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Sicurezza e G7: 'Il terrorismo basta pensarlo. Buono il modello di Taormina'

Manlio Caruso, presidente di una fondazione specializzata in cybersecurity e human intelligence: "Un nemico invisibile, non possiamo rimandare ancora l'educazione alla gestione del panico"

Si apre in un clima poco tranquillo la settimana che portaerà "G7 Ambiente" a Bologna, dopo il terribile attentato di Londra e gli oltre 1.000 feriti di Torino. Il tema della sicurezza e della prevenzione anti-terrorismo oggi è dunque ancor più in primo piano. 

Qualche giorno fa il prefetto di Bologna Matteo Piantedosi, riassumendo quanto emerso nel corso del vertice sulla sicurezza in vista del G7 dell'11 e 12 giugno, aveva dichiarato "non ci saranno zone rosse ma semplicemente luoghi in cui la prevenzione antiterrorismo sarà particolarmente attenta, vista la presenza di delegazioni straniere molto importanti".

Per approfondire la tematica abbiamo intervistato Manlio Caruso, presidente della fondazione Astrea, specializzata in cybersecurity e human intelligence: "Il tema è delicato e noi cerchiamo di diffondere la cultura della prevenzione. Purtroppo l'argomento è sempre attuale, specialmente dopo i recenti fatti di Londra e di Torino, quest'ultimo evento in particolare ci stimola a riflettere sul nemico invisibile che incombe e crea panico anche dove di attacco terroristico non si tratta". 

Caruso, Bologna arriva poco dopo Taormina: secondo lei quali sono i rischi e le differenze fra i due contesti?

Una delle minacce più temute sono le infiltrazione relative ai lupi solitari e poi, anche i terroristi veri e propri. Il contesto del G7, vista la tematica ambientale è particolarmente delicato perchè genera cortei e contestazioni con proteste che si muovono in città per opera degli antagonisti, magari in zone con poche vie di uscita. 

La ricetta utilizzata a Taormina è una buona ricetta, un modello di sicurezza che si è basato che proviene anche da Roma e che dovrebbe assicurare anche a Bologna la massima tranquillità. Ma parliamo comunque di un nemico invisibile: non si può prevedere tutto. Come ha ben sottolineato il ministro Minniti Taormina è stato un eccezionale coordinamento fra tutti i servizi di sicurezza dei vari Paesi coinvolti. 

Cosa pensa della definizione delle cosiddette "zone rosse"? Pare che a Bologna non ce ne saranno per il G7...

"Non bisogna suscitare allarmismo. Tutta una città è zona rossa in una situazione del genere. Potrebbero esserci più pericoli a Bologna rispetto a Taormina, ma l'attenzione è massima e certamente i servizi di intelligence avranno già predisposto strumenti per prevenire. 

Il terrorismo basta anche solo pensarlo. Pensiamo a quello che è successo a Torino: è bastata una ringhiera e credo francamente ci sia andata molto bene. Questo dimostra che il terrore è sempre più nella comunicazione, sempre più nel nostro pensiero, è un nemico invisibile. 

Purtroppo però ci sono stati anche attacchi veri, parliamo di London Bridge e Borought Market, molto simile a quello di Westminster...

Sempre molta cautela nel valutare gli attacchi. Teniamo conto dello spirito di emulazione di molti folli che causa ulteriori incidenti. 

E in Italia? La nostra intelligence come si sta comportando?

In Italia non ci sono stati attacchi grazie al cielo. Questo conferma che la nostra intelligence lavora bene, anche per la lunga esperienza derivata dalla storia vissuta: mi riferisco naturalmente al terrorismo delle Brigate Rosse, cha ha lasciato il segno. Nel nostro Paese di lavora più sulla human intelligence che sulla cyber security. Si tratta ovviamente di competenze che vanno continuamente aggiornate...A tal proposito penso alla richiesta avvenuta a Roma da parte di alcuni agenti della Squadra Volante al Ministero degli Interni per poter fare un corso base di arabo. I conti purtroppo si fanno anche con la mancanza di risorse. 

Guardando le immagini di panico di Torino, ci viene da pensare che forse ci manca un sistema di educazione per imparare a gestire eventi di presunto o effettivo pericolo legato al terrorismo...

Se ne parla sempre molto poco. Uno dei capi saldi della forma. Esiste per l'intelligence, il PNL, una programmazione neuro-linguistica che studia il linguaggio silenzioso e gli effetti e la gestione del panico. In Italia si forse spesso a rimandare a domani quello che si può fare oggi, pensando che qui non accadrà. Occorre parlarne di più, dalle famiglie alle scuole, magari in collaborazione con il cuore pulsante delle città, come le associazioni di volontariato. Sono cose importanti. Il pericolo c'è".  

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