Suicidio dopo lo sfratto, i funerali e l'interrogazione in consiglio: "Non possiamo aiutare tutti"
Il caso del 56enne suicida, approda in consiglio comunale. L'assessore Frascaroli: "Le risorse economiche non ci sono, non riusciamo a dare risposta a tutti"
Nel giorno dei funerali di Alessandro Comani, l'uomo che qualche giorno fa si è tolto la vita nel suo appartamento di via dei Mille poco prima di essere sfrattato, l'emergenza arriva in consiglio comunale: durante il consueto question time del venerdì infatti Daniele Carella, Pdl, ha interrogato la Giunta sulla gestione di un fenomeno molto preoccupante: "Ennesima tragedia personale sfociata purtroppo in atto suicida, domando che tipo di strumenti di ascolto e monitoraggio ha in essere su questo specifico tema e che tipi di intervento attua quando si 'incontrano' casi che lo richiedano". Inoltre, chiede se non si ritenga utile e necessario, potenziare e valorizzare strumenti di ascolto associativi già esistenti, tipo il "Telefono amico" e/o proporne di similari, sempre da affidare al volontariato".
NON CI SONO LE RISORSE ECONOMICHE. Risposta dell'assessore Frascaroli, letta in Aula dall'assessore Pillati: "Come sempre, quando siamo colpiti da queste tragedie nel nostro territorio dobbiamo sicuramente farci delle domande come Amministratori del bene comune. E lei sicuramente con le sue domande, ci costringe ad analizzare le situazioni più del solito. La tragedia che è sulla stampa di questi giorni e da cui è scaturita la sua domanda di attualità è il risultato di questo momento tragico di crisi che sta portando alla rovina molte famiglie. Chi aveva un autonomia economica precaria o comunque alla soglia della marginalità oggi si ritrova a diventare un caso sociale. Le risorse economiche a disposizione per poter dare un piccolo sollievo alle emergenze, anche seppur temporaneo, non ci sono. La gente chiama, chiede di poter aver un aiuto per pagare l'affitto, le bollette, ma noi come Amministrazione non riusciamo a dare risposta a tutti.
Dai QuartierI arrivano segnalazioni quotidiane di casi che, fino ad ieri erano considerate famiglie normali, e oggi si ritrovano ad essere morosi e con sul collo sfratti giudiziari per cui il Comune non ne è sicuramente la causa , ma di cui ci sentiamo accusare che potevamo aiutarli.
IL CASO COMANI. Il signor Alessandro non si è mai rivolto ai Servizi di quartiere probabilmente, da quello che ho letto dalla stampa, perché era un signore e quindi lo riteneva disonorevole per se stesso ma anche per i suoi famigliari. Dalla verifica fatta presso i Servizi di quartiere posso riportarle quando mi è stato riferito dalla responsabile, non era in carico al Servizio Sociale Territoriale del Q.re Porto e non si era mai rivolto al servizio. In data 17 aprile 2013 lo Sportello Sociale del Quartiere Porto ha ricevuto la telefonata dell'avvocato del proprietario dell'appartamento occupato dal signor Comani il quale ha chiesto se un'assistente sociale avrebbe potuto chiamare la moglie separata con la finalità di intercedere a suo favore in quanto avrebbe subito uno sfratto (nella telefonata non era stata riferita la data dell'esecuzione) ed essendo persona trapiantata di cuore si temeva per la sua incolumità.
Dopo un confronto con l'Assistente Sociale, avvenuto il giorno 18 aprile 13, l'operatrice di Sportello in data 22 aprile ha riferito alla segretaria dell'avvocato (non essendo stato possibile reperirlo direttamente pur avendo provato nella giornata di venerdì 19 aprile), che non essendo il caso in carico ai servizi e nemmeno conosciuto, era necessario parlare direttamente con l'interessato che avrebbe potuto rivolgersi al servizio dove sarebbe stato accolto per un approfondimento della situazione e, qualora non ci fossero state altre possibilità attivabili dalla famiglia o dalla rete di riferimento al momento dell'avvenuto sfratto, il Quartiere avrebbe potuto attivarsi per il reperimento di una soluzione alloggiativa temporanea (dormitorio) al fine di dare risposta al bisogno emergente per poi valutare se ci fossero altre soluzioni maggiormente idonee. Non risulta al Quartiere che l'avvocato avesse scritto al Servizio come invece indicato dall'articolo del Resto del Carlino.
Tornando alle sue domande, preciso che, al momento l'Amministrazione comunale ha come unico strumento di ascolto quello dello Sportello Sociale di Quartiere che però fa solo una verifica, il più tempestiva possibile, per il passaggio al Servizio Sociale che valuta la situazione e l'eventuale presa in carico. Dai Quartiere arrivano sempre più segnalazioni che ci mettono in allarme perché la situazione non affrontabile con i normali canali che sono attualmente in essere. Sicuramente l'Amministrazione dovrà raccogliere l'entità di tutti questi casi segnalati e non gestibili.
Posso dirle che stiamo pensando di affrontare il tema con criteri di emergenzialità rispetto alle normali modalità di gestione dei servizi sociali. Tale emergenza sicuramente dovrà vedere il coinvolgimento dell'associazionismo e del volontariato soprattutto per l'ascolto e il monitoraggio delle situazioni".