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Processo di appello

Strage di Bologna, la difesa di Cavallini chiede di annullare la sentenza di primo grado. La Corte rinvia | VIDEO

Secondo gli avvocati dell'ex Nar, condannato all’ergastolo il 9 gennaio 2020, alcuni giudici popolari avrebbero superato l'età massima di 65 anni. Di parere opposto la Procura Generale e le parti civili. Si attende il pronunciamento della Cassazione

Per alcuni può risultare un cavillo, ma gli effetti potrebbero essere notevoli sulla sentenza di primo grado a Gilberto Cavallini, l’ex Nar condannato all’ergastolo il 9 gennaio 2020 per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, che provocò 85 morti e 200 feriti.

La questione sollevata dalla difesa

Oggi ha preso il via il processo di secondo grado davanti alla Corte d’Assise d’appello e a tener banco è stata una questione sollevata dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Alessandro Pellegrini e Gabriele Bordoni che chiedono la nullità della sentenza di primo grado e, di conseguenza, che si rifaccia il processo. Secondo la difesa, due giudici popolari e due supplenti hanno compiuto gli anni durante il dibattimento (durato dal marzo 2018 al gennaio 2020) e alla deliberazione finale, superando il limte dei 65 anni di età. A loro avviso, quindi, al di fuori dai requisiti di legge.

Le ragioni dell'accusa

Ma questa eccezione è stata oggi respinta in aula dal procuratore generale facente funzioni Lucia Musti e dal sostituto pg Nicola Proto, e pure dalle parti civili, secondo i quali invece un giudice popolare deve avere meno di 65 anni nel momento in cui assume l’incarico, e non durante il dibattimento. Secondo l'accusa, infatti, che ha citato sentenze della Cassazione del '67 e del 2004, oltre che i lavori preparatori della legge del 1951 (dove si sottolinea che "il requisito dell'età si riferisce al momento in cui deve essere costituito il collegio"), "l'ultimo controllo che il legislatore prevede per questo requisito dell'età avviene in sede di estrazione delle liste e presa di possesso dell'incarico, dopo non c'è più possibilità, per questo motivo, di sostituire il giudice popolare".

Udienza rinviata al 18 maggio

La questione in realtà non riguarda soltanto il processo di appello a Cavallini. Il mese scorso due diverse Corti d’assise d’appello (Palermo e Messina) hanno annullato la condanna di imputati accusati di reati gravissimi sul presupposto che due giudici popolari avevano superato i 65 anni di età al momento della sentenza. Riguardo al caso di Palermo, dopodomani si pronuncerà la prima sezione della Corte di Cassazione. Per questo motivo, la Corte d’Assise di appello di Bologna si è riservata di decidere alla prossima udienza, già fissata per il 18 maggio.

La Procura Generale: "Attendiamo la Cassazione"

“Chiediamo il rigetto delle eccezioni, siamo assolutamente convinti della bontà delle nostre ragioni, attendiamo la pronuncia della prima sezione della Corte di Cassazione tra due giorni", ha dichiarato Musti. "Per il resto ci tengo a sottolineare che anche i profili di costituzionalità che abbiamo affrontato oggi - ha aggiunto procuratore generale facente funzioni - sono assolutamente seri, quindi il profilo della ragionevole durata del processo e il principio del giudice naturale precostituito per legge, cioè che ogni cittadino ha il diritto di sapere in anticipo qual è il giudice che lo giudicherà, quindi le regole sono stabilite prima per tutti, sono due principi importanti". 

L'avvocato Speranzoni: "Così a rischio centinaia di processi"

“Il giudice popolare deve avere meno di 65 anni nel momento in cui assume l’incarico e non durante il processo. Questo secondo noi è un dato pacifico. Chiaro, ci sono questioni delicatissime connesse a questa vicenda, se così fosse verrebbero annullati decine forse centinaia di processi pendenti e non definiti con competenza di Corte di assise, quindi reati di omicidi, di mafia, reati gravissimi. Noi siamo attenti a cosa accadrà in Cassazione tra 48 ore, sarebbe un fatto altamente pregiudizievole per il processo Cavallini e per altri processi in Italia”, ha detto l’avvocato dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto Andrea Speranzoni.

I parenti delle vittime: "Eccezione di nullità questione di lana caprina"

Per l'Associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980 "questa eccezione di nullità non è altro che un ultimo disperato tentativo di evitare di affrontare il processo di appello. Viene proposta una questione di lana caprina, che non aveva posto dubbi interpretativi per 72 anni, e che permetterebbe all'imputato di sfuggire dal processo". L'Associazione, inoltre, "manifesta grande preoccupazione per le parole espresse dall'odierno ministro della Giustizia Carlo Nordio, il quale nel question time in Parlamento del 16 febbraio scorso affermava falsamente esistere una pronuncia a Sezioni Unite in materia e l'esistenza di una giurisprudenza costante, che in realtà non esiste".

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