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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Sucidio in carcere, i sindacati Polpen: 'Siamo stufi di denunciare, è una sconfitta per lo Stato'

"E' sempre una sconfitta per lo Stato quando un detenuto o un operatore carcerario si toglie la vita"

"E' sempre una sconfitta per lo Stato quando un detenuto o un operatore carcerario si toglie la vita". Cosi a Bologna Today Giuseppe Merola, segretario del Sinappe - Sindacato di Polizia Penitenziaria dopo il suicidio al carcere della Dozza di Stefano Monti, 59 anni, in attesa della sentenza dopo la riapertura del caso dell'omicidio del buttafuori del Tnt Valeriano Poli.

Di fronte a casi come questo viene da chiedersi come scorre la vita in carcere, se alcuni detenuti abbiano bisogno di maggiore e supporto: "Esistono percorsi dedicati e assistenza psicologica, ma da tempo denunciamo il sovraffollamento, ripetiamo la situazione di malessere generale, che incide sia sulla popolazione detenuta, sia sugli operatori di Polizia penitenziaria, per non parlare dell'organizzazione del lavoro" e aggiunge "oltre al secondo piano giudiziario, anche l'infermeria ormai versa in uno stato emergenziale. Vi sono alloggiati detenuti che non necessitano di cure, perché non ci sono posti nei reparti detentivi". 

"Siamo stufi di ripetere sempre le solite cose, sovraffollamento, carenza di personale ... - ha detto Salvatore Bianco della FP CGIL raggiunto telefonicamente da Bologna Today - come si fa a entrare in certe situazioni? Quando accadono certi episodi non possiamo che ribadire le necessità strutturali. In questo caso non me la sento di dire che se ci fossero meno detenuti o più personale non sarebbe accaduto".

Stefano Monti venne arrestato nel giugno scorso, dopo una svolta investigativa che aveva portato a isolare il suo Dna in una scarpa, indossata dalla vittima, e risultata pulita il giorno prima dell'omicidio.

Al carcere Rocco D'Amato, che i bolognesi conoscono come "della Dozza" entro al massimo due anni verrà costruito un nuovo padiglione, oltre all'apertura di una sezione dedicata alle detenute con figli, ma sarebbe necessaria una "cospicua immissione di personale", altrimenti "si rischia la paralisi", aveva fatto sapere Fp-Cgil di Bologna in una lettera inviata alla direzione del carcere, al Provveditorato regionale e al capo del personale del Dipartimento penitenziario nazionale.

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