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Cronaca

Strage di Bologna, depositata la perizia: "Frammenti Fresu potrebbero essere di altre vittime"

Si contestualizza meglio l'indiscrezione uscita nei giorni scorsi su una possibile 86esima vittima. Le paerti del corpo 'scomparso' di Maria Fresu potrebbero essere del pari state tumulate nelle altre bare degli altri deceduti

"Le analisi del Dna hanno stabilito che i resti esumati, in particolare una mano ed una parte di volto con scalpo, non appartengono a Maria Fresu", i cui resti potrebbero essere stati "ripartiti in altre bare" e che, attualmente, è di fatto impossibile ritrovare.

Tuttavia, nell'integrazione alla loro perizia chimico-esplosivistica, depositata ieri, gli esperti Danilo Coppe e Adolfo Gregori, incaricati dalla Corte d'Assise di Bologna nell'ambito del processo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 a carico dell'ex Nar Gilberto Cavallini, non arrivano a ipotizzare l'esistenza di un'86esima vittima dell'attentato.

Questo perché, spiegano, i resti riesumati lo scorso marzo nel cimitero di Montespertoli, pur non essendo di Maria Fresu, potrebbero appartenere ad altre vittime della strage.

All'epoca, scrivono i periti, "la foga (giustificata) di cercare qualcuno vivo, ha prodotto azioni che hanno sicuramente determinato la dispersione ed il mescolamento di parti organiche" ed è quindi "estremamente probabile che parti di corpi dilaniati siano stati proiettati in prossimità di altri corpi e ciò ha sicuramente indotto chi raccoglieva i resti ad accomunarli", come dimostra anche "il fatto di aver trovato frammenti ossei umani nelle macerie di Prati di Caprara".

Nel dettaglio, "mano e volto esumati appartengono a due donne diverse, ma nessuna delle due riconducibile a Fresu", e dall'esame dei documenti dell'epoca relativi alle 41 vittime di sesso femminile "possiamo concordare con le conclusioni cui pervenne il professor Giuseppe Pappalardo in merito ai resti umani relativi alla mano, definiti come compatibili con 'un soggetto femminile di giovane età e di piccola statura'". Una descrizione che "si attanaglia benissimo a quella dei resti di Antonella Ceci".

La mano, aggiungono, potrebbe eventualmente appartenere, "tra le sopravvissute, anche a Teresa Toschi, seppur di età nettamente superiore, per la quale cui si parla genericamente di 'spappolamento della mano'". In relazione allo scalpo e alla maschera facciale ritenuti appartenenti, a torto, a Fresu Maria, "sempre in base a quanto risulta dalle, a volte sommarie, descrizioni effettuate al tempo nei verbali di ricognizione esterna", Coppe e Gregori scrivono che "si possono elencare sette vittime che presentavano deformazione dell'ovoide cranico con perdita di sostanza, mai meglio specificata dal punto di vista identificativo (Flavia Casadei, Franca Dall'Olio, Berta Ebner, Enrica Frigerio, Livia Olla, Margret Rohrs e Vincenziana Sala)".

Un dato, secondo i periti, è comunque certo, vale a dire che Fresu "non era, al momento dell'esplosione, a fianco dell'amica sopravvissuta (Silvana Lancillotto)", a differenza di quanto quest'ultima "testimoniò a suo tempo, sicuramente in buona fede". Infatti, spiegano, "sarebbero bastati pochi secondi (tre-cinque) di distrazione dell'amica affinché Maria Fresu attraversasse la sala d'aspetto e si portasse dentro i cinque-sette metri dall'ordigno".

Il volto con scalpo rinvenuto, proseguono, "doveva essere di una donna sempre all'interno dei cinque-sette metri, e se è vero che tale volto è stato trovato sui binari, è anche evidente che il corpo ad esso appartenuto era in linea col muro divisorio della sala d'attesa rispetto alla banchina ferroviaria". Peraltro, chiosano Coppe e Gregori, "sul volto rinvenuto non c'erano tracce evidenti di combustione". Certamente, concludono i periti, "per ritrovare le parti della povera Maria Fresu non ci sono soluzioni oggi praticabili". (Ama/ Dire)

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