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Gianluca Notari

Collaboratore Cronaca

Il lato bello della protesta

L’importanza di manifestare (nonostante il blocco del traffico), nel segno di legalità e giustizia

Ci sono teorie per cui le conquiste si ottengono con la lotta, altre invece per cui l’azione è sempre deprecabile. Ma è pacifico che manifestare è un diritto inalienabile, garantito dalla ragione prima e dalla Costituzione poi. 

La manifestazione rappresenta l’eccezione al tran-tran quotidiano, è colorata, è piena di musica e soprattutto, come nel caso della street parade di sabato scorso, non nuoce a nessuno. Pazienza se il traffico ha subito le variazioni del caso e se qualcuno ha fatto tardi all’aperitivo del sabato sera.  La democrazia è garantita anche da momenti come questo, in cui diecimila persone, giovani e giovanissimi la maggior parte, alzano la mano per dire ‘no’.

Di proteste colorate

Le manifestazioni - quando non sfociano in atti violenti o vandalici - sono una benedizione, sempre e comunque. È importante che avvengano manifestazioni di questo tipo anche per mostrare al paese che la radicalità a cui spesso ci si appella esiste, è colorata ed è rumorosa. I giovani di cui spesso si parla sono anche questa cosa qui, così come può esserlo ‘la parte sfiduciata del paese’ che fa registrare tassi di astensionismo in continuo crescendo: go big or go home, direbbero oltreoceano. 

E pazienza anche se qualcuno cresciuto troppo in fretta ha dimenticato la vitalità di essere giovani. Le nuove generazioni devono per forza rompere con il passato: la protesta dentro i canoni di quanto già fatto non è una protesta, ma è sistema, e se il sistema non piace è giusto allora trovare nuove vie.

C’è poi il lato colorato di tutta la vicenda: è entusiasmante vedere turisti e bambini felicemente sorpresi nel trovare una parata colorata e rumorosa che sconquassa il grigiore di un dicembre freddo e piovoso come non se ne vedevano da anni. Telefoni alzati al cielo come ostie per benedire un momento difficile da dimenticare.

Legalità e giustizia

Il sindaco Matteo Lepore, con un post su Facebook, ha fatto un legittimo richiamo alla legalità: “Di tutti questi danni abbiamo raccolto immagini e documentazione. Seguirà puntuale denuncia verso chi ha organizzato e sia stato individuato a compiere atti contro la città. Ultimamente assistiamo ad atti di violenza ripetuta, perpetrati da soggetti e gruppi ormai ben chiari e identificati. Costoro in ogni occasione violano norme, imbrattano muri, insultano la comunità. Anche ieri si sono infilati nel lungo corteo e hanno scatenato la loro idiozia. La misura è colma e mi aspetto che le autorità agiscano per quanto di loro competenza” scrive Lepore. Mi sembra banale dire che, in quanto sindaco, il suo richiamo alla legalità sia sacrosanto. Ma solo pochi giorni fa, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria all’Arcivescovo Zuppi, è stato lo stesso sindaco Lepore a sottolineare l’importanza della diversità di opinione, anche se espresse con vigore. Questo, ovviamente, non giustifica “gli atti di violenza ripetuta” denunciati dal sindaco (anche se, in questo caso, di violenza non ve n’è stata). Ma questa frase indica la via da seguire: per una politica più organica e per un dibattito più produttivo, è bene tenere presente e cercare di includere tutte le forze in campo, anche quelle che protestano contro il decreto anti-rave. Che escludere qualcuno per le proprie idee non ha mai portato a nulla di buono.

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