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Cronaca

Detenuto con TBC alla Dozza: 'Nessun dispositivo di protezione agli agenti penitenziari'

Il caso è finito oggi in consiglio comunale. Il sindacato Sinappe: 'Dopo circa una settimana, il personale non è stato ancora dotato di mascherine filtranti facciali, camici e guanti monouso'

Il caso del detenuto affetto da TBC al carcere della Dozza è finito oggi in consiglio comunale. L'assessore Giuliano Barigazzi ha risposto alle domande d'attualità dei consiglieri Mirka Cocconcelli (Lega Nord), Gian Marco De Biase (Insieme Bologna) e Massimo Bugani (Movimento 5 Stelle).

"Il paziente - precisa - è seguito regolarmente dall'infettivologo interno al carcere che ha valutato clinicamente il caso con le dovute attenzioni non rilevando rischi di trasmissione dell’infezione verso altre persone. Nonostante ciò, in via precauzionale, ha ritenuto di mantenere il paziente in infermeria in isolamento solo di natura precauzionale, in attesa della conclusione degli ulteriori accertamenti disposti". Quindi "il personale della Unità Operativa Medicina Penitenziaria, è da sempre molto attento e sensibile ai temi della prevenzione e tutela della comunità che, a vario titolo, gravita in ambito carcerario e che comprende oltre ai detenuti, anche il personale sanitario, i diversi operatori che prestano attività nella struttura ed ovviamente il personale della Polizia Penitenziaria".

Nel frattempo, la direttrice del carcere Claudia Clementi, il medico del lavoro competente e Ausl hanno ricevuto una missiva proprio da parte di Vitaliano Cinquegrana, segretario provinciale del sindacato degli agenti penitenziari Sinappe che denuncia come a distanza di circa una settimana, il personale in servizio presso tale unità detentiva "non sia stato ancora dotato di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) previsti dalla norma (mascherine filtranti facciali, camici monouso, guanti monouso in lattice, ecc.)".

Cinquegrana chiede inoltre di conoscere "tempi e modalità per la sottoposizione del personale di Polizia penitenziaria e dei detenuti alle previste procedure di screening sanitario". 

Barigazzi ha precisato oggi che "vengono seguite tutte le procedure atte a prevenire il rischio biologico. In particolare, per la tubercolosi ancora in fase di accertamento (ricerca di bacillo tubercolare), viene predisposto l’isolamento sanitario del detenuto che viene altresì dotato di mascherina da indossare obbligatoriamente in occasione di contatti con altre persone. Solamente nel caso in cui la prova tubercolinica risulta positiva è indicato l'utilizzo di mascherine con filtro da parte di chiunque venga a contatto con il paziente" e che "ogni operatore sanitario, anche solo nel dubbio che la persona detenuta possa avere una patologia infettiva la collochi in isolamento precauzionale, fino al termine degli approfondimenti clinici o alla guarigione". 

 

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