei presunti mandanti

15 milioni di Euro che secondo la procura generale passarono di mano in mano. Tutto nato dal cosiddetto 'appunto Bologna'

Altro round di udienze per il processo sulla strage di Bologna, che vede sul banco degli imputati Paolo Bellini Domenico Catracchia e Piergiorgio Segatel, ma che incidentalmente ha ricominciato a toccare tutto il filone sui presunti mandanti della bomba alla stazione.

Nelle due udienze di oggi, una al mattino e una al pomeriggio, si è parlato dei milioni di dollari sottratti al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e transitati sui conti del capo della P2 Licio Gelli, del suo prestanome e cassiere Marco Ceruti e del suo braccio destro, Umberto Ortolani, e poi in parte utilizzati per finanziare l'attentato.

I movimenti di denaro sono stati analizzati in Corte d'Assise dal capitano della Guardia di finanza Cataldo Sgarangella. In particolare, Sgarangella ha ricostruito il flusso di denaro, pari a circa 15 milioni di dollari, documentati dal cosiddetto appunto 'Bologna', trovato nel portafogli di Gelli al momento del suo arresto a Ginevra nel settembre del 1982.

Un flusso di milioni, i conti in Svizzera

L'operazione finanziaria, secondo gli investigatori, può essere suddivisa in tre tranche, a partire dal febbraio del 1979. Una prima parte di 9,6 milioni di dollari transitò sui conti 'Tortuga' e 'Bukada' della banca Ubs di Ginevra, formalmente intestati a Ceruti. Altri 3,5 milioni furono incassati da Gelli e Ortolani a titolo di provvigione, e infine 1,9 milioni furono trattenuti da Gelli e depositati in una filiale dell'Ubs sul conto corrente 525779 X.S., lo stesso menzionato sul frontespizio dell'appunto 'Bologna', per recuperare somme anticipate dal Venerabile prima della distrazione dei 15 milioni.

Confrontando le somme riportate nel documento 'Bologna' con altri due documenti sequestrati nel 1981 nella villa di Gelli a Castiglion Fibocchi, gli investigatori hanno concluso che da una parte del denaro, pari a cinque milioni di dollari, fu preso il milione di dollari che, stando alla ricostruzione fatta dagli inquirenti, fu consegnato da Gelli a Ceruti tra il 20 e il 30 luglio 1980, e poi finì agli attentatori.

Nell'appunto di Bologna sono indicate anche le somme di 850.000 e 20.000 dollari che, secondo la Procura generale, finirono rispettivamente a Federico Umberto D'Amato (ex capo dell'Ufficio Affari riservati del ministero dell'Interno, indicato come 'Zaff', abbreviazione di 'Zafferano') e a Mario Tedeschi, direttore de 'Il Borghese' e parlamentare del Msi. Entrambi, secondo gli inquirenti, furono tra i mandanti, organizzatori e finanziatori della strage assieme a Gelli e Ortolani, anche se nessuno dei quattro è a processo in quanto sono tutti deceduti da tempo. (Dire)

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