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Cronaca

Suicidio alla Dozza, il Garante: "Serve controllo degli altri detenuti"

Un cinquantenne si sarebbe impiccato con alcuni indumenti. I sindacati: "Qui dentro è una polveriera, ed

Un uomo, 53enne di origini est europee, si è tolto la vita nella tardo pomeriggio di giovedì. La notizia arriva da fonti sindacali ed è stata confermata più tardi da una nota del Garante dei detenuti Antonio Ianniello, che sprona ad applicare i protocolli anti suicidi, se necessario coinvolgendo anche gli altri detenuti, con progetti pilota.

Quanto al detenuto in questione, ricorda il Garante, "Da circa un mese aveva fatto ingresso in carcere a Bologna, in ragione della revoca di una misura alternativa alla detenzione, e prima della fine di questo anno avrebbe terminato di espiare la pena". Secondo quanto appreso, il 53enne "aveva palesato accentuate difficoltà di adattamento alla condizione di detenzione - anche nel corso delle precedenti carcerazioni in altri istituti penitenziari - in ragione di patologia psichiatrica per la quale era seguito".

Interviene il Garante

Oltre a tutti gli storici problemi sopportati nel carcere bolognese ("permanente condizione di sovraffollamento, carenze di organico, precaria qualità della condizioni detentive, complesse e difficili condizioni di lavoro"), Ianniello pone l'accento sul "verificare lo stato di applicazione a livello locale del piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie in carcere".

Nel farlo, una delle soluzioni potrebbe essere una sperimentazione "in cui proprio alcune persone detenute sono state selezionate e formate per assicurare una funzione di sostegno per le altre persone a rischio, avendo il compito di allertare i medici e gli operatori penitenziari quando si riescono a intercettare situazioni di allarme circa lo stato emotivo-psicologico della persona in difficoltà".

I sindacati: "Perenne sovraffollamento, qui polveriera"

Insorge la Fp Cgil, che interviene con una dura nota: "Purtroppo quanto sta accadendo all’interno dell’Istituto bolognese da diversi mesi e la triste notizia del suicidio non fanno altro che confermare quanto stiamo sostenendo da tempo, il carcere di Bologna è una vera e propria polveriera e la principale causa della situazione è il perenne sovraffollamento della struttura".

La FP CGIL chiede "interventi immediati ed urgenti da parte dell’Amministrazione centrale e periferica per mettere fine ai continui eventi critici che hanno contrassegnato in particolare i mesi estivi, che stanno ingenerando sempre di più il senso di impunità da parte della popolazione detenuta ed il senso di impotenza sempre più crescente nel personale".

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