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Cronaca

Ustica, 42 anni dopo, Bonfietti: "Fu atto di guerra, ancora provocazioni contro la verità e contro Bologna"

Sono passati 42 anni e i parenti delle vittime chiedono ancora ai giudici una parola definitiva sulla tragedia del 27 giugno del 1980, quando l'aereo Itavia decollato da Bologna e diretto a Palermo precipitava nelle acque di Ustica, uccidendo 81 persone

Il 1980 fu l'annus horribilis per eccellenza a Bologna. La sera del 27 giugno del 1980, l'aereo Itavia decollato da Bologna e diretto a Palermo precipitava nelle acque di Ustica, uccidendo 81 persone, tra equipaggio e passeggeri. Poco più di un mese dopo, scoppio la bomba alla stazione. 

Come riferisce la Dire, sulla strage "è il momento di chiedere ai giudici una parola definitiva e di chiedere, allo stesso tempo, un impegno forte e chiaro al Governo e alla diplomazia affinché forniscano agli inquirenti ogni tipo di informazione dagli Stati amici e alleati che avevano aerei in volo quella sera", ha dichiarato oggi la presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime, Daria Bonfietti, nell'aula del Consiglio comunale, dove tengono le celebrazioni per il 42esimo anniversario della tragedia. Su questa vicenda "è sempre sceso un muro di silenzi, menzogne e depistaggi - afferma Bonfietti- ma bisogna fare i conti, in maniera definitiva, con quella che è sempre stata una ferita profonda alla dignità di un Paese". All'epoca uomini delle istituzioni parlarono di "cedimento strutturale" quando invece "tutto era chiaro fin dalle prime ore", continua la presidente: fu "propriamente un atto di guerra, di fatto e non dichiarata". Eppure "nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto", aggiunge Bonfietti. La presidente sottolinea il "lungo impegno per la verità e la memoria" portato avanti dall'Associazione, rilevando come "i parenti sono qui ancora una volta, dopo 42 anni, numerosi".

27 giugno 1980: il Museo della Memoria di Ustica

"Evidentemente il tema di Ustica e della strage fa paura, fa paura che come per la strage del 2 agosto - commenta il sindaco Matteo Lepore - si arrivi a sentenze in cui vengano indicati anche i mandanti o gli autori materiali. Ogni volta che si arriva vicino a qualche sentenza o alla verità, ecco che spuntano i soliti depistatori che questa città rigetta al mittente". L'arma più potente che in questi 42 anni "siamo riusciti a portare avanti insieme è stata quella di costruire intorno alla vicenda di Ustica una comunità sempre più grande, sempre più consapevole", afferma poi Lepore in aula, per fare sì che "la nostra Repubblica possa scrivere tutte le parole che servono in questa vicenda e che si possa restituire innanzitutto ai familiari, alle vittime e a tutti noi, verità e giustizia. Le parole che servono ancora non sono state scritte tutte. O meglio, noi ogni anno dobbiamo ricordare che sono state scritte parole importanti, che ci raccontano cosa è successo nei cieli di Ustica quel giorno". E' la verità "sancita dai Tribunali grazie al lavoro dei magistrati e di persone che hanno condotto seriamente il loro dovere. Mentre un'altra parte dei rappresentanti dello Stato- aggiunge il sindaco- lavorava per occultare quello che era successo, per depistare". Proprio il depistaggio è "uno dei crimini più odiosi che si possa perpetrare nei confronti dei cittadini. Purtroppo Bologna lo sa sulla propria pelle. Il depistaggio è un reato che ha colpito più volte la nostra città", ricorda Lepore. 

Si sono consumate "infinite provocazioni", queste sono operazioni "che oggi dobbiamo spazzare via", continua Bonfietti a commento dell'iniziativa dell'Associazione per la verità sulla strage di Ustica e delle affermazioni del generale Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, secondo il quale l'aereo sarebbe precipitato a causa di una bomba. "E' stato affermato qui a Bologna, in un convegno, che si nasconde la verità - afferma Bonfietti - e non è davvero più accettabile che qualcuno abbia ancora l'ardire di raccontare menzogne". A questo proposito, "voglio segnalare che queste persone, tra l'altro, chiedono il sequestro del Dc9 volendo appositamente ignorare che il relitto, come tante altri parti dell'aereo, è qui a Bologna in custodia giudiziaria dal 2006, quindi sempre e comunque a disposizione della magistratura che sta indagando", cioè la Procura di Roma. "Si fanno provocazioni contro la verità e la città: la richiesta di sequestro del relitto è un chiaro attacco al Museo della memoria e alle nostre iniziative". Bisognerebbe chiedere a queste persone "perchè continuano a rigirare il dito nella piaga, non capisco a cosa e a chi serva. Noi, poichè siamo in uno Stato di diritto - aggiunge Bonfietti  - diciamo solo quello che dei magistrati, purtroppo dopo troppo anni, hanno saputo scrivere. Il resto è fantasia, menzogna, depistaggio".

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