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Cronaca

L'universo svelato da un tele-grandangolo cosmico: nell'equipe il bolognese Andrea Cimatti

Un oggetto avveniristico con un "campo visivo" 200 volte più ampio del celebre telescopio Hubble, per spiare l'universo e spiegare espansione accelerata al centro del Nobel per la fisica

L'universo non avrà più segreti grazie all'avveniristico tele-grandangolo cosmico progettato da un equipe di studiosi italiani tra cui il bolognese Andrea Cimatti, di Unibo.

Semaforo verde per la nuova missione spaziale Euclid che vedrà impegnati 200 scienziati italiani con l’obiettivo di portare in orbita nel 2019 il primo “tele-grandangolo”: con un “campo visivo” 200 volte più ampio di quello del celebre telescopio Hubble, promette di svelare il lato oscuro dell’universo e di spiegarne l’espansione accelerata al centro del recentissimo premio Nobel per la fisica.

Il“sì” dell’Agenzia spaziale europea (Esa) è un successo per gli studiosi italiani che da anni lavorano al progetto.
Del nostro universo, spiega Andrea Cimatti dell’Università di Bologna, possiamo osservare direttamente solo il 4 percento sotto forma di pianeti, stelle e galassie. Il restante 96 viene chiamato “oscuro” e la sua natura resta ignota: per il 73 per cento è energia oscura (responsabile dell'espansione accelerata del cosmo) e per il 23materia oscura. “Fare luce sull’universo ‘oscuro’ rappresenta la più grande sfida della attuale cosmologia e fisica fondamentale”.
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Euclid affronterà tale sfida grazie alla ricostruzione di una mappa tridimensionale della distribuzione della materia e la sua evoluzione durante gli ultimi 10 miliardi di anni, tracciando così gli effetti osservabili che energia oscura, materia oscura e gravità hanno sulla geometria dell’universo e sulla storia cosmica della formazione delle sue strutture. Ricostruire questa mappa equivale in qualche modo a decodificare il “Dna dell'universo”, dice Cimatti. Un viaggio a ritroso nel tempo che ci consentirà anche di verificare la validità della legge di gravitazione in spazi e tempi cosmici molto remoti.

Questa mappa dell’universo sarà ottenuta grazie a due strumenti “grandangolari” che consentiranno di osservare simultaneamente nel visibile e nel vicino infrarosso vaste aree di cielo fino a formare gradualmente un “mosaico” di più di un terzo della intera volta celeste in circa cinque anni di osservazione e raccogliendo dati per centinaia di milioni di galassie vicine e lontane. Questo sarà possibile perché ognuno dei due strumenti consente di osservare in un colpo solo un’area di cielo maggiore della dimensione della Luna piena e circa 200 volte più grande dell’area di cielo che Hubble può puntare in una singola osservazione.

Secondo Roberto Scaramella dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) di Roma “la forza di Euclid è sia la complementarietà dei metodi di indagine, necessaria per verificare i risultati, sia il fatto che i dati raccolti saranno di enorme interesse per molti altri campi dell'astrofisica”.

Euclid è il risultato di un grande sforzo corale da parte di un consorzio che include più di 110 istituti e laboratori e più di 800scienziati in Europa. Il consorzio è anche responsabile dei centri di raccolta e analisi dei dati ottenuti con gli strumenti di Euclid. Le nazioni che partecipano e contribuiscono al consorzio Euclid sono Austria, Danimarca, Italia, Finlandia, Francia, Germania, Inghilterra, Norvegia, Olanda, Romania, Spagna e Svizzera, con il contributo di alcuni laboratori in Usa. Tale consorzio agisce in sinergia con Esa per lo sviluppo della missione in tutti i suoi aspetti scientifici e tecnologici. L’Italia è, insieme alla Francia, uno dei due partner maggiori, e la sua partecipazione è supportata principalmente dall’Agenzia spaziale italiana(Asi). In Euclid sono coinvolti circa duecento scienziati italiani, appartenenti all'Inaf (principalmente osservatori ed istituti Oar, Ifsi,Iasf-Bo, Oabo, Iasf-Mi, Oats) e a numerose università (principalmente Unibo, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Units, Sissa). Molti i ruolidi rilievo: Andrea Cimatti(Unibo) e Roberto Scaramella(Inaf-Oss. di Roma) sono nel comitato scientifico della missione e rappresentano l'Italia nel board del consorzio europeo (guidato da Y. Mellier,Iap, Francia) che fornirà gli strumenti e l'analisi dati. Nel consorzio con ruoli operativi vi sono: Fabio Pasian (Inaf-Oss. di Trieste), responsabile dell'intero Segmento di Terra; Roberto Scaramella, Mission survey scientist; Anna di Giorgio (Inaf-Ifsi) e Luca Valenziano (Inaf-Iasfbo) curano gli importanti contributi degli istituti e dell' industria nazionale rispettivamente agli strumenti ottico e infrarosso.

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