Strage istituto Salvemini: oggi Bologna ricorda i suoi '12 fiori recisi'
Avevano appena 15 anni e sono morti tra i banchi di scuola, esattamente 21 anni fa, colpiti da un veivolo militare schiantatosi contro l'edificio. Lembi: 'Di aerei in esercitazione in tempo di pace ne sono caduti ancora'. I familiari si sono adoperati affinchè la legge cambi
Una mattina di 21 anni fa un aereo si schiantò contro l'istituto tecnico Salvemini: colpì la classe 2ª A, uccidendo sul colpo dodici studenti quindicenni e ferendone gravemente quattro e l'insegnante. Il combustibile fuoriuscito prese fuoco, incendiando l'edificio. Vi furono 88 ricoveri, e 72 feriti riportarono invalidità permanenti in misura variabile tra il 5 e l'85 per cento. Fu una strage, che segnò la nostra città per sempre. Bologna non dimentica e oggi, nel giorno della ricorrenza dal terribile evento, ricorda le vittime con una cerimonia commemorativa presso la Casa della Solidarietà “A. Dubcek” – Aula della Memoria di Casalecchio di Reno.
Ieri, durante la seduta del consiglio comunale la presidente Simona Lembi ha voluto rivolgere il suo pensiero a Laura, Deborah, Sara, Laura, Tiziana, Antonella, Alessandra, Dario, Elisabetta, Elena, Carmen, Alessandra, che da quel giorno a scuola non hanno più fatto ritorno, giovani vite recise.
L'INCIDENTE. Era il 6 dicembre 1990, in mattinata un Aermacchi dell'Aeronautica decolla dall'aeroporto di Verona Villafranca per un'esercitazione militare. Tra Venezia e Bologna si verifica quella che in gergo si chiama ‘piantata motore’. Il pilota decide di puntare sull'aeroporto di Bologna che non conosce; prova un atterraggio nel nostro aeroporto, che non riesce; l'aereo riprende quota, poi non risponde più ai comandi. Bruno Viviani si lancia e il velivolo lasciato a se stesso finisce nella 2a A: muoiono 11 ragazze, un ragazzo e rimangono ferite un'ottantina di persone con gradi di invalidità riconosciuta fino all'85%.
LEMBI: IL RISCHIO ANCORA ESISTE. 'Sono passati 21 anni da quella strage e ogni anno si rinnova il rischio che questa diventi una strage dimenticata - ha ammonito la presidente del Consiglio comunale Simona Lembi -: niente servizi segreti deviati, niente armadi con documenti nascosti, ogni grado del processo esperito. Ma ricordare quella strage è doveroso, anche se, certo, ci sono diversi modi. Il primo è di considerare quella strage fatalità. È successo. Non ci resta altro che allargare le braccia, considerare quello un prezzo da pagare per essere difesi e sperare che non accada più. Ha provato quella tesi ad insinuarsi nei primi anni dopo la strage. Intanto, dopo il Salvemini, di aerei militari in esercitazione in tempo di pace ne sono caduti ancora; uno per tutti: il Cermis, ma l'elenco sarebbe lungo. Oppure, si possono ricordare le parti peggiori di quella che un noto giornalista definì, al tempo, una pessima lezione di educazione civica: l'Avvocatura di Stato (preposta a difendere organismi dello Stato) che difende l'Aeronautica e non la scuola e soprattutto le motivazioni della sentenza finale: “il fatto non costituisce reato” che per alcuni può sembrare una formula di rito, ma che per il Salvemini significò che la giustizia italiana non riuscì ad individuare alcun responsabile per la morte di 12 studenti che stavano seduti sul loro banco di scuola. Quindi nessuno pagò per quella stage. Ma c’è un terzo modo per ricordare la strage del Salvemini - ha continuato Lembi - e cioè quello di riconoscere che i famigliari delle vittime in primis, le istituzioni locali, le comunità locali, la scuola, sono riuscite a trasformare un lutto che poteva legittimamente rimane un fatto privato in un impegno pubblico e quindi: quella scuola è diventata sede dell'associazionismo di Casalecchio, oggi anche della Protezione Civile; ci si è adoperati per mettere a punto proposte di legge per regolamentare fuori dai centri abitati le esercitazioni militari in tempo di pace; si è costituito un centro per le vittime di reato e calamità, per restituire alla vittima non il ruolo di questuante di servizi, ma lo status di vero e proprio soggetto di diritti".