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Cronaca

"L'obolo" dei pusher all'Islam: contributo volontario o "pizzo"?

Spacciatori nord-africani fermati in città periodicamente verserebbero denaro a personaggi riconducibili al mondo islamico. La Procura vuole vederci chiaro, avviate indagini

Dopo l'espulsione del giovane tunisino da Bologna, trovato in possesso di mappe e documenti sospetti, la Procura indaga per verificare quanto affermano alcuni spacciatori nord-africani fermati in città e quanto riferito da fonti investigative: periodicamente verserebbero un "obolo" a personaggi riconducibili al mondo islamico. 

Potrebbe trattarsi di un contributo volontario, un "obolo", per contribuire alla costruzione di una moschea, di un atto di fede, come "purificazione per i peccati commessi", ma da via Garibaldi vogliono vederci chiaro, poichè potrebbe essere anche imposto, in altre parola una sorta un "pizzo". A coordinare l'indagine, Valter Giovannini, procuratore aggiunto e coordinatore del gruppo-antiterrorismo. 

Un quadro, quello del legame tra jihad e traffico di stupefacenti, emerso già qualche giorno fa, quando il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti aveva sottolineato come spesso terrorismo e mafie vadano a braccetto e messo in guardia sul rischio di radicalizzazione, soprattutto di soggetti minori, nelle carceri.  

Anche la Procura di Bologna è a stretto contatto con la polizia penitenziaria per intercettare "atteggiamenti dei detenuti, il cui significato può essere degno di attenzione", aveva detto Giovannini, poiché il rischio si manifesta quando "spacciatori o detenuti per reati comuni incrociano persone con forte personalità". Roberti aveva anche ricordato che "gli attentati di Madrid nel 2004 sono stati pagati così", ovvero con il traffico di droga gestito spesso da soggetti legati allo Stato Islamico.

Da quanto si apprende, gli inquirenti avrebbero "fonti precise" e testimoni attendibili sul versamento di quote da parte dei pusher, soprattutto di origine tunisina o marocchina, e i magistrati antiterrorismo hanno disposto che le forze dell'ordine impegnate nel controllo di soggetti provenienti dal nord-Africa procedano a verifiche meticolose e immediate degli smartphone il loro possesso, che vengono sequestrati e che, nella maggior parte dei casi, contengono foto e filmati riconducibili alla jihad. 

In particolare il tunisino espulso aveva 5 telefoni, 2 con scheda italiana e 3 privi di scheda. Da fonti investigative è emerso che diverse persone, domiciliate in città o in Emilia-Romagna, prima di recarsi in Spagna, farebbero spesso tappa a Parigi, dove consegnerebbero i telefoni cellulari: ora si indaga per risalire ai destinatari.  

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